Approfondimenti
Industria 5.0: una trasformazione sistemica per un’Europa sostenibile
di Luigi Di Marco, Segretariato ASviS
Uno studio di esperti indipendenti nominato dalla Commissione europea ha delineato una strategia per un’industria sostenibile, che in ottica di sistema rappresenta un’agenda politica trasformativa del nostro modello di sviluppo.
25 gennaio 2022
Il 13 gennaio 2022 è stato pubblicato uno studio dall’Esir (Gruppo di esperti sugli impatti economici e sociali della ricerca e dell’innovazione), incaricato dalla Commissione europea, sul tema “Industria 5.0”.
Il Gruppo di esperti è presieduto da Sandrine Dixson-Declève, co-presidente del Club di Roma, e si compone di14 esperti tra cui Enrico Giovannini.
Il nuovo studio, esteso nella forma di un sintetico documento (il terzo di una serie di analisi avviata nel maggio 2020), auspica che l’industria europea assuma un ruolo centrale per una trasformazione sistemica che sia finalizzata al benessere planetario.
Inoltre, spinge a un impegno più forte delle politiche europee nella trasformazione dell’attuale paradigma economico, e indica una serie di misure di sostegno correlate, quali un governo 5.0 che sia abilitativo del processo trasformativo di Industria 5.0.
Il presupposto è la presa di coscienza dell’emergenza e della dimensione delle sfide ambientali-climatiche e sociali, da affrontare ora e senza più rinvii: come trasformare velocemente la vita umana in maniera adeguata per consentire a 8 miliardi di persone di vivere in maniera sostenibile e pacifica entro i limiti planetari?
L’Esir evidenzia che la dimensione delle sfide supera i confini dell’Europa, ma che l'Ue può comunque assumere una leadership globale se rafforza la sua coesione interna e parla con un’unica voce.
É necessaria però una concreta visione oltre il Pil. La strategia industriale incentrata sugli elementi costitutivi dell'Industria 5.0, dunque resiliente, sostenibile, rigenerativa e circolare, deve superare modelli di sovrapproduzione e consumo a breve termine determinati dall'attuale paradigma di crescita.
Ciò dovrebbe avvenire già con le misure economiche di ripresa dalla crisi Covid-19, ma in proposito, l’Esir esprime un giudizio non positivo: una prima analisi critica dei Piani nazionali di resilienza e ripresa disponibili ha mostrato che gli Stati membri hanno dato priorità a misure volte a “proteggere” le attività economiche e sociali in corso – tutelando così gli interessi acquisiti – e mitigando così gli effetti a breve termine della pandemia, piuttosto che creare i presupposti per il cambiamento.
Così è anche valutata necessaria una visione molto più ambiziosa e sistemica rispetto a quella attualmente proposta dalla strategia industriale di recente aggiornata dell’Ue.
Il quadro di riferimento di Industria 4.0 è valutato non idoneo per raggiungere gli obiettivi dell'Europa al 2030 e inadeguato a rispondere all’attuale contesto di crisi climatica ed emergenza planetaria e alle profonde tensioni sociali, poiché viene valutato un paradigma essenzialmente tecnologico, incentrato sull'emergere di oggetti cyber-fisici […] strutturalmente allineato con l'ottimizzazione dei modelli di business e del pensiero economico che sono le cause profonde delle minacce che ora dobbiamo affrontare. Viene espresso il giudizio che l'attuale economia digitale è un modello in cui c’è un vincitore che prende tutto, crea il monopolio tecnologico generando così una gigantesca disuguaglianza di ricchezza. Per cui è necessario andare decisamente oltre i paradigmi dell'Industria 4.0 che incoraggiano l'attività economica estrattiva e di consumo abilitata al digitale, che non si traduce in nient'altro che un'accelerazione degli impatti climatici negativi e della perdita dell’ecosistema.
L’Esir indica per l’Industria 5.0 un ruolo sociale di altissimo valore, cioè l'industria deve diventare protagonista: motore di trasformazione sistemica e rigenerazione planetaria.
E propone in sintesi una strategia che preveda:
- la rigenerazione delle risorse come pilastro chiave della progettazione dell’intera catena di produzione e approvvigionamento;
- una dimensione sociale che abbraccia il benessere dei lavoratori, che sia inclusiva. L’adozione delle tecnologie non deve sostituire gli umani, ma deve essere complementare alle capacità umane laddove possibile;
- una dimensione ambientale obbligatoria che costruisca nuovi modi di creare prosperità nel rispetto dell’interdipendenza con i sistemi naturali.
Nella visione dell’Esir, il nuovo paradigma di industria 5.0 fornisce scopo rigenerativo e direzionalità alla trasformazione tecnologica della produzione industriale per la prosperità delle persone, del pianeta, piuttosto che semplicemente l'estrazione di valore a beneficio degli azionisti, incastrando dunque l'approccio dell'industria 4.0 in un contesto più ampio.
E precisa nel merito che Industria 5.0 significa prima di tutto un deciso allontanamento dai modelli di capitalismo neoliberista incentrato sulla produzione per il profitto e sul “primato dell'azionista”, verso una visione più equilibrata del valore nel tempo e una visione multivalente del capitale – umano e naturale oltre che finanziario.
L’Esir sottolinea la distinzione della posizione espressa dalla nozione sempre più diffusa di “capitalismo degli stakeholder", valutandola insufficiente per consentire una piena transizione verso l'Industria 5.0, poiché ritiene improbabile che ciò possa portare a un'adeguata considerazione della necessità di una profonda trasformazione sistemica. Il compito d’Industria 5.0 è orientato invece a un passaggio definibile come epocale per modellare e realizzare un mondo post-capitalista che garantisca adeguati circuiti di feedback tra la trasformazione industriale e una rivalutazione del capitale, compresi i flussi di capitale naturale e umano.
Per il concetto di economia circolare nel contesto di Industria 5.0, l’Esir propone una definizione evoluta e un compito specifico: l'economia circolare deve essere applicata come modello economico rigenerativo e quadro per lo sviluppo di soluzioni di sistema che proteggano e rigenerino la natura, oltre a fornire benefici a molte sfide globali.
Richiamando a riferimento le attuali crisi del gas e dei micro-chip, indica come pietra angolare della resilienza a lungo termine, l’investimento nella ridondanza dei collegamenti di fornitura che potrebbero sembrare non efficienti: dobbiamo allontanarci da un'unica focalizzazione sulle metriche di efficienza e abbracciare approcci più olistici, ridondanza e sovranità ove possibile, migliorando così gli ecosistemi locali per la produzione per il consumo locale.
Un sistema dunque decentralizzato per raggiungere resilienza e sostenibilità è indicato come paradigma di riferimento per le politiche agricole.
Il documento approfondisce la visione critica di un processo di trasformazione digitale senza direzione e controllo insistendo come la continua concentrazione del potere economico, l'accumulo di valore (e dati) nelle mani di poche aziende tecnologiche (non europee) e la trasformazione generale e la rapida crescita dei modelli di business online, hanno progressivamente portato a preoccupazioni senza precedenti in termini di sostenibilità economica, sociale e ambientale, sostenendo comunque che l'industria europea sarà digitalizzata o cesserà di esistere. La digitalizzazione dovrà però avere come scopo di contribuire a consentirci di vivere entro i limiti planetari.
Spiegando che l’Industria 5.0 ha bisogno del governo 5.0 per poter esistere, l’Esir dedica poi una parte fondamentale del documento al tema di una nuova governance pubblica all’altezza delle sfide.
Sottolinea come il processo decisionale e i processi del settore pubblico non sono sincronizzati con l'imperativo di velocità, incertezza e trasformazione attuali, e insistendo sulla natura sistemica della trasformazione necessaria per attuare il pieno potenziale di Industria 5.0, indica che le attuali compartimentazioni politiche e settoriali dovranno essere scomposte e dovrà essere rimossa la burocrazia che impedisce la trasformazione.
Per attuare il Governo 5.0, i processi politici, compreso il cambiamento normativo, devono concentrarsi maggiormente sull'interruzione delle dipendenze - in aree come comportamento, normative, strutture di incentivi e progettazione delle politiche - che ci bloccano nei vecchi modelli di consumo, produzione e organizzazione […] e devono affrontare e superare l'inerzia di modelli, politiche e processi che impediscono il cambiamento necessario e desiderabile.
Il cambiamento sistemico dell’Industria 5.0 richiede metriche rigenerative e quadri normativi per poter misurare ciò che conta, ponendo maggiore enfasi sull'economia materiale/reale rispetto alle metriche finanziarie e al profitto a breve termine. Riflette il pensiero economico contemporaneo, dunque, come il "ritorno sui beni materiali”, il "ritorno sull'energia investita", il "ritorno sui beni naturali" e la valorizzazione del capitale umano e naturale.
E così sintetizza la lezione appresa dal Covid-19: abbiamo bisogno di costruire imprese e industrie che continuino a funzionare di fronte a sfide impreviste e interruzioni sempre più gravi; un sistema industriale robusto, che rimane entro i confini planetari, non lascia indietro nessuno e, meglio, contribuisce attivamente al benessere e alla rigenerazione planetaria. In particolare, il nuovo sistema industriale dovrà riflettere il crescente cambiamento post-Covid nella coscienza umana che la sopravvivenza di fronte alla crisi e l'accesso a beni e servizi essenziali è più importante della proprietà della maggior parte dei beni materiali, che sono tutti inutili quando siamo confinati alla vita domestica e al lavoro virtuale.
Coerenza delle politiche, dialogo sociale, corporate governance 5.0, governance sociale 5.0, lavoro dignitoso come obiettivo dell’Industria 5.0, partnership pubblico-privato, ricerca e innovazione, educazione e ruolo delle università, dimensione territoriale, sono gli altri temi che affronta l’Esir in questo documento per delineare il quadro di una strategia per l’Industria, che in ottica di sistema definisce molto di più.
In pratica una nuova agenda politica, che stimola riflessioni critiche e costruttive su come l’Ue dovrebbe alzare i propri livelli d’ambizione per attuare un profondo processo di trasformazione, in risposta alle sfide del nostro tempo.
Nella sezione “approfondimenti” offriamo ai lettori analisi di esperti su argomenti specifici, spunti di riflessione, testimonianze, racconti di nuove iniziative inerenti agli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli articoli riflettono le opinioni degli autori e non impegnano l’Alleanza. Per proporre articoli scrivere a redazioneweb@asvis.it. I testi, tra le 4mila e le 10mila battute circa più grafici e tabelle (salvo eccezioni concordate preventivamente), devono essere inediti.