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Giornata vittime della strada: quattro interventi urgenti sulla riforma del Codice
Con oltre 3mila morti nel 2022, Italia lontana dagli impegni presi in sede Onu. L’appello della coalizione #Città30Subito! per politiche su moderazione velocità, disincentivazione auto e promozione mezzi alternativi e sostenibili. 18/11/23
In occasione della Giornata mondiale delle vittime della strada, la coalizione #Città30Subito! promossa da Legambiente, Federazione italiana ambiente e bicicletta (Fiab), ASviS, Kyoto Club, Salvaiciclisti, Fondazione Michele Scarponi, Amodo e Clean Cities Campaign, ha scelto di aderire alle iniziative della rete di attivisti “viva la strada”, organizzate il 19 novembre in numerose città italiane, e ha lanciato al Parlamento un appello chiedendo di intervenire urgentemente con la modifica della Riforma del Codice della strada.
“Italia lontana dagli Obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile dell’Onu tra cui quello di dimezzare le morti stradali rispetto al 2019 (pari a 3.173), contando nel 2022 3.159 morti e 223.475 feriti (dati Istat). E non va in questa direzione la riforma del Codice della strada”, si legge nel comunicato stampa rilasciato dalla coalizione, che richiama quattro priorità su cui intervenire subito:
1) prevedere città a 30 km/h e moderazione della velocità;
2) promuovere e non osteggiare la ciclabilità e la mobilità leggera;
3) ridare poteri ai comuni in materia di mobilità;
4) orientare la riforma alla misurazione della Vision Zero, non solo a un inasprimento di pene e regolamentazione eccessiva.
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Il quadro degli incidenti in Italia
La quasi totalità degli incidenti stradali è dovuta a comportamenti contrari al Codice della strada il cui esito letale è legato soprattutto alla velocità da parte di conducenti di mezzi motorizzati che provocano il 94% (Istat 2021) delle collisioni. Le vittime sono aumentate in tutti i segmenti di utenti della strada rispetto al 2021, fatta eccezione per i ciclisti (-7%), per i quali la mortalità continua a diminuire (-33% negli ultimi 10 anni, -50% negli ultimi 20), a fronte di un forte incremento della mobilità ciclistica a dimostrazione del principio safety in numbers, ovvero più ciclisti, più sicurezza per tutte e tutti.
Esempi virtuosi oltre confine
L’introduzione del limite di velocità urbano nelle metropoli europee ha contribuito a ridurre gli incidenti sulle strade. A Londra, dopo l’approvazione dei limiti di 20 km/h, le morti sulle strade si sono ridotte del 25%, mentre gli investimenti di pedoni si sono abbassati del 63%; a Bruxelles invece, dopo un anno dall’inaugurazione della “città 30 km/h”, avvenuta nel gennaio 2021, sono diminuiti del 28% gli incidenti e del 50% i morti e feriti gravi. Nella città di Edimburgo, l'attuazione del limite di velocità da 20 km/h a 30 km/h ha contribuito a tagliare del 40% il numero degli incidenti e del 33% il numero di feriti, aumentando anche il consenso delle persone da quando è stato introdotto il limite di velocità.
Le criticità del Ddl “Sicurezza stradale”
La Coalizione mette in luce le criticità della riforma del Codice della strada approvata lo scorso giugno in Consiglio dei ministri e ora al vaglio del Parlamento[i], sottolineando come non sia in grado di cambiare significativamente le statistiche attuali. L’ASviS, in audizione alla Camera presso la Commissione trasporti il 9 novembre, aveva condiviso le sue considerazioni sul Ddl Sicurezza stradale evidenziando che nonostante l’inasprimento delle pene per i comportamenti nocivi al volante (uso di alcool, droghe, cellulari ecc.), il Ddl non prevede alcun aumento dei controlli, anzi, il decreto sembra andare nella direzione di ridurre i controlli e le sanzioni per l’eccesso di velocità, che è una delle cause principali di incidenti. Ad esempio, i Comuni vedono compressa la propria autonomia nell’esercizio dei poteri di polizia stradale per l’accertamento delle violazioni mediante dispositivi di controllo elettronico. Inoltre, il Ddl sembra non valorizzare le connessioni tra sicurezza stradale e decarbonizzazione, introducendo anzi restrizioni e limitazioni introdotte per la cosiddetta micromobilità elettrica: obbligo di targa e assicurazione, rafforzato il divieto di uso in aree extraurbane, equiparazione a motocicli e ciclomotori, casco obbligatorio per tutti, il divieto di sosta, il sequestro, ecc. Questo, nonostante il fatto che i controlli siano bassi in tutta Italia e che le norme già esistenti spesso non siano rispettate. Per quanto riguarda le norme sulla ciclabilità, si osserva una potenziale riduzione della capacità tecnica e amministrativa dei Comuni in materia di progetti e appalti di infrastrutture ciclabili. Infine, il Ddl sembra ridurre l’autonomia dei Comuni nella istituzione e regolamentazione delle Ztl, strumento fondamentale per la sostenibilità nella mobilità urbana.
Le proposte della coalizione e dell’ASviS
“L’uso dell’automobile privata va disincentivato per rimettere al centro delle città e della viabilità le persone e non le automobili, al centro della mobilità gli utenti e non i mezzi di trasporto. Questo sarebbe un codice della strada innovativo e al passo con la vision zero e la sicurezza stradale, come dimostrano i dati di tutte le città europee che hanno adottato il modello “Città 30” che provano che è possibile dare spazio alla vita e alla sicurezza delle persone prima di tutto”, ha ribadito la coalizione #Città30Subito! “La sicurezza stradale, soprattutto nei centri urbani che sono teatro del 73% degli incidenti, deve essere attuata attraverso politiche di moderazione della velocità, di disincentivazione all’utilizzo degli autoveicoli (soprattutto privati) e di incentivazione all’utilizzo di mezzi alternativi ed ecosostenibili quali il trasporto pubblico urbano e la mobilità attiva, cioè quella in biciclette o a piedi. Questa la proposta di riforma del Codice che chiediamo a gran voce da mesi, che presentiamo nel documento di analisi (già discusso in audizione alla Camera) e che portiamo avanti facendoci promotori del disegno di legge “Norme per lo sviluppo delle Città 30 e l’aumento della sicurezza stradale nei centri abitati”.
Nell’audizione del 9 novembre, l’ASviS aveva avanzato specifiche proposte su sicurezza stradale e mobilità sostenibile, riportate di seguito, in linea con il Piano nazionale della sicurezza stradale 2030 adottato dal Mims nel 2022.
- Sviluppare politiche di educazione alla mobilità sostenibile da parte della scuola.
- Introdurre azioni di partenariato fra enti pubblici e associazioni che si occupano di mobilità sostenibile, con azioni organiche e continuative.
- Ripensare le infrastrutture urbane in un’ottica di mobilità sostenibile (nuova mobilità, mobilità condivisa).
- Promuovere le campagne sulla sicurezza stradale, la sensibilizzazione a comportamenti responsabili verso sé stessi e la comunità attraverso l’educazione civica nelle scuole, il coinvolgimento delle autoscuole per la promozione di comportamenti per la riduzione del rischio, l’introduzione nel test e nelle norme per il superamento dell’esame di guida di procedure per evitare i rischi, sviluppare progetti di formazione collegati con i percorsi di promozione di salute a scuola.
- Sviluppare le 15 minute walking cities.
- Sviluppare la mobilità urbana sostenibile (micromobilità, car sharing, trasporto pubblico locale ecc.).
- Responsabilizzare i municipi nelle Aree metropolitane della corretta semaforizzazione e segnaletica automobilistica e pedonale.
Leggi analisi e proposte ASviS in audizione alla Camera
Scarica il documento di analisi della Coalizione
Fonte copertina: nsdefender, da 123rf.com
[i] Schema di Disegno di legge recante interventi in materia di sicurezza stradale e delega per la revisione del Codice della strada di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n.285