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Rapporto 2022 sullo stato delle regioni e delle città nell’Ue
Settimana 10-16 ottobre. Il Comitato delle regioni ha pubblicato analisi e raccomandazioni per le politiche Ue: crisi energetica, cambiamenti climatici, transizione giusta, politiche di coesione, transizione digitale, salute.
In occasione dell’ultima sessione plenaria del Comitato delle regioni e della settimana europea delle regioni e delle città, è stato presentato, lo scorso 11 ottobre, il rapporto sullo stato delle regioni e delle città 2022.
Il Comitato delle regioni svolge nel documento un’analisi approfondita delle politiche europee in corso, osservando la prospettiva dei territori. Il Rapporto di quest’anno si contraddistingue nel considerare le attuali dinamiche indotte ancora dagli effetti della pandemia Covid-19, combinate con gli effetti dell’invasione russa in Ucraina e con la crisi energetica.
La nota introduttiva di Vasco Alves Cordeiro, Presidente del Comitato delle regioni, esplicitamente indica che il rapporto è una chiamata al risveglio. Le crisi a cui ci troviamo di fronte, ci mettono alla prova e invocano risposte epocali. Le nostre società richiedono cambiamenti profondi per conseguire le transizioni verde e digitale mantenendo nel contempo una forte coesione territoriale e la tenuta essenziale della nostra fabbrica sociale.
L’analisi si avvale anche dei risultati del Barometro regionale e locale 2022. Nel sondaggio svolto da Ipsos, consultando i rappresentanti politici locali e regionali dell'Ue, emerge che in larghissima maggioranza gl’intervistati sono d’accordo (89% Ue - 93% Italia) nel ritenere che le regioni e le città dovrebbero avere una maggiore influenza sul futuro dell'Unione europea, e che a tal fine andrebbe promosso un dibattito continuo sull’argomento (65% Ue - 63% Italia). I temi chiave sui quali regioni e città dovrebbero avere una maggiore influenza nell'elaborazione delle politiche dell’Ue sono relativi alla crisi climatica e all’ambiente (56% Ue - 57% Italia) e per un’economia più forte, giustizia sociale ed occupazione (55% Ue - 51% Italia). Sui temi dell’immigrazione emerge una richiesta di maggior impegno dell’Ue molto ampia da parte dell’Italia per il 40% degli intervistati, contro un 27% nella media Ue.
I dati riflettono tendenzialmente il sondaggio dell’Eurobarometro 2021 sui cambiamenti climatici, richiamato nel Rapporto, che registra un’altissima attenzione sul tema, dal momento che per il 93% delle persone intervistate il cambiamento climatico rappresenta un problema serio e per il 78% molto serio (con maggior sensibilità per gli italiani, che ritengono al 96% il cambiamento climatico un problema serio, di cui l’84% un problema molto serio).
Nella valutazione dello sviluppo delle politiche di ripresa dalla crisi pandemica, il Rapporto tratta in uno specifico focus l’integrazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) nei piani di ripresa e resilienza. Il Comitato riscontra di fatto una mancata opportunità per la sostenibilità e l’inclusione non aver utilizzato il quadro dell’Agenda 2030 come riferimento obbligatorio, specificando che non integrando gli SDGs nei Pnrr, gli stessi Pnrr rischiano di non essere sufficientemente inclusivi, e di ostacolare non solo l'attuazione dei Pnrr stessi, ma anche l’attuazione degli SDGs a livello locale e regionale.
Ricordando inoltre l’impegno assunto dalla Commissione europea d’integrare gli SDGs nel coordinamento macro-economico europeo rappresentato dal Semestre europeo e dunque nei Pnrr, si evidenzia che solo la Danimarca, Cipro e l’Estonia richiamano esplicitamente tutti i 17 SDGs nei loro piani, solamente alcuni il Belgio, la Croazia e la Polonia, nessuno gli altri.
Il Comitato evidenzia lo scarso coinvolgimento degli enti regionali e locali nella formazione dei Pnrr. La valutazione complessiva è che le consultazioni con gli stessi hanno avuto un riscontro positivo nelle scelte inferiore al 2%. La valutazione in prospettiva è che al 15% sussiste un rischio medio e al 6% alto che i target e i milestones dei Pnrr non saranno raggiunti. L’11% ritiene la sussistenza anche di un rischio di incremento dei divari territoriali con l’implementazione dei Pnrr.
Sul tema della crisi energetica, il Rapporto rileva come l’iniziativa di risposta lanciata dalla Commissione, RepowerEu, consideri centrale il ruolo che le autorità regionali e locali possono svolgere data la loro prossimità a cittadini e imprese nell’incoraggiarli ad adottare misure di risparmio energetico e ad investire nell’efficienza energetica. Evidenzia nel merito l’importanza di valorizzare le iniziative in corso a livello locale, quali il Patto dei Sindaci per il clima e l’energia e la missione 100 città climaticamente neutre e intelligenti al 2030, nonché nello stesso contesto la promozione delle comunità energetiche rinnovabili. Sul potenziale d’indipendenza energetica a livello locale, il Rapporto cita uno studio del 2019 pubblicato da ScienceDirect, in cui gli autori rilevano che solo il 5% del territorio dell’Ue, che contiene il 25% della popolazione europea, non ha il potenziale per essere indipendente dal punto di vista energetico. Attraverso la costruzione di nuovi parchi eolici e solari e di infrastrutture energetiche per immagazzinare e distribuire l'elettricità a livello locale può dunque essere soddisfatto il 75% del fabbisogno dell’Ue.
Sul tema specifico della povertà energetica, viene evidenziata la necessità di adottare una visione olistica del problema, dal livello europeo al livello locale, osservando che un quadro di sistema per affrontare la questione è ancora assente.
Sulla politica di coesione, definita come il collante che mantiene l’Ue insieme, viene fatta una valutazione sulla base dell’ottava relazione, trattata anche in uno specifico parere adottato il 12 ottobre nella stessa seduta plenaria del Comitato.
Il Comitato delle regioni fa proprio il principio non nuocere alla coesione enunciato dalla Commissaria europea alla Coesione e alle riforme Elisa Ferreira, indicando che questo principio deve essere applicato attraverso valutazioni sistematiche dell'impatto territoriale e un'applicazione più diffusa del principio di partenariato in altre politiche dell'Ue, finora in gran parte assente.
La valutazione generale è positiva, ma con le seguenti osservazioni particolarmente critiche: le disparità tra regioni rimangono alte e alcune stanno anche aumentando, in particolare nei dati sull’occupazione, nelle disparità di genere sull’occupazione che registrano valori doppi nelle regioni meno sviluppate, nelle disparità territoriali sulle capacità di innovazione. In particolare, sui livelli di educazione e sulle competenze, vengono evidenziate ampie disparità tra città e aree rurali. Il Rapporto evidenzia come i trasporti e le infrastrutture digitali non creino in automatico condizioni di crescita, se non accompagnate da altre misure.
Il Comitato delle regioni, dunque, indica necessario un sostegno all’espansione dello scopo del fondo per la giusta transizione nell’affrontare tutti i temi sociali correlati alle politiche di mitigazione e di adattamento ai cambiamenti climatici. Indica necessario creare nuove prospettive economiche per le regioni meno sviluppate e periferiche attraverso un cambio di paradigma nello sviluppo basato sull’innovazione, assicurando che ogni territorio possa beneficiare di un’economia a crescente intensità di conoscenza, rispondendo anche ai bisogni dei luoghi lasciati indietro. In proposito puntualizza che una transizione giusta ed equa, con il sostegno di tutte le politiche dell’Ue, sarà essenziale anche per non lasciare indietro i cittadini e le regioni, con il rischio che finiscano per rivoltarsi contro l'Ue.
Nel contesto, il Comitato evidenzia la necessità di rafforzare la governance multilivello, la cooperazione inter-regionale e i legami città-campagna.
Una parte specifica del Rapporto riguarda le regioni in transizione legate all’industria dell’automobile. Il Comitato evidenzia come questo settore sia profondamente intrecciato con le economie regionali, essendo composto da gruppi industriali internazionali come anche da molte Pmi innovative. Chiede dunque che il tema della transizione sia affrontato con dei piani regionali di transizione giusta basati su una mappatura e un’analisi granulare e un dialogo sociale e multilivello con tutti gli stakeholder pubblici e privati, lungo la catena del valore, escludendo che le sfide possano essere affrontate in una prospettiva solo nazionale o solo regionale.
Il tema della transizione digitale e del divario digitale viene affrontato nel Rapporto evidenziando in premessa come le disuguaglianze digitali siano intrinsecamente associate alle disuguaglianze sociali ed economiche, e come queste si alimentino tra loro, a vicenda. Il quadro di analisi è sviluppato secondo i quattro punti cardinali della bussola per il digitale al 2030: competenze, infrastrutture, sevizi pubblici, business. Nelle conclusioni all’analisi dei diversi divari digitali, il Comitato indica necessario attuare un dibattito pubblico su come colmare il divario digitale e di innovazione, tenendo conto negli obiettivi di coesione e nelle politiche dell’Ue, dei diritti digitali, in coerenza a quanto stabilito nei Trattati (si veda in proposito la Dichiarazione europea sui diritti e i principi del digitale).
Viene evidenziato anche come politica di coesione e trasformazione digitale vadano di pari passo, poiché raggiungere la coesione digitale significa superare i divari digitali e garantire il diritto di tutte e tutti a partecipare alle opportunità offerte dall'economia digitale.
Uno spazio del Rapporto è dedicato poi al ruolo delle regioni nel promuovere il nuovo sistema quadro dell’Ue per la salute, mettendo come primo argomento l’impatto del Covid-19 sulla salute mentale degli europei, ed evidenziando che comunque già prima della pandemia le condizioni di salute mentale costituivano l'onere sanitario in più rapida crescita del carico sanitario: i problemi di salute mentale a lungo termine rappresentano un terzo di tutte le disabilità, il 15% dei costi di degenza e un quarto dei costi dei farmaci. I dati riportano anche come la concentrazione dei servizi sanitari nella risposta all’emergenza Covid-19 abbia portato a trascurare altre situazioni sanitarie gravi quali il cancro.
Il Comitato chiede un Patto per la salute in grado di supportare le città e le regioni nella promozione, prevenzione, messa a disposizione di servizi per i cittadini, nella ricerca e nell’innovazione, che riduca le vulnerabilità preparandosi a rispondere alle sfide del futuro.
Il tema degli impatti locali dei cambiamenti climatici è estesamente trattato osservando le proiezioni future dei fenomeni della siccità, alluvioni, incendi, ondate di calore, innalzamento del livello del mare, eventi climatici estremi. Il Comitato ricorda il ruolo cruciale degli enti territoriali come evidenziato nella stessa nuova strategia d’adattamento europea, evidenziando come gli obiettivi di sostenibilità e resilienza climatica a livello dell’Ue possano essere raggiunti materialmente agendo a livello locale e regionale, con il supporto di un solido sistema di governance multilivello.
Un argomento affrontato nel Rapporto e in un parere adottato nella medesima sessione riguarda, inoltre, il ruolo delle autorità regionali e locali come attori chiave alla cooperazione internazionale per il clima sulla base di uno studio commissionato dal Comitato.
Il Comitato delle regioni invita a considerare l’attuale situazione di crisi geopolitica come un’opportunità per l’Ue e i suoi partner di costruire una nuova politica energetica globale, più socialmente giusta, pulita e verde, e che non lasci nessuno indietro. Si propone, infine, di assumere un ruolo attivo nel promuovere una diplomazia climatica sub-nazionale tra Paesi Ue e non Ue in vista della prossima Cop 27 sul clima, evidenziando il crescente riconoscimento del ruolo delle autorità locali e regionali come attori chiave nella risposta alle crisi climatico-ambientali, di stabilire e rafforzare le partnership e gli scambi di conoscenza e buone pratiche.
di Luigi Di Marco