L’alluvione di Valencia e la siccità, le due facce del cambiamento climatico
Mentre gli eventi estremi colpiscono la Spagna e non solo, dall’altro 3,6 miliardi di persone in tutto il mondo non hanno accesso all'acqua per almeno un mese all'anno. Nel 2050 potrebbero essere 5 miliardi, secondo il Wmo. 20/11/24
L’alluvione in Spagna che ha duramento colpito la città di Valencia è solo l’ultimo, in ordine di tempo, di un fenomeno che colpisce sempre più spesso, sempre più forte e in maniera inaspettata. Spagna, Italia, Libia, Corno d’Africa, Mozambico, Cina, Filippine, sono solo alcuni dei Paesi colpiti dalle alluvioni. Ma le alluvioni sono solo una faccia della medaglia del cambiamento climatico. L’altra faccia è rappresentata dal fenomeno opposto: la siccità. Lo dichiara il rapporto “State of Global Water Resources 2023” pubblicato a ottobre dalla World meteorological organization (Wmo).
Gli effetti del cambiamento climatico, tra siccità ed eventi estremi
Il 2023, evidenzia il Rapporto, è stato l'anno più caldo mai registrato, con temperature così elevate e diffuse da scatenare lunghi periodi di siccità. Secondo uno studio del Lancet countdown on health and climate change, l'area della superficie terrestre colpita dalla siccità estrema è triplicata dagli anni '80. Nel 2023, il 48% della superficie terrestre è stata colpita da almeno un mese di siccità estrema e quasi un terzo della superficie mondiale ha sperimentato siccità estrema per tre mesi o più.
Di contro, l’alternarsi in maniera irregolare de El Niño e de La Niña causa forte instabilità ed eventi meteorologici estremi, con piogge abbondanti e, come dimostrano gli ultimi eventi, devastanti. L'Africa, sottolinea il documento, è stata la regione più colpita in termini di vittime umane. In Libia, due dighe sono crollate a causa di un grande diluvio nel settembre 2023, causando più di 11mila morti e colpendo il 22% della popolazione. Le inondazioni hanno anche colpito il corno dell'Africa, la Repubblica Democratica del Congo, il Ruanda, il Mozambico e il Malawi.
Lo Stato delle risorse idriche
Il Rapporto evidenzia una grave pressione sulle riserve idriche globali, con 3,6 miliardi di persone che attualmente affrontano carenze idriche. Un numero che dovrebbero superare i 5 miliardi entro il 2050. Nel 2023 la portata fluviale è stata più secca del normale e sempre nel 2023 anche gli afflussi di acqua nei bacini hanno registrato condizioni inferiori alla norma. Una situazione che comporta una riduzione della quantità di acqua disponibile per le comunità, l’agricoltura e gli ecosistemi, stressando ulteriormente le riserve idriche globali. Non va meglio ai ghiacciai, che tra settembre 2022 e agosto 2023 hanno registrato una perdita superiore a 600 miliardi di tonnellate di acqua. Il peggior risultato degli ultimi 50 anni.
Cosa serve per il futuro
“L’acqua è il canarino nella miniera di carbone del cambiamento climatico” ha dichiarato Celeste Saulo, segretaria generale della Wmo. “Riceviamo segnali di pericolo sotto forma di piogge sempre più estreme, inondazioni e siccità che hanno un impatto pesante su vite, ecosistemi ed economie. Lo scioglimento dei ghiacciai minaccia la sicurezza idrica a lungo termine per molti milioni di persone. E tuttavia non stiamo adottando le misure urgenti necessarie. Come risultato dell’aumento delle temperature, il ciclo idrologico ha accelerato. È anche diventato più irregolare e imprevedibile, e stiamo affrontando crescenti problemi di troppa o troppo poca acqua” ha sottolineato.
È necessario, conclude il Rapporto, incoraggiare i Paesi a comprendere meglio le dinamiche del ciclo idrico. Migliorare l'accessibilità e la disponibilità di dati osservativi (sia attraverso un migliore monitoraggio che una migliore condivisione dei dati), può aiutarci a conoscere questi fenomeni, con cui dobbiamo convivere, ed essere pronti ad intervenire con adeguate misure di prevenzione.
di Tommaso Tautonico
Fonte copertina: Ansa (2024)