Buone pratiche sul Goal 11
Canapa sativa: una coltivazione antica per il riscatto della Terra dei Fuochi
La storia di un agricoltore di Caivano che ha portato una pianta simbolo del territorio ai mercati di tutta Europa.
di Elena Petruccelli, giornalista
8 giugno 2021
La canapa, una coltivazione antica per il mercato del futuro. Dalla filiera alimentare, si arriva al mondo della bioedilizia e del design. Siamo a Caivano, comune a nord di Napoli, qui incontriamo Francesco Mugione, agricoltore da quattro generazioni. Con la coltivazione di canapa sativa, che in realtà è nata proprio in questi territori della provincia di Napoli, si è realizzata una vera rivoluzione sostenibile per scardinare la definizione di Terra dei Fuochi. Una bellissima storia che inizia proprio nel periodo più buio dell’emergenza rifiuti, nel 2009. Le campagne a ridosso tra Caivano, Acerra ed Afragola si presentavano come ricettacolo di ogni tipo di scarto, da quelli tessili, a gommoni di auto, o materiale edilizio. Da qui nasce la battaglia di Francesco e i suoi collaboratori. In questo clima di degrado, dove tutto ormai sembrava essere abbandonato all’incuria, la terra continuava a dare i suoi frutti, la terra era capace di sopravvivere, era fertile. Gli agricoltori da sempre hanno svolto il ruolo di sentinelle del territorio, l’azienda e altri tenaci agricoltori della zona, avevano un ruolo fondamentale nella lotta ai crimini ambientali, rappresentando un fortino contro gli interminabili episodi di roghi notturni. Questo perché le terre dovevano essere continuamente perlustrate, arate e curate, da contrasto a quanti invece approfittando della solitudine dei luoghi di confine, agivano indisturbati dando fuoco ai rifiuti sversati illegalmente. Come nasce la scelta della canapa? In realtà non è una novità, perché già dal 1972 al 1998, il nonno di Francesco e il padre avevano coltivato canapa. Una pianta dalle proprietà incredibili, perché le sue forti e ramificate radici arieggiano il terreno, mentre le foglie larghe, una volta appassite e fermentate, lo rigenerano con la formazione di azoto. Questo consentiva una perfetta resa delle derrate, tra cui fagioli, mais, grano e patate, che rappresentavano il fabbisogno dell’epoca. Inoltre non era necessario inserire concimi organici, perché da sola la canapa riusciva a fertilizzare il terreno, e a quei tempi si stima che metà dei terreni del caivanese erano coltivati a canapa. Francesco da piccolo osservava il nonno e il padre lavorare la canapa. Il nonno raccoglieva nelle vasche di macerazione la canapa dei produttori di tutta la provincia, mentre il padre aveva una sua produzione. Fin da piccolo Francesco sognava di proseguire la tradizione della sua famiglia, che nel 1998 si interruppe, ricorda quelle giornate da bambino: “ Appena potevo andavo a giocare nelle vasche, è sempre stato un posto a me caro. Il giorno di San Giovanni iniziava la semina, oltre l’80% del territorio aderiva a questa tradizione, ed era una grande festa, un giorno da dedicare alla famiglia, con pic-nic tra i campi ’.
La canapa pone le sue radici nell’antichità, infatti sono stati ritrovati nella tomba del faraone Tutankhamon, e parliamo del 1300 a.C., resti della sua tunica che era in fibra di canapa. L’Amerigo Vespucci, la nave scuola varata a Castellammare di Stabia nel 1931, ancora oggi, dopo 90’anni, mantiene le sue origini, dagli intrecci di canapa sono formate le sue cime, mentre le sue 26 vele sono di tela olona di canapa.
Una pianta molto semplice da coltivare, dalla semina al raccolto trascorrono soli tre mesi, con forti capacità di adattamento, grazie alla sua natura fotolabile, crescendo più velocemente delle infestanti. La caratteristica che la rende speciale, ancora di più, nelle zone dove ci sono alti valori di inquinamento, è proprio la sua risposta agli agenti inquinanti. Rappresenta un diserbante naturale, poiché le sue radici caratteristiche per la presenza di peletti, riescono a scavare più in profondità la terra, facendosi largo per cercare gli elementi migliori, e allo stesso tempo metabolizzare alcuni metalli. Ancora più importanti sono i risultati per quanto riguarda invece l’atmosfera, un ettaro di canapa di media altezza riesce ad assorbire 6,5 tonnellate di CO2, mentre quelle a fusto alto, la carmagnola, che può arrivare fino a 6 metri, riescono ad assimilarne 12 tonnellate. E restituiscono ossigeno puro. Un alto rendimento anche per la produzione di cellulosa. Un ettaro di carmagnola produce in tre mesi la stessa quantità di cellulosa che un ettaro di pioppi produce in dieci anni. Cellulosa pura, che non avrà bisogno di agenti sbiancanti perché priva di legnina, la sostanza che nel tempo fa ingiallire i libri. Esempio per eccellenza è la Costituzione degli Stati Uniti d’America, scritta con pagine ricavate dalla canapa.
Il sogno di Francesco si è realizzato con la nascita nel 2015 della cooperativa Canapa Campana, insieme a 27 soci, che vanta 500 ettari distribuiti in tutte le cinque province campane e produce materia prima per il settore alimentare, per il design e la bioedilizia. Nelle zone alte si preferisce seminare la varietà a fusto medio per produrre semi di granella che non teme aree esposte al vento, che invece potrebbe danneggiare la carmagnola, che proprio per l’altezza del suo fusto viene piantata in pianura. Con la granella si produce olio, farina e derivati, mentre con la carmagnola si realizzano rotoballe da destinare all’industria. Da fibra tecnica e canapulo nasceranno per esempio pannelli, laterizi e mattoni per la bioedilizia. Questi materiali per l’edilizia del futuro, sono eco-sostenibili, sono ignifughi e non producono muffa, soprattutto mantengono stabili la temperatura interna delle case. Per esempio si potranno trovare pannelli divisori per insonorizzare le cabine aeree Il prodotto innovativo e allo stesso tempo antico, molto in crescita, viene esportato al nord Italia, ma in maggior parte sarà destinato all’Europa, in Svezia, dove viene utilizzata come ingrediente per formaggi e salami, mentre in Francia e Spagna diventa una componente fondamentale per l’ingegneria. Inoltre Canapa Campana è presente con uno store a Londra e un altro a Barcellona, dove si potrà acquistare pasta, dolci, olio e birra di canapa.
La farina di canapa è per sua natura senza glutine, mentre l’olio possiede tutti gli aminoacidi essenziali al corpo umano. Gli scarti della canapa vengono trasformati in mangime, ed è dimostrato con analisi condotto dai laboratori di Portici, che le galline aumenteranno la quantità di omega 3 nelle uova, mentre negli allevamenti di bufali, si riscontra un aumento dell’115 di grassi saturi nel latte, percentuale ideale per la produzione di mozzarella.
Dal comune di Caivano si è ridata vita ad una coltivazione antica, riuscendone a ricavarne materiali preziosissimi per l’edilizia del futuro, arrivando ai più grandi mercati europei. Adesso il nuovo progetto di Francesco, è quello di dedicare una giornata tra degustazioni e dimostrazioni dei produttori, avendo come location proprio un campo di canapa, spiega: ‘Entrare in un campo di canapa è un’esperienza unica’.