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Human Rights Watch: sostenere le nuove leadership che contrastano gli autoritarismi
Il rapporto annuale 2023 fa appello alle democrazie invitandole a non inseguire traguardi politici a breve termine. Italia criticata “per le politiche migratorie e le restrizioni ai diritti riproduttivi”. 28/2/23
“L’ovvia conclusione da trarre dalla litania delle crisi dei diritti umani durante il 2022 è che il potere autoritario incontrollato lascia dietro di sé un mare di sofferenza”. Con queste parole Tirana Hassan, direttrice esecutiva ad interim di Human rights watch, apre l’editoriale del World Report 2023, giunto alla sua 33esima edizione, pubblicato dall’ong a gennaio scorso. “Ma il 2022 ha anche rivelato nel mondo un fondamentale cambiamento di potere, che apre la strada a tutti i governi interessati a contrastare gli abusi proteggendo e rafforzando il sistema globale dei diritti umani”, prosegue Hassan. Il documento fa il punto sul rispetto dei diritti in quasi 100 Paesi nel 2022 e delinea, afferma la direttrice di Hrw, un contesto dove i leader mondiali hanno “barattato le loro responsabilità in materia dei diritti umani” in cambio di traguardi politici a breve termine.
Il Rapporto si rivolge ai governi, esortandoli a rispettare e a far rispettare i diritti fondamentali, e rileva la presenza di “nuove coalizioni e nuove leadership” pronte a lavorare per piani d’azione rispettosi dei diritti. Per i governi esiste più spazio, e non meno, per garantire il godimento dei diritti umani nei territori da loro amministrati, sottolinea il documento. Viene citata come esempio “l’ondata verde” che ha portato all’acquisizione del diritto all’aborto in Colombia, Argentina e Messico, una “contro-narrativa” rispetto alla sentenza della Corte suprema degli Stati uniti che ha affossato “50 anni di diritti riproduttivi”. Ma viene anche riportata la richiesta inoltrata degli arcipelaghi-Stato del Pacifico, che hanno unito le loro forze per richiedere all’unisono ai Paesi più inquinanti di adottare politiche più ambiziose nel taglio alle emissioni di gas a effetto serra.
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Per quanto riguarda l’Italia, si sottolinea che il governo Meloni ha fatto emergere delle “serie preoccupazioni riguardo alle politiche migratorie e alla restrizione dei diritti riproduttivi”. Il documento ricorda che l’Italia continua a stringere accordi con la Libia per fermare la partenza di migranti e richiedenti asilo in fuga dalle torture, mentre ostacola le attività delle navi delle ong che salvano i naufraghi nel mar Mediterraneo. Inoltre, “il trattamento positivo fornito ai rifugiati ucraini in Italia contrasta con le politiche e le pratiche abusive che subiscono gli altri migranti in cerca di protezione e sicurezza”.
In merito alle disuguaglianze, il documento registra che la povertà si mantiene a “livelli record” e danneggia così i diritti delle persone. Hrw stima che all’incirca il 22% della popolazione che vive in Italia “rischia la l’insicurezza e la povertà alimentare”, mentre da giugno del 2021 a giugno del 2022 i prezzi dei generi alimentari sono aumentati dell’8,2%. Un peso che va a gravare su un contesto caratterizzato da “esclusione sociale e problemi nell’equa distribuzione delle risorse”.
Il report evidenzia che in Italia esistono molti ostacoli all’aborto a causa dell’elevato numero di medici che invocano l’obiezione di coscienza e alla mancanza di un efficace reindirizzamento, previsto dalla legge, verso operatori non-obiettori. A giugno scorso il ministero della Salute ha diffuso i dati, relativi al 2020, secondo cui il 64,6% dei ginecologi e il 44,6% degli anestesisti italiani rifiutano di eseguire aborti.
Un passaggio ritenuto importante, per il nesso tra ambiente e diritti umani, è la riforma costituzionale che ha introdotto la protezione della biodiversità e degli ecosistemi nella Carta, elevando questi principi a norme fondamentali. Il documento evidenzia che questa riforma è volta anche a “rendere le imprese più responsabili” rispetto ai danni alla salute e all’ambiente che possono derivare dalle loro attività.
di Milos Skakal