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Pniec non è un “pezzo di carta”, ma orienterà gli investimenti dei prossimi anni
Conferenza stampa sulle proposte ASviS per l’aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima. Giovannini: “Serve un’accelerazione straordinaria, invece siamo in ritardo nella installazione delle rinnovabili”. 20/6/23
“Ci avviamo verso il disastro, con gli occhi ben aperti. È ora di svegliarsi e reagire. È ancora possibile limitare l’aumento delle temperature a 1,5°C a condizione di ridurre del 45% le emissioni di carbonio entro il 2030. Invece, le politiche attuali condurranno a un aumento di almeno 2,8°C entro la fine del secolo con conseguenze catastrofiche”.
È con il recente appello di António Guterres, segretario generale delle Nazioni unite, che Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), ha aperto la conferenza stampa online sul policy brief che avanza “Dieci raccomandazioni per la stesura del nuovo Piano nazionale integrato energia e clima” (Pniec), in vista del documento che il Governo dovrà presentare alla Commissione europea entro la fine di giugno, aggiornando il Pniec del 2019. Questo piano, da approvare in via definitiva entro un anno dopo un’ampia consultazione con la società civile, e di durata decennale, deve indicare target, governance, monitoraggio e forme di finanziamento con cui l’Italia intende affrontare la crisi climatica attraverso le politiche energetiche, per ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030. Un impegno imprescindibile per l’Italia che, come ha ricordato Giovannini, con oltre due gradi di anomalia termica e il record di eventi climatici estremi nel 2022, si sta riscaldando più rapidamente della media globale ed è in ritardo nel percorso della transizione ecologica. Ritardo che pesa anche sulla salute del Paese: secondo il policy brief l’inquinamento dell’aria, generato in gran parte dall’uso intensivo dei combustibili fossili, è causa di un numero elevatissimo di malattie e morti premature – 52.300 morti in Italia solo nel 2020.
Il documento è stato presentato dal direttore scientifico dell’ASviS insieme ai curatori della pubblicazione Antonio Federico, coordinatore del Gruppo di lavoro sui Goal 7-13 ("Energia pulita e accessibile" e "Lotta contro il cambiamento climatico") dell’ASviS e coordinatore del comitato tecnico scientifico della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e Andrea Poggio, componente del Gruppo di lavoro sul Goal 11 (“Città e comunità sostenibili”) e responsabile mobilità sostenibile di Legambiente. A moderare l’incontro il giornalista dell’Ansa Stefano Secondino.
“Con l’attuale andamento, la diffusione delle fonti di energia rinnovabile non consentirà di raggiungere l'obiettivo di tagliare le emissioni di CO2 del 55% entro il 2030, e rischiamo di arrivare alla neutralità climatica fra un secolo”, ha commentato Giovannini. Sempre in riferimento ai dati contenuti nel policy brief, il direttore scientifico ha inoltre ricordato che nel 2022 la produzione da rinnovabili in Italia è diminuita del 14,7% rispetto al 2021, anche per le conseguenze della siccità sulla produzione idroelettrica, e che sono stati installati impianti eolici e fotovoltaici per soli tre gigawatt (GW), a fronte degli 11 GW installati in Germania, nove in Spagna e cinque in Francia. “Ogni anno che perdiamo la curva di rincorsa è più ripida: per questo dobbiamo essere rapidi”.
Le possibilità di sviluppo di alcuni settori sono particolarmente promettenti: è previsto ad esempio un incremento delle auto elettriche nei prossimi anni, passando dalle 137mila del 2021 a un milione del 2025 a sei milioni del 2030. A livello occupazionale invece Elettricità futura ha stimato che la transizione energetica potrebbe comportare 540mila nuovi posti di lavoro al 2030 solo per l’energia elettrica, a patto però di installare almeno 10 GW di produzione elettrica da fonti rinnovabili all’anno, il triplo della quantità installata nel 2022. “La transizione energetica ed ecologica non è solo un complesso di buone intenzioni, ma vuol dire riprendersi il mercato ed essere competitivi”, ha commentato Toni Federico.
Le raccomandazioni dell’ASviS
La prima delle dieci raccomandazioni proposte dall’ASviS riguarda le tempistiche del Pniec, che per risultare efficaci e fornire una direzione strategica al settore privato devono essere definite e rese operative secondo il calendario stabiliti a livello europeo. Il nuovo Pniec deve inoltre essere coerente con il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc) e con la Strategia nazionale di sviluppo sostenibile (SNSvS), documenti che dovrebbero costituire la base per la stesura di una Legge sul clima, analogamente a quelle approvate da altri Paesi europei.
Obiettivo del Pniec deve essere, inoltre, definire in modo chiaro i ruoli e i compiti delle diverse istituzioni che fanno parte del processo decisionale, individuare gli ostacoli allo sviluppo delle rinnovabili e tracciare le vie per superare le attuali difficoltà, valorizzando la dimensione strategica delle comunità energetiche e dell’autoconsumo da fonti rinnovabili.
Il documento affronta anche la discussione che vede contrapposte le persone favorevoli a una diffusione degli impianti rinnovabili e quelle che si muovono a difesa della tutela del paesaggio. Secondo i dati di Italy for climate, “per sostituire tutti gli impianti fossili con pannelli fotovoltaici servirebbe solo lo 0,7% del territorio nazionale (200mila ettari), un decimo della superficie oggi edificata in Italia”. Inoltre, si legge sempre nel policy brief, il 27% del territorio nazionale è privo di conflitti paesaggistici o con altri usi – uno spazio 40 volte più ampio di quello necessario. Senza contare che il paesaggio, come ha ricordato il direttore scientifico dell’ASviS, viene (e verrà) comunque danneggiato dagli effetti del cambiamento climatico, come si è visto in Emilia-Romagna.
“Trovare un punto d’incontro tra l’installazione di impianti di energia rinnovabile e il paesaggio in nome di una visione coerente del futuro sostenibile del Paese è indispensabile, anche in linea con la modifica della Costituzione approvata lo scorso anno”, ha commentato Giovannini. “Il Pniec deve affrontare la questione in modo chiaro, così da consentire alla società civile e ai cittadini, in particolare ai giovani, di esprimere le proprie posizioni”. Sul tema ha aggiunto una chiosa anche Toni Federico: “Uno dei punti deboli dei nostri discorsi è la partecipazione, e quando parliamo di partecipazione parliamo di società civile e territori”.
Il Piano deve anche puntare sull’aumento dell’efficienza energetica e sullo stimolo di comportamenti individuali per consolidare le pratiche di risparmio energetico, potenziando le azioni che le imprese stanno compiendo per far fronte alla crisi energetica indotta dalla guerra in Ucraina. A questo proposito è importante affrontare “in modo esplicito” le questioni decisive per una “giusta transizione” – come la necessità di dotare l’Italia di una siderurgia basata su fonti rinnovabili e in grado di produrre acciaio green, oltre alla necessaria riconversione dell’industria automotive e del suo indotto.
Da in alto a sinistra, in senso orario: Andrea Poggio, responsabile mobilità sostenibile di Legambiente; Toni Federico, coordinatore del Gruppo di lavoro ASviS sui Goal 7-13; Enrico Giovannini, direttore scientifico dell'ASviS; Stefano Secondino, giornalista Ansa
Centrali sono poi l’investimento in una mobilità sostenibile e la costruzione di una strategia che punti alla riduzione del traffico e delle emissioni, al miglioramento dell’offerta di trasporto pubblico, all’elettrificazione del sistema dei trasporti, con la progressiva eliminazione dei motori a combustione interna. “I biocarburanti sono essenziali per il futuro della mobilità, soprattutto per i settori non elettrificabili a breve, come quello aereo o delle grandi navi”, ha commentato Andrea Poggio, in risposta alla domanda di un giornalista. “Il problema è che sono pochi: ecco perché non è presumibile mettere in competizione i biocarburanti con l’elettrificazione dei mezzi di trasporto. Il trasporto deve essere orientato verso l’elettrificazione, anche per motivi di efficienza. Il futuro sta lì: costruire una mobilità sostenibile mentre si attua una trasformazione dei motori”.
Secondo il policy brief dell’ASviS è infine indispensabile che il Pniec affronti le questioni legate all’innovazione tecnologica e all’investimento nelle nuove soluzioni prodotte nell’ambito della ricerca. “Serve un’accelerazione straordinaria”, ha commentato il direttore scientifico dell’ASviS, ma “bisogna chiarire come il nostro Paese intenda portare avanti questa transizione, e se la utilizzerà per aumentare l’occupazione e ridurre le disuguaglianze”.
“Si pensa che i Piani siano solo pezzi di carta, ma non è così: questo Piano orienterà gli investimenti dei prossimi dieci anni”, ha concluso Giovannini, che ha ripreso in chiusura le parole di Guterres. “Serve un’azione globale per arrivare a emissioni zero, che deve cominciare dal cuore inquinato della crisi climatica: l’industria dei combustibili fossili. Dobbiamo progressivamente lasciare il carbone, il petrolio e il gas sottoterra e promuovere investimenti massicci nelle energie rinnovabili”.
La conferenza stampa ha raggiunto oltre 7,2mila persone con oltre 1320 visualizzazioni della diretta sul sito asvis.it e sul canale YouTube dell’Alleanza. La diretta è stata diffusa anche sulle home page di Ansa, Rai News, Green&Blue e Radio Radicale.
di Flavio Natale