Goal 4 "Istruzione di qualità"
Dispersione scolastica la più grave emergenza educativa del nostro Paese
Recuperare i ritardi degli apprendimenti, potenziare i servizi per l’infanzia, migliorare l’agibilità delle strutture tra le proposte del Rapporto annuale ASviS.
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L’Agenda 2030 assegna al Goal 4 “Istruzione di qualità” una posizione centrale, dati i suoi collegamenti, diretti o indiretti, con tutti gli altri Obiettivi di sostenibilità. Un buon livello di istruzione si associa infatti a un migliore accesso e mantenimento del benessere, oltre a una maggiore integrazione sociale.
Come sottolinea però il capitolo del Rapporto ASviS 2023 dedicato alla promozione di una cultura per lo sviluppo sostenibile, nonostante l’esplosione dell’offerta degli ultimi anni, sono aumentati i divari tra chi ha familiarità con la cultura (che ne ha mediamente sempre di più) e chi ne fa tranquillamente a meno. I dati italiani confermano, a tutti i livelli di istruzione, questo trend.
Il Rapporto ASviS evidenzia come il nostro Paese sia ancora lontano dai target europei per i servizi per la prima infanzia: i posti disponibili hanno servito il 28% dei bambini e delle bambine fino a tre anni compiuti, anche se gli investimenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) dovrebbero puntare all’obiettivo europeo del 33% entro il 2026. L’11,5% dei ragazzi e delle ragazze tra 18 e 24 anni è uscito, senza diploma, dal sistema di istruzione e formazione, a fronte di una media europea del 9,6%. Questo fenomeno coinvolge maggiormente i ragazzi (13,6%) rispetto alle ragazze (9,1%). Per la cittadinanza straniera sale in media a quota 36,5%. La percentuale di early leavers è comunque in diminuzione nel nostro Paese, ma rimangono profonde differenze a livello territoriale: le regioni del Mezzogiorno presentano un tasso di abbandono del 15,1%, rispetto all’8,2% del Centro e al 9,9% del Nord.
Accanto alla “dispersione esplicita”, però, bisogna tener conto di quella “implicita”, che corrisponde all’inadeguatezza del bagaglio di conoscenze posseduto dagli studenti al termine del ciclo di studi. Le rilevazioni internazionali dell’Ocse, relative ai quindicenni, mostrano un costante ritardo dell’Italia nelle competenze di comprensione del testo, matematiche e scientifiche rispetto agli altri Paesi avanzati. Un risultato confermato dalle “prove Invalsi”, che riguardano tutti gli studenti in seconda e quinta primaria, terza secondaria di primo grado, seconda e quarta secondaria di secondo grado. La situazione è andata aggravandosi anche per gli effetti della pandemia, con percentuali molto elevate di studenti che dopo 13 anni di studio non raggiungono un livello ritenuto accettabile. Questo fenomeno, che colpisce specialmente i soggetti svantaggiati, con abissali differenze territoriali, dice il Rapporto, costituisce oggi la più grave emergenza educativa nel nostro Paese.
Anche la promozione nel corso di tutta la vita di opportunità di apprendimento rappresenta un punto debole nel sistema italiano di formazione, sia per il suo carattere episodico che per la sua dubbia qualità: nel 2022 la formazione continua ha coinvolto il 9,6% della popolazione di riferimento e poco meno della metà delle persone di 16-74 anni ha competenze digitali almeno di base.
Positivi, invece, i significativi avanzamenti compiuti dall’Italia sul piano dell’educazione allo sviluppo sostenibile e alla cittadinanza globale, da sostenere e migliorare ulteriormente secondo le raccomandazioni dell’Ue e in particolare il quadro europeo delle competenze in materia di sostenibilità (GreenComp).
Secondo i risultati del sondaggio Ipsos nel Rapporto ASviS, l’offerta di un’istruzione di qualità, equa e inclusiva si colloca al decimo posto tra le priorità percepite dagli italiani sui 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile: soltanto il 15% degli intervistati la indica tra le più rilevanti. La valutazione attribuita all’attuale sistema scolastico supera di poco la sufficienza (6,3 su 10 nel 2023) e annovera tra le principali carenze programmi di studio obsoleti e troppo teorici (48%), scarsa motivazione dei docenti (45%), inadeguatezza delle strutture scolastiche (44%, con un picco del 52% nelle Isole), scarsa preparazione dei docenti (39%, tema particolarmente sentito dal ceto medio e popolare) e dotazioni tecnologiche inadeguate (38%).
L’indicatore composito elaborato dall’ASviS per analizzare l’andamento del Goal 4 sul territorio nazionale mostra un andamento positivo tra il 2010 e il 2019, grazie all’aumento della quota di laureati (+7,8 punti percentuali) e alla riduzione dell’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione (-5,0 punti percentuali), anche se dopo l’adozione dell’Agenda 2030, cioè dal 2015 in poi, non sono state registrate variazioni significative. Si segnala un peggioramento nel 2020, legato alla pandemia, dovuto a una netta riduzione delle competenze in matematica e in italiano, mentre nel biennio 2021-2022 l’indice riprende a crescere, tornando al livello del 2019, grazie all’aumento della quota di popolazione che beneficia di formazione continua (dal 7,1% nel 2020 al 9,6% nel 2022) e della netta riduzione dell’uscita precoce dal sistema educativo (dal 14,2% nel 2020 all’11,5% nel 2022).
Le distanze tra le regioni italiane aumentano tra il 2010 e il 2018, risultano stabili tra il 2019 e il 2021 mentre nel 2022 si osserva una leggera riduzione, dovuta al miglioramento delle ultime cinque regioni. Secondo l’analisi dei target quantitativi, due sono raggiungibili: l’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione (Target 4.1) e i posti disponibili negli asili nido (Target 4.2). Mentre per quanto riguarda le competenze numeriche e alfabetiche degli studenti, l’analisi mostra un andamento discordante.
Questi risultati non sono comunque sufficienti a indicare un progresso positivo per l’Italia, specialmente rispetto al panorama europeo. Nel confronto con gli altri Paesi Ue l’Italia si colloca in sestultima posizione: gravano su questo risultato le criticità per quanto riguarda la quota di diplomati (-16,4 punti percentuali) e quella dei laureati (-15,1 punti percentuali rispetto alla media europea), difatti l’obiettivo di raggiungere la quota del 50% dei laureati entro il 2030 (Target 4.3) non potrà essere raggiunto.
Tra il 2010 e il 2022 il Goal 4 migliora,
aumentano infatti i laureati e diminuiscono le persone
che escono precocemente dal sistema di istruzione,
ma crescono anche le disuguaglianze tra Regioni italiane.
Il 2020, causa pandemia, provoca un peggioramento delle
competenze, ma dal 2021 l'indice riprende a crescere.
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LE PROPOSTE
Ridurre la dispersione scolastica “esplicita” e “implicita",
focalizzando l’impegno nelle aree critiche, specialmente al Sud.
Recuperare i ritardi degli apprendimenti e migliorarne il livello,
concentrandosi su: formazione degli insegnanti, innovazione didattica e nuovi ambienti di istruzione. Fondamentale sviluppare le competenze dei docenti in ambito psicopedagogico e sui Bisogni educativi speciali (Bes).
Potenziare i servizi per l’infanzia,
garantendo sin dai primi anni di età l’accesso a un’istruzione di qualità e investendo in servizi adeguati. I fondi del Pnrr dedicati devono restare prioritari nell’agenda del Governo.
Promuovere una migliore prospettiva di carriera nell’insegnamento
per attrarre i migliori giovani laureati nella scuola pubblica esercitando un controllo critico sull’implementazione della riforma del 2022, focalizzata su formazione e reclutamento dei docenti delle scuole secondarie.
Migliorare l’agibilità delle strutture scolastiche
attraverso la costruzione, l’ammodernamento, la riqualificazione e la messa in sicurezza delle scuole, anche secondo principi di sostenibilità ambientale e di innovazione didattica.
Educare allo sviluppo sostenibile e alla cittadinanza globale
promuovendo approcci didattici innovativi e una formazione adeguata del corpo docente.