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Disorientati e spaventati: ecco gli adolescenti dell’era Covid-19
L’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza ha indagato gli effetti collaterali dell’attuale pandemia sui ragazzi e sulle ragazze, delineando un profilo generalizzato di forte disagio e disorientamento. 16/6/21
La pandemia da Covid-19 e le conseguenti misure di contenimento hanno avuto un impatto senza precedenti sugli equilibri di tutti i cittadini, colpendo non solo la salute fisica ma anche quella mentale e il benessere dell’intera società. La stessa Organizzazione mondiale della sanità ha definito uno specifico “trauma collettivo da Covid-19” che ha logorato la capacità di adattamento e di resilienza soprattutto delle famiglie più fragili. Gli effetti della pandemia hanno avuto e continuano ad avere su bambini e gli adolescenti, soprattutto i più vulnerabili, gravi ripercussioni non solo a livello fisico, ma anche a livello psicologico ed emotivo.
Il rapporto “Covid-19 e adolescenza. Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza” condotto dal gruppo di esperti istituito dalla ministra Elena Bonetti e coordinato dalla professoressa Chiara Saraceno, è stato pubblicato in maggio e descrive come gli adolescenti si siano improvvisamente ritrovati in condizioni di sviluppo anomale, in una fase del ciclo di vita molto delicata in cui l’esplorazione e la sperimentazione sociale e il confronto con il mondo esterno contribuiscono fortemente all’acquisizione di consapevolezze e alla costruzione della propria identità. Il rapido e repentino cambiamento delle abitudini ha provocato un generale disorientamento, privando e stravolgendo gli ordinari spazi educativi, ricreativi e sportivi, nonché i tempi che li scandivano.
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Il Rapporto riporta i dati e le evidenze contenuti in numerosi studi e osservatori condotti sia a livello nazionale che internazionale sugli effetti collaterali della pandemia di Covid-19 sui ragazzi e sulle ragazze, evidenziando un quadro di malessere generalizzato.
Paure e frustrazione nei giovani. L’emergenza sanitaria ha alimentato tra gli adolescenti sentimenti di paura e frustrazione, non solo legati alla malattia, ma anche alle conseguenze economiche e sociali per la propria famiglia. Costretti per ore davanti agli schermi, hanno drasticamente ridotto la propria attività fisica e le relazioni sociali, subito disturbi del sonno e dell’alimentazione. Il focus sull’Italia restituisce un quadro generale sostanzialmente identico: ansia, disagio, basso livello di ottimismo e di aspettative per il futuro.
La crescita del disagio tra prima e seconda ondata. Particolarmente interessante l’indagine di Telefono Azzurro e Doxa Kids: dalle rilevazioni della prima ondata, il 30% dei genitori ha riscontrato nei figli un uso eccessivo dei social network, nel 25% cambiamenti nell’alimentazione e nel ciclo sonno-veglia, nel 18% sono stati riportati isolamento e ritiro sociale (25% tra i preadolescenti). In corrispondenza della seconda ondata, i genitori denunciavano un crescente disinteresse per le attività quotidiane da parte dei propri figli, ad indicare il persistere o addirittura l’incremento della situazione di disagio nel tempo. L’Osservatorio epidemiologico del ministero della Salute ha stimato un aumento dei disturbi alimentari nei bambini e nei ragazzi di circa il 30%.
Save the Children indaga il rapporto adolescenti – scuola – famiglia. Dal rapporto “Riscriviamo il futuro” pubblicato da Save the Children si evincono invece le criticità rispetto al rischio di dispersione scolastica. Difficoltà delle connessioni e fatica a concentrarsi nel seguire la didattica dietro uno schermo hanno portato quattro studenti su dieci a dichiarare di avere avuto ripercussioni negative sulla capacità di studiare. Gli adolescenti si definiscono stanchi (31%), incerti (17%), preoccupati (17%), irritabili (16%), ansiosi (15%), disorientati (14%), nervosi (14%), apatici (13%), scoraggiati (13%). Sensazioni negative di cui parlano prevalentemente con la famiglia (59%) e gli amici (38%), ma che per più di uno su cinque rimangono un pesante fardello da tenersi dentro. Un “anno sprecato” per quasi un adolescente su due (46%), in cui quasi sei studenti su dieci sostengono di aver subito ripercussioni negative sulla propria capacità di socializzare.
Tecnologia troppo protagonista della vita degli adolescenti. La pandemia ha inevitabilmente portato ad un incremento del tempo trascorso davanti agli schermi. L’aumento dell’attività on line da parte di bambini e ragazzi li pone maggiormente a rischio di essere sfruttati e di divenire vittime di cyberbullismo, nonché ai rischi da sempre associati ad un uso prolungato dei dispositivi elettronici: alterazione del ritmo sonno-veglia, disturbi cardiovascolari, sintomi di ansia e depressione legati direttamente alle attività svolte su Internet e social media. Il 51% dei bambini e degli adolescenti italiani ha affermato di essere stato vittima di bullismo in almeno una situazione, e il 50% di loro sostiene che queste situazioni si sono presentate più frequentemente durante la pandemia rispetto al periodo precedente.
Interventi per ridurre gli effetti negativi della pandemia. Il Rapporto riassume una serie di azioni mirate a rimediare gradualmente ai danni provocati dalla pandemia. Partendo dall’assunto che la scuola non è solo pura didattica, ma svolge anche un importante ruolo educativo e sociale, è importante innanzitutto rinforzare questo potenziale stabilendo una maggiore collaborazione tra figure genitoriali ed educative.
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In questo contesto è fondamentale offrire aiuto e supporto alle famiglie per fornire loro gli strumenti per riconoscere possibili “campanelli d’allarme” rispetto all’insorgenza di sintomi di natura psicologica, e attuare interventi in un’ottica di prevenzione.
Utile sarebbe mettere in atto azioni educative-formative per sensibilizzare gli stessi adolescenti rispetto a queste tematiche e alle diverse possibilità, spesso sconosciute, con cui possono chiedere aiuto.
Infine, occorre sviluppare competenze e professionalità adeguate, potenziare la rete dei servizi e rafforzare le competenze degli operatori sanitari e sociali, implementare le reti territoriali e i legami sociali delle comunità.
di Monica Sozzi