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Danimarca, Svezia e Finlandia in testa verso il raggiungimento degli Obiettivi

Il Rapporto 2019 di Sdsn e Ieep fa il punto sull’impegno di tutti i Paesi dell’Ue nella realizzazione dell’Agenda 2030. L’Italia è al 18esimo posto, sotto la media europea. Le politiche di alcuni Stati si ripercuotono negativamente sugli altri. 31/12/19

“Nessun Paese europeo è sulla buona strada verso il raggiungimento dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite”. A fare luce sulle principali criticità che la nuova Commissione europea dovrà affrontare nei prossimi anni per cambiare la rotta e riuscire a raggiungere gli SDGs è il “2019 Europe sustainable development report” redatto dal Sustainable development solutions network (Sdsn)  e dall'Institute for European environmental policy (Ieep) e presentato il 20 novembre a Bruxelles. Il Rapporto integra il precedente “Sustainable development report 2019” elaborato da Sdsn e Bertelsmann Stifftung e presentato alla vigilia dell’High level political forum di luglio.

Nella sfida verso il 2030 Danimarca, Svezia e Finlandia sembrano essere le nazioni più vicine alla realizzazione dei 17 Obiettivi, mentre Bulgaria, Romania e Cipro si posizionano agli ultimi posti tra i 28 Paesi membri dell’Ue. Italia con un punteggio SDG Index di 65,3, ben al di sotto rispetto alla media europea di 70,1, assestandosi al 18esimo posto su 28. Complessivamente, il nostro Paese non ha raggiunto ancora nessuno dei 17 Goal (la Danimarca, il Paese più virtuoso, ne ha già realizzati sei), mentre siamo in gravissimo ritardo per quanto riguarda il Goal 8 (lavoro dignitoso e crescita economica), il Goal 12 (consumo e produzione responsabili), il Goal 13 (lotta contro il cambiamento climatico) e il Goal 14 (vita sott'acqua). Ad andare leggermente meglio è il trend: il nostro sistema sta affrontando con sempre maggiori risultati il Goal 3 (salute e benessere) e il Goal 6 (acqua pulita e servizi igienico-sanitari).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Rapporto però non si limita a una semplice valutazione, ma offre anche raccomandazioni su come l'Ue e gli Stati membri possano raggiungere i Goal dell’Agenda 2030, a partire da tre macro aree: priorità interne, diplomazia e cooperazione allo sviluppo, e contrasto agli “effetti spillover” a livello internazionale (cioè le ripercussioni negative delle azioni di un Paese sugli altri).

La buona notizia è che esistono già nell'Ue gli strumenti necessari per raggiungere questi ambiziosi obiettivi, come ricorda il Report. La nuova Commissione dovrà pertanto concentrarsi sull'allineamento degli strumenti e dei meccanismi esistenti (compresi bilancio, strategie di investimento, governance normativa, quadri di monitoraggio) con gli SDGs.

Il Rapporto ribadisce le priorità per l’Ue, in linea con quanto contenuto nel programma di Ursula von der Leyen: sono necessari: un Green deal europeo, un piano di investimenti per un’Europea sostenibile e maggiori sforzi nel campo dell’educazione e della ricerca e sviluppo. Il Green Deal europeo, pietra angolare per le future politiche europee e per l'attuazione degli SDGs, deve necessariamente includere una strategia per decarbonizzare completamente il sistema energetico entro il 2050; per rafforzare l'economia circolare migliorando la raccolta e riducendo la produzione di rifiuti; e per promuovere l'uso sostenibile del territorio. Inoltre, per garantire la coerenza delle politiche si propone di allineare il Multiannual financial framework (Mff) 2021-2027 e il sistema di monitoraggio delle politiche europee con gli SDGs, e di ridisegnare il Semestre europeo intorno all’Agenda 2030, come proposto anche dall’ASviS.

Gli SDGs dovranno essere al centro anche delle relazioni diplomatiche e di cooperazione allo sviluppo. L’Unione europea ha l’occasione di assumere la leadership per gli SDGs nelle convenzioni internazionali e nei forum bilaterali e multilaterali, nonché di avviare una partnership con la Cina sugli investimenti sostenibili.

Infine, tra i principali fattori che ostacolano la corsa verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile vi sono alcune politiche degli Stati membri caratterizzate da ampie ricadute negative che, a loro volta, limitano di fatto anche la capacità degli altri Paesi di realizzare gli SDGs. Si tratta per lo più di ripercussioni ambientali, economiche o legate alla sicurezza. Pertanto, nella nuova strategia europea sarà fondamentale individuare e risolvere gli “effetti spillover” nel raggiungimento degli SDGs.

 

Scarica il Rapporto
 

di William Valentini

 


 

martedì 31 dicembre 2019

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