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In Italia, gli infermieri sono 5,49 per mille abitanti, contro un valore medio del 9,42 per mille di Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna. Inoltre, si registra un incremento delle patologie dell’area psichiatrica e psicologica, tra le criticità accentuate dalla pandemia in Italia, che è nell’ordine del 25-30%. 

 

Notizie

Il Senato chiede all’unanimità un Servizio sanitario più solidale ed equo

Per un sistema sostenibile non solo dal punto di vista economico, occorre ridefinire i nuovi livelli di assistenza rispetto al frequente ricorso al privato e lavorare sulla prevenzione, dice il documento conclusivo dell’indagine conoscitiva.

La commissione Igiene e sanità del Senato ha approvato il 10 gennaio all’unanimità il documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sulla “sostenibilità del Servizio sanitario nazionale con particolare riferimento alla garanzia dei principi di universalità, solidarietà ed equità”.

Il documento, presentato dai senatori Nerina Dirindin (PD) e Luigi D’Ambrosio Lettieri (PdL), antepone alle problematiche del finanziamento, certamente esistenti, quelle relative alla governance del sistema sanitario, evidenziando l’importanza di definire una strategia di governo in grado di orientare lo sviluppo delle varie forme di protezione verso una maggiore equità ed efficienza.

Il documento segnala che “la sostenibilità del sistema sanitario è prima di tutto un problema culturale e politico”, non solo economico. Pertanto, il primo punto da cui partire è la definizione dei principi che consentono di specificare i termini della sostenibilità di un sistema sanitario perché “il sistema è tanto sostenibile quanto noi vogliamo che lo sia”, come affermato da Roy Romanow nelle conclusioni della Commission on the Future of Health Care in Canada, dice il documento.

Per questo motivo, il documento sottolinea come l’agenda politica dei prossimi anni dovrà consolidare i risultati di eccellenza del Servizio sanitario nazionale (Ssn), riconosciuti a livello internazionale, in particolare rispetto all’equità e qualità dei servizi. Tra gli interventi ritenuti necessari si segnala il contrasto alle disuguaglianze regionali, intervenendo sulle conseguenze delle restrizioni (finanziarie, di personale, tecnologiche e strutturali) a cui è stato sottoposto il Ssn negli ultimi anni, soprattutto nelle regioni sottoposte a Piano di Rientro. Inoltre, si sottolinea come gli strumenti di governo della spesa sanitaria pubblica non potranno prescindere dagli effetti sulle diseguaglianze nella tutela della salute, in particolare dei più deboli. Fondamentale sarà anche ridefinire i nuovi Lea (livelli essenziali di assistenza) rispetto al problema delle liste di attesa e il ricorso sempre più frequente al privato, per consentire un accesso equo a tutti.

Il documento mette in rilievo non solo le criticità per la salute su cui lavorare, ma anche i punti di forza. Gli interventi realizzati negli ultimi anni nel Ssn grazie agli accordi Stato-Regioni, ad esempio, hanno portato all’implementazione di un sistema di governance che ha permesso di ridurre i disavanzi e contenere le spese. Inoltre, gli italiani godono di una aspettativa di vita e di livelli di salute elevati. L’invecchiamento della popolazione non va considerato solo come una minaccia per la sostenibilità del sistema ma anche come un’importante conquista sociale.

D’altra parte, per migliorare la sostenibilità del sistema è fondamentale intervenire su criticità quali i fattori di rischio (obesità infantile, fumo tra i giovani, sedentarietà) e sui tassi di copertura/adesione dei programmi di screening e vaccinali. Per affrontare i problemi derivanti dai molteplici vincoli imposti alla spesa e alla dotazione del personale occorre invece effettuare un’accurata revisione dei vincoli vigenti introducendo elementi di flessibilità.

Al centro del documento anche il tema della prevenzione. Sviluppare politiche per la prevenzione e la riduzione dei fattori di rischio sulla vita e sulla salute di un ambiente contaminato, insalubre e poco sicuro può ridurre in modo significativo i costi sociali ed economici. Inoltre, bisogna essere consapevoli che la prevenzione produce effetti positivi non solo nel medio-lungo periodo ma anche nel breve (come avviene per la maggior parte degli interventi sugli stili di vita e dei programmi di screening e vaccinali), soprattutto se non ci si limita a considerare la questione dei costi sanitari diretti e indiretti ma si prende in considerazione anche l’ambito sociale.

Infine, l’informatizzazione e le nuove tecnologie digitali possono contribuire a migliorare l’accessibilità al sistema, l’integrazione dei servizi per gli operatori e per il cittadino e la trasparenza delle informazioni.

di Flavia Belladonna

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venerdì 19 gennaio 2018

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