Cop 29
12 novembre, arrivano i leader
Il secondo giorno della conferenza sarà caratterizzato dalla presenza dei capi di Stato e di governo dei Paesi partecipanti, che si susseguiranno in assemblea plenaria per i loro discorsi.
Abbiamo un’agenda. Nella prima giornata della Cop 29 i delegati dei 198 Paesi hanno approvato l’agenda dei lavori, con qualche ritardo. Un fronte chiedeva maggior spazio per la mitigazione (leggi ridurre le emissioni e uscire dalle fossili), in una Cop incentrata sulla finanza. Da capire in queste ore se la presidenza deciderà di dare spazio a risultati e ambizione sui Piani nazionali di riduzione delle emissioni, gli Ndcs, attraverso, una cover decision, ovvero il testo ‘cappello’, più politico e tendenzialmente più mediatico della Cop. Oppure, focalizzare tutta l’attenzione sul risultato del Ncqg (ricordate, il nuovo obiettivo di finanza climatica).
Articolo 6, quello che regola i mercati della co2. Adottata una prima bozza di testo sull'articolo 6.4, che non vedeva progressi da anni. Cosa significa? In breve, si tratta del meccanismo per lo scambio di crediti tra i Paesi per la riduzione e la rimozione delle emissioni. Tema complesso, lo approfondiremo meglio nei prossimi giorni. Perché oggi gli occhi sono tutti puntati verso la sala plenaria.
Silenzio in sala, entrano i leader. Prende il via oggi la due giorni dedicata al segmento di alto livello, nel quale i capi di Stato e di governo si susseguono in plenaria per i loro discorsi. Obiettivo: nuovi impegni e dare mandato politico al negoziato. Ci sono assenti illustri ma concentriamoci su chi ci sarà: circa 90 leader attesi. La Cop resta il consesso diplomatico con la maggior partecipazione di leader, seconda solo all’Assemblea generale delle Nazioni unite. I leader africani e quelli di molti altri Paesi del Sud del mondo saranno presenti per chiedere, a gran voce, un solido accordo finanziario. Gli impatti stanno aumentando in tutti i Paesi del mondo, causando perdite per oltre 350 miliardi di dollari solo lo scorso anno, ma sono quelli più vulnerabili che pagheranno di più, con conseguenze per tutti.
La lista degli interventi di oggi è disponibile qui.
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Cosa dirà…
Antonio Guterres, Segretario generale delle Nazioni unite. Guterres ha coniato lo slogan “allarme rosso” per il clima nel 2021 e il suo intervento si prospetta con un approccio simile. Guterres esorterà i governi affinché mantengano l'impegno assunto alla Cop28 di triplicare l’installazione di rinnovabili e di abbandonare i combustibili fossili, di aumentare i finanziamenti e di presentare i loro piani per il clima (Ndc) entro l'inizio del 2025.
Keir Starmer, primo ministro del Regno unito. Potrebbe promettere un Ndc molto ambizioso per il Regno unito, ovvero un obiettivo di taglio delle emissioni fino all’81% entro il 2035, come raccomandato dal Consiglio scientifico per il clima (un’istituzione che manca in Italia, molto, e sarebbe chiave per la governance del clima, ne abbiamo parlato qui). Sarebbe un segnale forte, il primo di un Paese G7.
Charles Michel, presidente del Consiglio europeo – La commissione europea ha già proposto a inizio anno un obiettivo di riduzione delle emissioni di -90% al 2040 rispetto al 1990. La riconferma di Ursula von der Leyen e il rilancio del Green deal lasciano intravedere la possibilità di una riconferma di questa percentuale per l’Ndc europeo. Ma sarà appoggiato da tutti i Paesi europei, Italia inclusa, e arriverà prima della scadenza prevista dall’Accordo di Parigi per presentare il nuovo Ndc di febbraio 2025?
Pedro Sánchez Pérez-Castejón, presidente del Governo di Spagna. Le alluvioni di Valencia sono le ultime, in termini di tempo, prima della Cop29. La Spagna è un Paese al centro dell’hot-spot climatico del Mediterrano e la sua economia subisce da anni le conseguenze della siccità. Adattamento e perdite e danni saranno certamente al centro dell’intervento di Sánchez.
Ding Xuexiang, vice premier della Repubblica popolare cinese. La Cina sta guidando i mercati globali delle tecnologie verdi, soprattutto rinnovabili e mobilità elettrica. La grande domanda: che ambizione porterà nel suo Ndc, soprattutto rispetto al carbone? E sulla finanza?
Recep Tayyip Erdoğan, presidente della Turchia. La Turchia ha presentato ieri la sua Strategia di sviluppo a basse emissioni a lungo termine (Lt-leds) per il 2050. La strategia delinea un percorso per raggiungere il Net Zero entro il 2053, concentrandosi sull'accelerazione (quadruplicando) delle energie rinnovabili, sul miglioramento dell'efficienza energetica e sulla decarbonizzazione di settori chiave come i trasporti, l'industria e l'agricoltura. La strategia comprende anche piani a lungo termine per l'adattamento ai cambiamenti climatici e la resilienza. Decisamente un buon punto di partenza per l’intervento di Erdoğan.
Mia Amor Mottley, prima ministra delle Barbados. Da qualche anno Mottley è portavoce delle istanze dei Paesi più vulnerabili, riuniti nel V20 (il forum dei Paesi vulnerabili). In questo ruolo, ritiene fondamentale avviare la tanto attesa, quanto necessaria riforma dell’architettura finanziaria internazionale. Il suo intervento sarà un monito ad accelerare in questa direzione, anche in vista del Vertice G20 di Rio, luogo principe per avviare tale processo di riforma.
Gli Stati Uniti ci sono, per ora. Nella giornata di ieri, l’inviato speciale per il clima degli Stati uniti, John Podesta, ha tenuto una conferenza stampa nella quale ha affermato che “anche se sotto la guida di Donald Trump il governo federale degli Stati uniti ha messo in secondo piano le azioni legate al clima, gli sforzi per prevenire i cambiamenti climatici rimangono un impegno degli Stati uniti e continueranno con fiducia”. Podesta ha sottolineato l’importanza di rispettare la volontà del popolo, aggiungendo però che la lotta al cambiamento climatico è più grande di un'elezione in un singolo Paese. Podesta ha ricordato che le conseguenze del vivere in un pianeta in rapido riscaldamento non sono solo la distruzione delle barriere coralline e lo scioglimento delle calotte glaciali, ma il cambiamento climatico ha un impatto devastante sulla vita delle persone, ricordando gli uragani Helene e Milton che hanno colpito il sud-est degli Stati Uniti, causando centinaia di vittime e settimane di interruzioni dei servizi elettrici e idrici nelle comunità.
Usa, Cina e il metano. Il probabile ultimo impegno di Podesta potrebbe arrivare oggi. Usa e Cina ospiteranno un vertice sul metano, uno dei temi di maggior collaborazione tra Pechino e Washington negli ultimi anni. Il metano può essere collegato al 30% dell'aumento della temperatura globale dal 1850. Eliminare le emissioni di metano potrebbe essere uno dei modi più rapidi per mantenere l’obiettivo 1,5 °C. La Cina da sola rappresenta il 10% delle emissioni globali di metano, che provengono in gran parte dai settori del petrolio e del gas e dall'agricoltura. Di emissioni di metano e di iniziative per ridurle, ne parliamo qui.
TeraMed day. Rappresentanti dei governi di Giordania, Egitto, Azerbaigian, Turchia, Grecia, Spagna (confermati) parteciperanno oggi pomeriggio alle 16.30 (le 13.30 in Italia) a un evento al padiglione Global renewables hub dal titolo: “Mediterranean momentum: accelerating towards 1tw renewable energy by 2030”.
Dall’ambizione globale alla implementazione regionale. L’evento vuole portare all’attenzione dei governi l’iniziativa TeraMed, la prima operazione di implementazione a livello regionale dell’impegno di Dubai di triplicare le rinnovabili. L’iniziativa nasce da un gruppo – in crescita costante – di organizzazioni della società civile delle due sponde del Mediterraneo. A oggi ha ottenuto il sostegno di importanti attori internazionali, l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena), l’Unione per il Mediterraneo, l’organizzazione intergovernativa Rcreee della Lega araba su rinnovabili ed efficienza energetica, e le più grandi associazioni mondiali dell’industria rinnovabile, riunite nella Global renewables alliance. Tutte le informazioni le trovate nel sito TeraMed Initiative.
Lo scenario. 1 Terawatt di energia rinnovabile neI Mediterraneo entro il 2030. Obiettivo ambizioso ma a portata di mano. Il Mediterraneo può offrire non solo un modello di cooperazione vincente per l'installazione di rinnovabili, ma anche un modello di cooperazione innovativa e partitaria tra Nord e Sud globale. In questo studio, Ecco delinea le basi di un sistema energetico mediterraneo interconnesso e rinnovabile:
- Il potenziale di rinnovabili nel Mediterraneo arriva fino a 4,5 Tw.
- Investimenti potenziali ammontano a circa 120 miliardi di dollari all’anno e i posti di lavoro creati potrebbero ammontare a 3 milioni, solamente considerando le filiere di produzione industriale eolica e solare.
- Lo scenario apre opportunità per l'elettrificazione dell'industria, dei consumi, dei servizi e dei trasporti, e per avviare o espandere la produzione di tecnologie pulite e materiali a zero emissioni nette.
Supporto pubblico verso le energie rinnovabili: L’Italia, con Sace è in netto ritardo. La coalizione E3F (Export finance for future) ha pubblicato il rapporto annuale delle agenzie di credito all’esportazione, come Sace, a sostegno della transizione energetica, rispetto agli impegni presi alla Cop26 di porre fine al sostegno finanziario pubblico per investimenti internazionali in combustibili fossili. I dati del 2023 mostrano un deciso riorientamento del supporto pubblico verso le energie rinnovabili: solo il 13% delle nuove operazioni è legato ai combustibili fossili, rispetto al 69% del 2015. L’Italia, con Sace è in netto ritardo. Da sola rappresenta il 52% delle garanzie di E3F verso progetti nel settore fossile, confermandosi il maggiore emettitore di garanzie per combustibili fossili di tutta la coalizione. In termini assoluti, Sace ha garantito 584 milioni di euro per progetti in oil & gas, a fronte di soli 303 milioni per progetti climatici pari solo al 34% del totale.
Il mandato politico sancito dalla mozione recentemente approvata dal parlamento italiano impegna l’Italia a rispettare gli impegni presi alla Cop26 di Glasgow. In questo senso, l’Italia dovrebbe introdurre al più presto e senza esitazione chiare clausole di esclusione per il supporto a progetti legati a oil & gas nelle proprie politiche di investimento.
Ndcs corner. Ieri vi abbiamo parlato dell’Ndc presentato da Emirati arabi uniti e Brasile. Alcune organizzazioni della società civile brasiliana non vedono sufficiente ambizione nella strategia di riduzione delle emissioni del governo Lula. La loro reazione, qui.
Fonte copertina: Cop 29