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Oltre la Cop26: dall’ASviS riflessioni sulla strada da percorrere dopo Glasgow
A un mese dalla Conferenza, un’intervista dell’Ansa alla presidente ASviS Marcella Mallen e due nuove pubblicazioni dell’Alleanza commentano a mente fredda i risultati raggiunti e tracciano i prossimi passi sul clima. 14/12/21
VAI ALL'INTERVISTA ANSA A MARCELLA MALLEN (PRESIDENTE ASviS)
“Alla Cop26 è mancato il coraggio di attuare misure più drastiche per impedire il riscaldamento oltre gli 1,5 C°, misure su cui non possiamo più rimandare”. È quanto emerge dal documento “Cop26: dove stiamo andando?”, prodotto dal Gruppo di lavoro Organizzazioni giovanili dell’ASviS e diffuso a un mese dal grande evento internazionale di Glasgow per offrire una analisi a mente fredda sui lavori della 26esima Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici dell’Onu. Il testo vuole anche essere un canale per riportare le aspettative delle e dei 400 giovani che hanno partecipato alla Youth4Climate e che chiedevano, insieme agli attivisti che si sono radunati fuori dal Summit della Cop26, una risposta più concreta.
LEGGI LA PUBBLICAZIONE DEL Gdl GIOVANI DELL'ASviS - COP26: DOVE STIAMO ANDANDO?
Le occasioni mancate per contenere il riscaldamento globale. La Cop26 ha fissato l’obiettivo di un taglio del 45% delle emissioni di gas serra rispetto al 2010 da raggiungere entro il 2030 e zero emissioni nette intorno alla metà del secolo. “Nonostante sia la prima volta per un documento Onu in cui si raggiunge un risultato di questo tipo, non sembra sufficiente a contenere gli effetti del cambiamento climatico. I giovani chiedevano di dare una forte spinta alle soluzioni naturali (nature-based-solutions), ma il documento finale della Cop26 invita, e non vincola, i Paesi ad adottare fonti energetiche rinnovabili e a ridurre la presenza di centrali a carbone e di sussidi alle fonti fossili, senza un piano centralizzato e strutturato per tutti”, si legge nel documento.
Il ruolo di Usa e Cina sul clima. Il testo offre anche uno spunto di riflessione su un tema da non sottovalutare: la rinnovata collaborazione tra le due superpotenze mondiali, gli Stati uniti e la Cina, nella lotta al cambiamento climatico in questa fase storica.
“Essere di gran lunga i più grandi produttori di emissioni della storia, nonché i primi produttori mondiali di petrolio, non sembra mettere in difficoltà gli Stati Uniti nel dichiararsi dei leader per il clima”, evidenzia il documento, che ricorda tra l’altro il recente annuncio della nuova amministrazione statunitense di destinare milioni di ettari di suolo alla prospettazione di petrolio e gas.
La Cina, invece, oggi il Paese che produce più gas serra a livello mondiale, nonostante le politiche degli ultimi anni per diminuire l’impatto climatico, “rende le previsioni di ‘net zero’ nel 2050 per ora impossibili”, ricorda il Gruppo di lavoro delle Organizzazioni giovanili dell’ASviS, che conclude affermando che Cina e Stati uniti “non si sono impegnati nelle decisioni più d’impatto richieste da attivisti e rappresentanti allo Youth4Climate”.
“Stiamo ancora bussando alla porta della catastrofe climatica. È tempo di entrare in modalità di emergenza - o la nostra possibilità di raggiungere lo zero netto sarà di per sé zero. Ribadisco la mia convinzione che dobbiamo porre fine ai sussidi ai combustibili fossili”,
António Guterres, Segretario generale dell’Onu
LEGGI LA PUBBLICAZIONE ASviS "LA COP26 DI GLASGOW, GUARDANDO OLTRE"
Oltre la Cop26. In accompagnamento alle riflessioni del Gruppo delle Organizzazioni giovanili, l’ASviS ha diffuso il documento “La Cop26 di Glasgow, guardando oltre”, dove insieme a ulteriori analisi sui risultati di Glasgow e il posizionamento dell’Alleanza in merito, vengono individuati i prossimi passi da fare oltre la Conferenza. “L’ASviS intende far proprie le conclusioni del segretario generale dell’Onu, il suo richiamo all’emergenza, e vuole invitare il governo, la politica, i portatori d’interesse, la società civile nel suo complesso a condividerle”, si legge nel documento.
Il ruolo che il nostro Paese può e deve svolgere. Nel documento si evidenzia che “è fondamentale che l’Italia sia interprete leader di una nuova narrazione della transizione come opportunità di sviluppo e non come un ‘costo’”, perché “un ecosistema protetto, sostenibile e resiliente è in grado di produrre più ricchezza e reddito di un ecosistema insicuro e debole: questo è un concetto chiave che deve raggiungere ogni cittadina/o e ogni impresa”. Dunque “l’Italia può e deve dimostrare attraverso il suo impegno, anche nel quadro nazionale, che realizzare gli obiettivi climatici e ambientali è possibile, ed è possibile farlo creando nuove possibilità di prosperità economica e migliorando benessere ed equità sociale”.
L’Alleanza ricorda anche il ruolo che può assumere l’Italia per contribuire a sciogliere le criticità non ancora risolte alla Cop26 attraverso la diplomazia, per garantire che i 100 miliardi all’anno d’aiuto ai Paesi poveri siano assicurati, e per incoraggiare una più forte integrazione tra obiettivi climatici e sociali. Dobbiamo infatti considerare “come misura del termometro climatico anche il termometro sociale”, e questo può essere fatto solo coinvolgendo tutte le parti.
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di Milos Skakal