Cop 29
24 novembre, accordo al ribasso sulla finanza e stallo sull'uscita dalle fonti fossili
La Cop di Baku si è conclusa con un risultato condiviso ma poco incisivo, mentre il coinvolgimento dei ministri delle Finanza, dell'Industria e dei capi di Stato e di governo nei negoziati è stata marginale.
24 novembre 2024 – Baku. Si è conclusa nella notte, alle ore 02:40 di Baku, la Cop 29. L’accordo sul Nuovo obiettivo di finanza climatica è stato raggiunto con l'impegno a mobilitare almeno 300 miliardi di dollari l’anno entro il 2035 ai Paesi vulnerabili ed emergenti, nel contesto più generale di 1,3 mila miliardi provenienti sia da attori pubblici che privati. Nonostante condizioni geopolitiche avverse e l’inesperienza della presidenza azera, i Paesi hanno trovato un importante compromesso sulla finanza.
Luca Bergamaschi, direttore e co-fondatore di Ecco, il think tank italiano per il clima, ha detto:
“La Cop rimane il luogo principe per trovare soluzioni comuni per il clima. Questa è una buona notizia. Nonostante sia stato raggiunto il massimo compromesso sulla finanza, registriamo che i ministri dell’Ambiente stanno esaurendo il loro raggio d’azione. Senza il coinvolgimento dei ministri delle Finanze, dell’Industria e dei capi di Stato e di governo, l’azione per il clima rimarrà inadeguata. Serve una trasformazione profonda della finanza, di come produciamo e consumiamo e di come garantire che le categorie sociali più deboli non restino escluse dalla transizione e siano aiutate a difendersi dagli impatti devastanti del cambiamento climatico.”
Il testo approvato include - di positivo - anche lo sviluppo di una Roadmap di attività “da Baku a Belem” su come raggiungere 1,3 mila miliardi (paragrafo 27) e la presentazione di una valutazione dei progressi fatti verso questi obiettivi nel 2030 (paragrafo 36).
Eleonora Cogo, esperta senior, riforme della finanza internazionale di Ecco, il think tank italiano per il clima, ha detto:
“L'accordo raggiunto è solo il punto di partenza, da qui a Belem si avvia un percorso per garantire che si trovino le risorse necessarie per finanziare la transizione in tutti i Paesi, soprattutto quelli più vulnerabili. L'ingresso della Cina come nuovo contributore ai finanziamenti per il clima è un segnale importante che dimostra anche che è meglio scommettere sulla decarbonizzazione. Sfruttando a pieno il potenziale delle istituzioni finanziarie internazionali possiamo, non solo raggiungere, ma anche superare questo obiettivo. Le regole del gioco oggi scoraggiano gli investimenti verso i Paesi in via di sviluppo, è necessario cambiarle per garantire le risorse necessarie per un'azione climatica equa e incisiva, uno sforzo per il quale il Brasile ha già aperto la strada durante la sua presidenza del G20 e in cui continuerà ad avere un ruolo chiave nella Roadmap da Baku a Belem che sarà critica per identificare le azioni da adottare.”
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Niente passi avanti invece sul taglio delle emissioni e sull’uscita dalle fonti fossili.
Luca Bergamaschi, direttore e co-fondatore di Ecco, il think tank italiano per il clima, continua:
“L’influenza degli interessi legati all’economia dei combustibili fossili, attraverso i Paesi produttori come Arabia Saudita e Russia e le imprese fossili, che insieme predicano la neutralità tecnologica per mantenere lo status quo, hanno prevalso sia alla Cop 29 che al G20 di Rio, bloccando le azioni necessarie per la transizione verde. La spinta verso false soluzioni, che vediamo fortemente anche in Italia sul gas, biocombustibili e nucleare, blocca l’innovazione, mettendo a rischio la competitività industriale, e limita l’accesso sociale alla transizione, a favore di pochi ma forti interessi economici.”
I prossimi 12 mesi che porteranno alla Cop 30 di Belem in Brasile, a 10 anni dall’Accordo di Parigi, saranno decisivi per nuovi obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni e per la diplomazia internazionale, nel nuovo contesto geopolitico dopo le elezioni americane e la riconferma di Ursula von der Leyen e del Green deal europeo.
Luca Bergamaschi conclude:
“Gli occhi ora sono puntati su Europa e Cina, per capire se decideranno di lavorare insieme per fare da traino all’azione globale per il clima. Con l’uscita di scena degli Stati Uniti, questi due blocchi saranno responsabili di traghettare il mondo verso un percorso di trasformazione che mantenga viva la possibilità di non superare la soglia climatica di 1,5 gradi. L’unica strada è accelerare l’uscita da carbone, gas e petrolio attraverso l’elettrificazione e l’efficienza dell’economia, coniugate alla trasformazione del sistema finanziario domestico e internazionale”.
Fonte copertina: Cop 29