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Nuove regole per tutelare i lavoratori impiegati attraverso le piattaforme digitali
Settimana 6-12/12. Commissione Ue: tutela del lavoro attraverso le piattaforme, piano d’azione per l’economia sociale, educazione permanente. Cese: pareri sul pacchetto clima “pronti per il 55%” e finanza verde. 13/12/21
La Commissione ha adottato la scorsa settimana alcune iniziative già programmate nel piano d’azione del pilastro europeo dei diritti sociali approvato con il vertice sociale europeo di maggio 2021.
In particolare sono stati adottati l’iniziativa per migliorare le condizioni d’impiego dei lavoratori assunti attraverso le piattaforme, il piano d’azione per l’economia sociale e misure per favorire l’educazione permanente e l’occupabilità.
Tra le altre novità è stata adottata la proposta d’inclusione nella lista dei reati europei dell’incitazione all’odio e il crimine d’odio, oltre a un pacchetto d’iniziative per la cooperazione tra servizi di polizia europei.
Migliorare le condizioni di lavoro delle persone impiegate attraverso le piattaforme digitali
La Commissione riporta i numeri di un fenomeno non affatto trascurabile nell’Ue: oltre 28 milioni di lavoratori oggi sono impiegati attraverso le piattaforme digitali. E nel 2025 il numero è previsto in crescita a 43 milioni. Questi lavoratori sono normalmente considerati come lavoratori autonomi, mentre si stima che tra questi 5,5 milioni di lavoratori svolgono un lavoro come dipendenti di fatto.
Gli atti assunti dalla Commissione includono una Comunicazione quadro dell’iniziativa, una proposta di direttiva e una bozza di linee guida per gli Stati membri per correggere le possibili condizioni di disparità tra lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti. Per quest’ultima è stata avviata una consultazione pubblica aperta fino al 24.02.2022.
La proposta di direttiva mira a garantire che alle persone che vengono impiegate attraverso le piattaforme di lavoro digitali sia concesso lo status di occupazione legale che corrisponde alle loro modalità di lavoro effettive. Allo scopo, fornisce un elenco di criteri di controllo per determinare se la piattaforma sia effettivamente un "datore di lavoro”.
Ai lavoratori a cui viene riconosciuto il rapporto di dipendenza, significa il diritto a un salario minimo, alla contrattazione collettiva, al rispetto di un’orario di lavoro e alla tutela della salute e sicurezza sul lavoro, il diritto a ferie retribuite, alla disoccupazione e alle indennità di malattia, i contributi per la pensione.
La direttiva intende aumentare la trasparenza nell'uso degli algoritmi da parte delle piattaforme di lavoro digitali, assicurare che il monitoraggio delle attività rispetti i diritti dei lavoratori e dà il diritto di contestare le decisioni automatizzate. Questi nuovi diritti saranno comunque concessi sia ai lavoratori riconosciuti come dipendenti che agli effettivi lavoratori autonomi.
Sono previsti inoltri obblighi di trasparenza e tracciabilità a carico delle piattaforme, poiché nell’economia digitale è spesso difficoltoso conoscere da quale Stato membro opera la piattaforma e da chi viene svolto il lavoro.
Rafforzare l’economia sociale
Nell’Ue ci sono 2,8 milioni di organizzazioni che svolgono attività nell’economia sociale, impiegando 13,6 milioni di persone.
La Commissione riconosce il ruolo fondamentale che viene svolto da questo settore dell’economia nell’offrire servizi sociali, dalla cura alle persone al perseguimento di obiettivi ambientali.
Il Piano d’azione adottato dalla Commissione intende offrire un maggiore sostegno all'economia sociale, poiché oltre a creare occupazione, consente alle organizzazioni di aumentare il loro positivo impatto sociale in tutta l’Ue.
Il Piano riguarda tre aree d’azione, e specificamente:
- creare le condizioni giuste per far prosperare l'economia sociale, attraverso misure fiscali favorevoli, appalti pubblici e adeguati quadri per agevolare gli aiuti di Stato. La Commissione proporrà nel 2023 una raccomandazione per il Consiglio e linee guida per gli Stati membri;
- aprire opportunità per l'avvio e l'espansione delle organizzazioni dell'economia sociale, attraverso un supporto economico diretto tramite il quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e con il lancio nel 2023 di un portale informativo dedicato all’economia sociale;
- assicurare che l’economia sociale e il suo potenziale siano riconosciuti. La Commissione, in particolare, si propone di effettuare uno studio sui benefici dell’economia sociale, organizzare corsi formativi per dipendenti pubblici e promuovere l’economia sociale a livello locale e regionale e gli scambi di buone pratiche.
Promuovere e contabilizzare un’educazione permanente di qualità nell’Ue
L’obiettivo che intende perseguire la Commissione con questa nuova iniziativa è di contribuire al risultato fissato dal piano d’azione per il pilastro dei diritti sociali: il 60% degli adulti deve partecipare almeno a un corso di formazione ogni anno, al fine di contribuire all’occupabilità dei lavoratori, e rispondere alle sfide dell’innovazione e delle transizioni verde e digitale. L’ultimo dato stimato (al 2016) indica che solo il 37% degli adulti segue un corso di formazione ogni anno.
A tal fine la Commissione ha adottato:
- una proposta di raccomandazione del Consiglio per affrontare i principali ostacoli per le persone nell’intraprendere percorsi formativi: motivazione, tempo, finanziamenti. Tra le raccomandazioni indicate agli Stati membri sono inclusi anche congedi retribuiti per effettuare attività formative e misure per assicurare la qualità della formazione;
- una seconda proposta di raccomandazione del Consiglio per la definizione di micro-crediti per certificare i risultati dell’apprendimento, in maniera trasparente e garantendo un’adeguata qualità e fiducia nel sistema. Gli Stati membri sono a tal fine invitati a concordare una definizione comune, elementi descrittivi standard, principi chiave per la loro progettazione e rilascio.
L’iniziativa rientra inoltre nel quadro dell’agenda europea per la competenze e nello spazio europeo per l’educazione al 2025.
Il Comitato economico e sociale europeo esprime opinioni sul pacchetto pronti per 55%, finanza verde e green bond
L’8 e il 9 dicembre si è tenuta la sessione plenaria del Comitato economico e sociale europeo (Cese). Durante la sessione sono stati adottati diversi pareri relativi al nuovo pacchetto europeo clima-energia al 2030 noto come “pronti per il 55%”.
Il comunicato stampa ufficiale sintetizza la posizione del Cese che afferma la necessità di perseguire gli obiettivi simultanei di riduzione delle emissioni, miglioramento dell’efficienza energetica, contrasto alla povertà energetica.
La valutazione del Cese è positiva, ma vengono espresse comunque osservazioni critiche e raccomandazioni utili a un miglioramento degli strumenti adottati.
In merito alla revisione della direttiva sulle rinnovabili, il Cese esprime il proprio disappunto notando la mancanza di ambizione della Commissione quando si tratta di promuovere e sviluppare il prosumerismo individuale e comunitario, evidenziando l’incoerenza rispetto a quanto previsto nella Comunicazione sull'Unione dell’energia, che indica: “i cittadini, in particolare i giovani, devono essere al centro della politica energetica europea”.
Sulla revisione della direttiva relativa all’efficienza energetica, il Cese apprezza in particolare la maggiore attenzione rivolta all'informazione e alla responsabilizzazione dei consumatori, ponendo in evidenza il ruolo importante che assume la società civile nell'ambito delle campagne di informazione sui benefici apportati dall'efficienza energetica. Comprende lo scopo e i vantaggi del principio "l'efficienza energetica al primo posto”, indicando tuttavia che deve essere sempre verificata l’efficacia sotto il profilo dei costi, rispetto a una produzione energetica con fonti sicure e sostenibili. In generale il Cese ritiene fondamentale assicurare le sinergie tra le diverse misure del pacchetto “pronti per il 55%”.
Sono state adottate opinioni anche sulle iniziative relative ai trasporti, in particolare sulla revisione della direttiva sulle infrastrutture per i combustibili alternativi, per il trasporto via mare, e la revisione del sistema di scambio delle emissioni (Ets) per il trasporto aereo.
Il Cese apprezza in particolare l’iniziativa d’introdurre un fondo sociale per il clima per proteggere i più vulnerabili nel processo di transizione energetica, osservando comunque che le somme previste dal fondo non saranno sufficienti al perseguimento dello scopo; viene raccomandato dunque che lo stesso sia accompagnato da altre misure di supporto, invitando gli Stati membri a sfruttare efficacemente le sinergie del nuovo fondo sociale per il clima con altre risorse finanziarie disponibili.
Dall’esame della nuova strategia forestale dell’Ue al 2030, adottata nel medesimo pacchetto, il Cese esprime nel suo parere come aspetto critico che non viene data alcuna risposta alla questione di come remunerare i servizi ecosistemici non commerciali forniti dalle foreste, e quindi dai proprietari di foreste, e invita a trovare una soluzione convincente in merito. Valutando positivamente l’impostazione della strategia che abbraccia la multifunzionalità delle foreste, chiede sforzi per migliorare la coerenza delle misure previste, con riferimenti specifici tra obiettivi ambientali, bioeconomia, condizioni di mercato.
Alla strategia forestale è strettamente collegata la revisione del regolamento per l’inclusione delle misure di riduzione dei gas-serra dall’uso del suolo, cambio d’uso del suolo e silvicultura (acronimo inglese Lulucf). Nella sua opinione in merito, al fine di una applicazione efficace, il Cese indica che gli Stati membri dovrebbero progettare quadri legislativi in grado di incentivare agricoltori e gestori forestali a perseguire nuovi modelli di business sostenibili che promuovano la biodiversità, applichino regole di economia circolare e generino pratiche sostenibili nella produzione di biomassa.
Tra le altre opinioni adottate, emerge l’esame del rinnovo della strategia sulla finanza verde, in cui il Cese evidenzia come aspetto critico il rinvio ad atti delegati di aspetti importanti della strategia. Inoltre esprime l’opinione che la tassonomia europea delle attività sostenibili deve riflettere un livello d’ambizione più alto di quanto previsto dalla legislazione europea. Si evidenzia poi l’urgenza di una cooperazione con la società civile per lo sviluppo della strategia, e non solo con il settore privato, anche nell’approfondimento e sviluppo delle attività della piattaforma internazionale per la finanza sostenibile.
In un’altra opinione specifica sullo standard dei Green bond europei, valutandone positivamente le alte potenzialità per il conseguimento degli obiettivi dell’Ue, il Cese osserva comunque quale aspetto critico la difficoltà e l’onerosità nel rispettare gli standard della tassonomia dell’Ue per molti operatori, in particolare per le Pmi. Ciò potrebbe condurre a preferire obbligazioni verdi alternative e processi di certificazione meno onerosi. Il Cese raccomanda pertanto un approccio pragmatico in termini di requisiti di rendicontazione e supervisione.
Accoglie comunque con favore il requisito previsto dalla tassonomia Ue del non arrecare danni significativi ad altri fattori ambientali (il cosiddetto “do not significant harm” - acronimo Dnsh) e delle salvaguardie minime per i fattori sociali e la protezione dei diritti dei lavoratori.
di Luigi Di Marco