Buone pratiche sul Goal 11
"Il sogno di una civiltà plurale", l’esperienza di giovani "giardinieri planetari" a Vibonati
Un cambio di paradigma sostenibile nato nel Parco nazionale del Cilento, dall’unione di professionalità diverse e giovanissimi.
di Elena Petruccelli, giornalista
6 maggio 2021
"Il sogno di una civiltà plurale", scritto da Amedeo Trezza, Pasquale Persico e Maria Cristina Treu è il racconto dell’incontro di una serie di professionalità che si potrebbero definire agli antipodi tra loro, ma che in comune condividono il sogno di "un’utopia sostenibile".
Un economista, un artista, un giovane ricercatore e una professoressa, che riescono a creare una rete finalizzata alla creazione di un nuovo modello di civiltà rurale, e alla base non può che esserci l’amore per il proprio territorio. Questa storia nasce in uno splendido borgo del Cilento, a Vibonati, dove montagna e mare convivono in piena sinergia. Sottotitolo dell’opera è "La quinta urbanità e la città Bastevole nella visione strategica della nuova politica europea", edito da Fondazione Morra, si descrive come sia possibile creare un nuovo concetto di città, uno spazio non più delimitato da confini spazio temporali, ma da valori condivisi e meccanismi di cooperazione. Amedeo Trezza e i suoi amici, decidono di cambiare vita, dalla città scelgono di dedicarsi alla vita di campagna. Rinuncia ad un posto fisso, e si dedica a fare rifiorire un vecchio casale a Vibonati, con l'obiettivo di riportare la "ruralità del Parco del Cilento al centro di un nuovo stile di vita". Modelli di filiera corta in antitesi con gli attuali modelli centralizzati e dunque verticali, di produzione e distribuzione delle energie. E’ quest’ultimo proprio uno dei punti chiave, su cui si sviluppa e nasce il progetto Casale il Sughero, la dimora dell’ospitalità rurale. Un fortino di sostenibilità, una home restaurant, un salotto culturale e un laboratorio di idee, così i giovanissimi "giardinieri planetari" riescono a realizzare "un sistema di micro-produzioni diffuse e la relativa distribuzione delle energie rinnovabili e filiera corta". Una sinergia tra ambiente e turismo sostenibile, facendo propria la filosofia dell’accoglienza, come scrive il professore Pasquale Persico: "Il turismo è soprattutto accoglienza di qualità, incontro, relazione per un convivio temporaneo fatto di scambio di idee, sorrisi, come esercizio di reciprocità".
Amedeo Trezza è un giovane ricercatore in teoria delle lingue e del linguaggio che nel 2011 ha fondato il progetto sperimentale ecosostenibile Casale il Sughero; Pasquale Persico è un economista, ordinario di economia politica; Maria Cristina Treu è professoressa ordinaria di urbanistica presso il Politecnico di Milano.
Le radici di questo incontro culturale risalgono al 1997, a Teggiano, con l’artista Ugo Marano, grazie al quale nasce l’associazione culturale "Casa di Pitagora", per la valorizzazione e la biodiversità, tratti distintivi del Parco nazionale del Cilento.
Il cambio di paradigma produttivo è "orientato al primato della garanzia dei beni essenziali alla popolazione", si affronta il tema centrale dell’autosostentamento critico diffuso su vasta scala che pone le basi per una progressiva e strategica sovranità alimentare che non va nella direzione della autarchia ma, proprio al contrario, è assolutamente orizzontale e degerarchizzata, aperta. Essa, in antitesi alla grande produzione agroindustriale e alla sua consequenziale grande distribuzione organizzata (verticale), si muove localmente – e allo stesso tempo globalmente – nei modi delle micro-filiere (il "chilometro parco" nel Cilento) e delle filiere corte (i confini delle eco-regioni). Con i ragazzi di Casale il Sughero si divulga a quanti giornalmente lo visitano, la valorizzare di antiche coltivazioni locali, come il rafano, si insegna a riscoprire tradizioni e metodi di cucina di una volta. Si è dato vita ad esperienze come una passeggiata a piedi tra i sentieri di montagna, accompagnati da un asino, come "docente di semiotica del paesaggio rurale". Il rispetto delle biodiversità, con attenzione alle energie sostenibili. Grazie all'aiuto di un'architetta, Amalia Bevilacqua, si è realizzato il primo impianto domestico di fitodepurazione del Cilento.
L'esperienza Casale il Sughero rappresenta un modello esportabile non solo alle diverse zone del Parco, ma replicabile anche ad aree vaste a bassa densità, ma un paradigma in cui, dopo la pandemia, iniziano a riconoscersi sempre più le neo comunità di solidarietà locali nate durante il lockdown, probabilmente questa sarà la nuova sfida. Tutti possiamo diventare giardinieri planetari, se faremo nostre quattro parole d’ordine: concordia, rispetto, reciprocità e plurale.