Italia
L’ASviS elabora periodicamente indici sintetici che misurano il percorso dell’Italia e dei suoi territori verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs). I 17 indici compositi presentati si basano su indicatori elementari prodotti dal Sistema statistico nazionale e costruiti attraverso la metodologia Ampi, adottata anche dall’Istat. Si segnala che, in virtù delle revisioni fatte dall’Istat relative ad alcune indagini, e per calibrare l’analisi rispetto agli impegni quantitativi che l’Italia si è data, principalmente connessi al Pnrr, la lista degli indicatori elementari utilizzata per i compositi è stata aggiornata nel corso dell’ultimo anno.
A causa della mancanza di dati aggiornati al 2021, il Goal 11 (città e comunità sostenibili) e il Goal 12 (consumo e produzione responsabili), vengono pubblicati al 2020 mentre il Goal 14 (tutela degli ecosistemi marini) al 2019. Per il Goal 13 si è scelto di uniformare il composito proposto con quello utilizzato nell’analisi europea, che garantisce una maggiore omogeneità dell’informazione prodotta. Per le seguenti elaborazioni sono stati utilizzati dati aggiornati al 20 settembre 2022.
Tra il 2010 e il 2021 migliorano sette Goal: alimentazione e agricoltura sostenibile (Goal 2), salute (Goal 3), educazione (Goal 4), uguaglianza di genere (Goal 5), sistema energetico (Goal 7), innovazione (Goal 9), lotta al cambiamento climatico (Goal 13). Sono cinque i Goal dove la situazione peggiora: povertà (Goal 1), acqua (Goal 6), ecosistema terrestre (Goal 15), istituzioni solide (Goal 16) e cooperazione internazionale (Goal 17). Infine, per due Goal la situazione rimane sostanzialmente invariata: condizione economica e occupazionale (Goal 8) e disuguaglianze (Goal 10).
Facendo un confronto con il quadro pre-pandemico del 2019, nel 2021 l’Italia evidenzia miglioramenti solo per due Obiettivi (Goal 7 e 8), mentre per due (Goal 2 e 13) nel 2021 si conferma il livello del 2019. Per i restanti dieci Obiettivi (Goal 1, 3, 4, 5, 6, 9, 10, 15, 16 e 17), cioè la stragrande maggioranza dei 14 che è possibile analizzare, il livello registrato nel 2021 è ancora al di sotto di quello misurato nel 2019, a conferma che il Paese non ha ancora annullato gli effetti negativi della crisi pandemica.
Tra il 2010 e il 2016 il composito evidenzia un andamento negativo: peggiorano tutti gli indicatori elementari, in particolare la povertà assoluta passa da 4,2% nel 2010 a 7,9% nel 2016, mentre la bassa intensità lavorativa passa da 10,6% a 12,8%. Tra il 2016 e il 2019 si osserva una tendenza positiva, interrotta dal crollo registrato nel 2020. Il composito del Goal 1 evidenzia un peggioramento anche nel 2021, segno che gli effetti della crisi pandemica sulle fasce più deboli della società non sono ancora stati superati.
In particolare, tra il 2019 e il 2021 la povertà assoluta aumenta di 1,7 punti percentuali, arrivando a coinvolgere il 9,4% della popolazione (livello più alto registrato nell’arco di tutta la serie storica analizzata e più che raddoppiato rispetto al 2010). Nello stesso periodo, non si registrano miglioramenti significativi nella quota di famiglie che vivono in condizioni di povertà relativa, con la percentuale che passa dal 11,4% del 2019 al 11,1% del 2021.
L’indice evidenzia un andamento sostanzialmente stabile tra il 2010 e il 2021, causato principalmente dalla compensazione tra l’aumento della quota di superficie agricola utilizzata per le coltivazioni biologiche (quasi raddoppiata nell’ultimo decennio) e la riduzione del numero di persone che hanno un adeguato regime alimentare.
Nell’ultimo anno osservato il composito recupera la lieve flessione evidenziata tra il 2019 e il 2020. In particolare, si riduce il numero di persone obese o in sovrappeso (45,9% nel 2020, 44,4% nel 2021), aumentano gli investimenti relativi all’agricoltura (694,5 euro per ettaro nel 2020, 815,5 nel 2021), ma diminuiscono anche le persone che hanno un adeguato regime alimentare (18,7% nel 2020 rispetto al 17,6% del 2021).
L’indice misura, tra il 2010 e il 2019, un andamento complessivamente positivo grazie al miglioramento della maggior parte degli indicatori elementari analizzati. Nel 2020, a causa della pandemia, il composito registra un brusco peggioramento, in parte recuperato dal miglioramento registrato nel 2021. Nell’ultimo anno disponibile, infatti, rispetto al 2020, torna ad aumentare la speranza di vita (+0,3 anni) e il numero di medici, infermieri e ostetrici (+0,1 per mille abitanti), diminuiscono le persone che non praticano alcuna attività sportiva (-2,0 punti percentuali) e quelle che fanno abitualmente uso di alcol (-2,0 punti percentuali).
L’unico indicatore che evidenzia peggioramenti tra il 2020 e il 2021 è quello relativo alle persone che fanno uso di tabacco, che registra un aumento di 0,4 punti percentuali. Come detto, questi miglioramenti non riportano l’indice composito ai livelli pre-pandemia. Infatti, rispetto al 2019 la speranza di vita è ancora inferiore di 0,8 anni (82,4 anni nel 2021, 83,2 nel 2019), mentre le persone che dichiarano di fumare attualmente, pari a 18,7% nel 2019, nel 2021 sono il 19,5%.
L’indice evidenzia un andamento sostanzialmente positivo tra il 2010 e il 2019, principalmente grazie all’aumento della quota di persone laureate o diplomate, alla riduzione dell’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione e all’aumento della quota di alunni/e disabili nelle scuole medie. Nel 2020 si assiste a una flessione negativa del composito, causata dagli effetti della pandemia (-0,9 punti percentuali nella formazione continua e +0,9 punti per l’abbandono scolastico), non compensata dalla sostanziale stabilità osservata nel 2021.
Nell’ultimo anno analizzato, migliora la formazione continua (+2,7 punti percentuali rispetto al 2020) e si riduce l’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione (-1,5 punti percentuali), ma si riducono anche le persone che leggono libri e giornali (-1,6 punti percentuali) e, per la prima volta dal 2010, si assiste a una riduzione significativa della quota di laureati (-1,0 punti percentuali).
Tra il 2010 e il 2019 l’indice composito evidenzia un andamento positivo dovuto al miglioramento della maggior parte degli indicatori. In particolare, si registra un aumento delle donne presenti nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa (+31,6 punti percentuali tra il 2010 e il 2019), delle donne elette nei consigli regionali (+8,2 punti percentuali tra il 2012 e il 2019) e della speranza di vita delle donne (+1,1 anni tra il 2010 e il 2019).
Nel 2020, a causa della crisi pandemica, si assiste a un netto peggioramento, che solo in parte è recuperato dalla ripresa del 2021. La speranza di vita delle donne, crollata nel 2020, si attesta nel 2021 a un livello peggiore del 2019 (-0,7 anni), il rapporto tra i tassi di occupazione delle donne con figli e delle donne senza figli nel 2021 è inferiore al livello del 2019 (-2,4 punti percentuali) e il tasso di occupazione femminile nel 2021 è inferiore di 0,7 punti percentuali rispetto al livello osservato nel 2019.
Tra il 2010 e il 2017 il composito evidenzia un andamento negativo dovuto alla riduzione dell’efficienza idrica e al peggioramento dell’indice di sfruttamento idrico (-8.9 punti percentuali). Tra il 2018 e il 2021 si registra invece una sostanziale stabilità, dovuta alla compensazione tra il peggioramento dell’efficienza idrica (58,0% nel 2018), e il miglioramento sia delle famiglie che non si fidano di bere l’acqua potabile (-0,5 punti percentuali) sia delle famiglie che denunciano irregolarità nella distribuzione dell’acqua potabile (-1,0 punti percentuali nello stesso periodo).
Si sottolinea che il Goal 6 è uno di quelli che risente maggiormente della carenza di dati. In particolare, alcuni indicatori, cruciali per il monitoraggio della sostenibilità idrica, presentano criticità relative sia alla disponibilità territoriale del dato sia alla frequenza temporale degli aggiornamenti.
L’indice evidenzia un andamento positivo nell’arco di tempo considerato, determinato sia dall’aumento della quota di energia derivante da fonti rinnovabili sia dal miglioramento dell’efficienza energetica, misurata come rapporto tra il valore aggiunto e i consumi finali lordi di energia. Nel 2021, però, si registra un andamento sostanzialmente stabile che arresta il trend positivo connesso, per il 2020, agli effetti della pandemia.
Ciò è dovuto principalmente all’aumento dei consumi energetici, che si erano ridotti nel 2020 e che incidono negativamente sull’indicatore relativo al rapporto tra energia derivante da fonte rinnovabile e consumi finali lordi (quota che passa dal 18,2% del 2019 al 20,4% del 2020, per tornare al 19,0% nel 2021).
Il composito tra il 2010 e il 2014 evidenzia un forte peggioramento dovuto agli effetti della crisi economica, seguito da una lenta ripresa (tra il 2015 e il 2019), non sufficiente a riportare l’Italia ai livelli pre-crisi. Contrariamente, il brusco calo osservato nel 2020 viene compensato dalla ripresa economica del 2021. Nell’ultimo anno analizzato, infatti, il composito registra un livello di poco superiore al 2010.
Sempre rispetto al 2010, nel 2021 aumenta il reddito pro-capite e si riduce il tasso di infortuni sul lavoro, ma aumenta sia il part-time involontario (+3,7 punti percentuali) sia la quota di Neet (+1,3 punti percentuali). Il miglioramento dell’ultimo anno è dovuto principalmente all’incremento degli investimenti (+2,1 punti percentuali), del Pil procapite (+1.916 euro, pari a 28.381 euro nel 2021) e alla riduzione del part-time involontario (-0,5 punti percentuali, pari a 11,3% nel 2021).
L’indice evidenzia un andamento positivo tra il 2010 e il 2018, grazie all’aumento della quota di famiglie con connessione a banda larga (+30,3 punti percentuali) e del numero di imprese che hanno introdotto innovazioni di prodotto e/o processo (+21,9 punti percentuali). Tra il 2018 e il 2020 il composito mostra una sostanziale stabilità dovuta alla compensazione tra il miglioramento della connessione a banda larga (+4,1 punti percentuali nel biennio considerato) e la forte riduzione sia dell’uso dei mezzi pubblici di trasporto (-2,6 punti percentuali dal 2019 al 2020) sia delle imprese innovative (-4,7 punti percentuali dal 2018 al 2020).
Nel 2021 continua il trend negativo dell’uso del trasporto pubblico (-3,1 punti percentuali rispetto al 2020, attestandosi al 9,4% nel 2021). Inoltre diminuiscono, se pur di poco, sia la quota di prestiti sul Pil (pari a 0,51% nel 2021) sia il numero di occupati laureati in materie scientifico-tecnologiche (18,2% nel 2021). Tali variazioni negative portano il composito, nel 2021, al valore più basso misurato negli ultimi quattro anni.
L’indice composito evidenzia una tendenza negativa tra il 2010 e il 2015, compensata dal trend positivo dei successivi quattro anni, comunque sufficiente solo a riportarlo ai livelli osservati nel 2010. Nell’ultimo biennio, a causa della crisi pandemica, si ha una nuova inversione di tendenza, che porta il composito a un significativo peggioramento.
In particolare si registra una riduzione dei permessi di soggiorno di lungo periodo (-8,0 punti percentuali tra il 2019 e il 2021), un peggioramento dell’indice di disuguaglianza del reddito disponibile (+0,4 punti percentuali dal 2019 al 2021) e dell’occupazione giovanile (-0,1 punti percentuali), evidenziando come in questi ultimi due anni si siano ulteriormente ampliate le disuguaglianze presenti nel nostro Paese.
A causa della mancanza di dati, l’ultimo anno disponibile per il Goal 11 è il 2020. L’indice evidenzia, nell’arco di tutta la serie storica, un andamento altalenante. In particolare, ciò è dovuto alla compensazione di andamenti opposti misurati per alcuni indicatori analizzati: diminuisce la popolazione che manifesta difficoltà di accesso ai servizi essenziali (7,2% nel 2010 e 5,5% nel 2020), diminuisce il numero massimo di superamenti del PM10 (55 giorni nel 2010, 41 nel 2020), mentre aumenta l’abusivismo edilizio (12,2% nel 2010, 17,1% nel 2020), si riducono i posti-chilometri offerti dal trasporto pubblico locale (4.918 posti-chilometri per abitante nel 2010, 3.622 nel 2020) e aumentano le persone che si spostano con mezzi privati (74,2% nel 2010, 75,0% nel 2020).
Nel 2020 il composito mostra un significativo peggioramento, causato dalla diminuzione di offerta del trasporto pubblico (-21,7% dal 2019 al 2020) e dall’aumento dell’uso di mezzi privati (+0,8 punti percentuali dal 2019 al 2020), entrambi fenomeni indotti dalle misure restrittive implementate nel 2020 per fare fronte alla crisi pandemica.
A causa dell’indisponibilità di dati per l’anno 2021, l’indice composito del Goal 12 è calcolato fino al 2020. Si evidenzia un andamento positivo lungo tutta la serie storica analizzata, in particolare, tra il 2010 e il 2020, la quota di rifiuti urbani differenziati aumenta di circa 28 punti percentuali, passando da 35,3 nel 2010 a 63,0 nel 2020. Nello stesso periodo quasi raddoppia la circolarità della materia, passando da 11,5% a 21,6%, mentre il tasso di riciclaggio passa dal 31,0% al 51,4%.
Nel primo anno di pandemia l’indice misura un forte miglioramento, dovuto sia alla riduzione dei consumi sia al miglioramento dell’efficienza nell’uso delle risorse. Inoltre, tra il 2019 e il 2020 i rifiuti prodotti pro-capite passano da 503,4 a 488,5 kg/per abitante, e il tasso di circolarità della materia aumenta di 2,8 punti percentuali.
L’indice evidenzia una riduzione delle emissioni di gas serra tra il 2010 e il 2014, dovuta principalmente agli effetti della crisi economica, e una sostanziale stabilità tra il 2014 e il 2019, con un livello di emissioni pari a 7,3 tonnellate di petrolio equivalente pro-capite nel 2019. Nel biennio 2020-2021, invece, si registra un miglioramento (nel 2020) compensato da un equivalente peggioramento nel 2021; fluttuazione in larga parte determinata dagli effetti del lockdown del 2020.
Nel 2021 la situazione torna ai livelli del 2019: si vedano a questo proposito le emissioni pro-capite di gas serra, che risultano pari a 7,2 tonnellate di petrolio equivalente, rispetto alle 7,3 del 2019.
A causa della grave carenza di dati, non è stato possibile aggiornare il composito del Goal 14 al 2020. Tra il 2010 e il 2014 l’indice evidenzia una sostanziale stabilità cui segue, nel 2015, un miglioramento dovuto alla riduzione della quota di stock ittici in sovrasfruttamento. Dal 2015 al 2018 si evidenzia un trend negativo dovuto sia all’aumento dell’attività di pesca (+27%) sia all’aumento dello sfruttamento degli stock ittici (+9,0 punti percentuali). Nel 2019, nonostante una lieve riduzione dello sfruttamento degli stock Ittici (- 1,3 punti percentuali dal 2018 al 2019), il composito registra una sostanziale stabilità.
In particolare, nell’ultimo anno disponibile, le aree marine protette si attestano all’1,7% delle acque territoriali, rispetto all’obiettivo europeo del 30%, mentre lo sfruttamento degli stock ittici, se pur lievemente diminuito nel 2019, si attesta al 91,4%, evidenziando un allarmante livello di pressione antropica sulle risorse ittiche.
L’indice evidenzia un trend negativo per tutto l’arco di tempo considerato, a causa del costante peggioramento degli indicatori relativi al consumo e alla frammentarietà del suolo. In particolare, tra il 2006 e il 2021, l’impermeabilizzazione del suolo passa dal 6,7% al 7,1%, (+1.153 chilometri quadrati di suolo consumato), e la frammentazione del territorio naturale e agricolo passa da 44,5% nel 2012 a 44,7% nel 2021. Il coefficiente di boscosità è l’unico indicatore che evidenzia segni di miglioramento, passando da 35,7% nel 2010 a 37,8% nel 2020.
Nel 2020 si assiste a una diminuzione dell’incremento del consumo di suolo (-7,5% ettari consumati rispetto al 2019), dovuta principalmente alla riduzione delle attività economiche causata dalla crisi pandemica. Nel 2021 si assiste a un aumento del consumo di suolo che supera l’incremento osservato nel 2019, evidenziando come il miglioramento misurato nel 2020 abbia avuto un carattere unicamente congiunturale.
L’indice composito misura tra il 2010 e il 2020 un andamento sostanzialmente stabile, per poi peggiorare nell’ultimo anno. Tra il 2020 e il 2021 si evidenzia un aumento dei reati predatori (+0,9 punti percentuali) che nel 2020, a causa delle misure restrittive, avevano raggiunto il valore più basso registrato nell’arco temporale analizzato (10,4 reati per mille abitanti nel 2020). Tra il 2020 e il 2021 si misura, inoltre, un forte peggioramento della partecipazione sociale, che passa dal 21,6% al 14,6% (valore minimo degli ultimi 11 anni).
Nell’ultimo anno analizzato si misura anche un aumento della durata media dei procedimenti civili (+7 giorni rispetto al 2020) e del sovraffollamento delle carceri (+1,0 punti percentuali). L’unico indicatore che, nel 2021, evidenzia segnali di miglioramento è quello relativo ai detenuti in attesa di giudizio, che passa da 16,3% nel 2020 a 15,8% nel 2021. Rispetto alla situazione pre-pandemica (2019), invece, nel 2021 si misura un miglioramento dei reati predatori (-5,2 reati per mille abitanti) e del sovraffollamento delle carceri (-13,4 punti percentuali), e un peggioramento delle truffe e frodi informatiche e della partecipazione sociale.
L’indice evidenzia un andamento negativo tra il 2010 e il 2012 e una sostanziale stabilità tra il 2012 e il 2019. Nel 2020 si assiste a un forte peggioramento, causato dall’aumento del debito pubblico generato per far fronte alla crisi pandemica. Nel 2021 si ha un miglioramento, non sufficiente a compensare la variazione negativa del 2020.
In particolare, rispetto al quadro pre-pandemico (2019) si misura ancora una situazione negativa relativamente alla quota di tasse ambientali (-0,6 punti percentuali tra il 2019 e il 2021) e al debito pubblico (+16,5 punti percentuali nell’ultimo biennio analizzato). Aumenta la quota di Aiuto pubblico allo sviluppo (che raggiunge lo 0,3% del Pil nel 2021).