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ISTRUZIONE DI QUALITA'

Assicurare un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti

In Italia la dispersione scolastica passa dal 14,7% nel 2018 al 13,1% nel 2021, a fronte di una media Ue del 9,7%. Permangono divari di genere più forti che negli altri Paesi europei e allarmanti disparità sociali e territoriali con riferimento alla qualità degli apprendimenti.

Notizie

Serve più formazione nelle scuole per orientarsi in un mondo digitale

Un rapporto dell’Ocse rileva la necessità di intensificare gli sforzi per garantire che i giovani, anche quelli dei contesti più svantaggiati, possano navigare in modo sicuro e responsabile. Notevoli le differenze tra i Paesi. Da: futuranetwork.eu 12/05/21

Un rapporto dell’Ocse, dal titolo “21st Century Readers: Developing literacy skills in a digital world”, ha esplorato in che modo gli studenti e le studentesse di 15 anni stiano sviluppando capacità di lettura per navigare nell’era dell’informazione digitale. I risultati sono stati rilasciati il 4 maggio durante un evento ospitato dalla Commissione europea e rientrano nell’indagine internazionale Pisa 2018 condotta in 79 Paesi, quelli aderenti all’Ocse più altri 43 che hanno chiesto di partecipare all’indagine comparativa.

La buona notizia è che l'istruzione può fare la differenza per aiutare i giovani ad orientarsi nel mondo digitale. La ricerca mostra che i sistemi in cui vengono trasmesse le competenze digitali hanno una percentuale più alta di studenti in grado di distinguere correttamente i fatti dalle opinioni. Tuttavia, emerge che i Paesi devono raddoppiare i loro sforzi per combattere i divari digitali emergenti. Solo la metà (54%) degli studenti dei Paesi Ocse, infatti, riceve insegnamenti adeguati a riconoscere se le informazioni online siano distorte e meno, e uno su dieci riesce a distinguere con efficacia i fatti dalle opinioni.

Il Rapporto afferma che anche l'accesso degli studenti alle tecnologie digitali e la formazione su come usarle varia notevolmente a seconda dei Paesi e del contesto socioeconomico. Gli studenti provenienti da AustraliaCanadaDanimarca e Stati Uniti hanno quasi il doppio delle probabilità di ricevere una formazione su come rilevare informazioni distorte rispetto agli studenti di IsraeleLettoniaRepubblica SlovaccaSlovenia e Svizzera.


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La ricerca evidenzia anche un ulteriore divario digitale, poiché gli studenti provenienti da contesti svantaggiati sono in ritardo nelle capacità di alfabetizzazione. Con l'eccezione del Portogallo e dell'Ungheria, gli studenti che vivono in contesti meno avanzati hanno ridotte probabilità di ricevere una formazione su come convalidare efficacemente le informazioni. In BelgioDanimarcaGermaniaLussemburgo e Svezia questa differenza era superiore a 15 punti percentuali, il che dimostra un accesso particolarmente diseguale all'istruzione digitale.

“Il rapporto non potrebbe essere più tempestivo: in tempi in cui lo schermo del computer diventa una finestra sul mondo, è importante garantire che i giovani abbiano le capacità per navigare in modo sicuro e responsabile nel mare dell'informazione e della conoscenza”, ha dichiarato Mariya Gabriel, Commissario europeo per l'Innovazione, la ricerca, la cultura, l'istruzione e la gioventù. “Questo è anche uno degli obiettivi chiave del Piano d’azione per l’istruzione digitale 2021-2027: adattare l’istruzione e la formazione all’era digitale, e garantire che i giovani abbiano le capacità e le competenze necessarie per vivere e svilupparsi in questo contesto”.

La disinformazione non è esclusiva del digitale, rileva il documento, ma Internet ne diffonde e amplifica l’impatto. La lettura in un mondo digitale richiede una valutazione continua della qualità e della validità delle fonti, la capacità di orientarsi attraverso messaggi talvolta ambigui, distinguendo tra i fatti e le opinioni. La formazione diventa un’esigenza irrinunciabile, anche alla luce della crescita della penetrazione dei dispositivi digitali tra i giovani. Il consumo online totale dei quindicenni è passato da 21 ore settimanali in Pisa 2012 a 35 ore settimanali nella rilevazione del 2018, quasi l’equivalente di una settimana lavorativa media per adulti nei Paesi Ocse.

di Andrea De Tommasi

Consulta l’indagine

mercoledì 12 maggio 2021

Aderenti

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