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La cultura della sostenibilità e le arti performative: al via Performing+
Riparte il progetto dedicato agli enti dello spettacolo dal vivo per l'implementazione dei 17 SDGs: bisogna creare terreno fertile per trasformare l’attuale modello culturale, ma come narrare la necessità del cambiamento? 12/11/2019
Il 29 ottobre è partita la seconda edizione di Performing+, il progetto ideato da Compagnia di San Paolo e Fondazione Piemonte dal Vivo, con la collaborazione dell’Osservatorio culturale del Piemonte, per la valorizzazione degli enti dello spettacolo dal vivo in ottica di creazione di valore sociale e implementazione dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs).
“Dopo un primo anno di riflessione dedicata al tema dell’audience development, abbiamo spostato il focus sul tema dello sviluppo sostenibile. Lo spettacolo dal vivo necessita di una strategia organica, olistica, basata su un approccio di capacity building e sulla ricerca di nuovi linguaggi”. Così Alberto Anfossi, segretario generale della Compagnia di San Paolo, ha aperto l’evento inaugurale dell’edizione di quest’anno dal titolo “Cultura della sostenibilità e sostenibilità nella cultura”, organizzato presso la Biblioteca nazionale di Torino. A seguire Matteo Negrin, direttore della Fondazione Piemonte dal Vivo, ha parlato della necessità di ridefinizione dei sistemi di valutazione degli impatti reali delle arti performative, sottolineando l’importante responsabilità degli operatori culturali sui territori nella definizione della traiettoria del percorso di cambiamento. L’ultimo intervento introduttivo è stato quello di Luca Dal Pozzolo, direttore dell’Osservatorio culturale del Piemonte, che ha lasciato la parola ai relatori, dichiarando: “Le associazioni culturali hanno il privilegio di parlare direttamente con il loro pubblico. Bisogna per questo capire come comunicare la sostenibilità e come declinarla. Il nucleo centrale rimane la necessità di un cambiamento effettivo del paradigma culturale.”
Il primo relatore, Alessandro Hinna, professore dell’Università di Tor Vergata, ha dedicato il suo intervento alla responsabilità sociale di impresa e al cambiamento del paradigma culturale all’interno dei processi di gestione, seguito poi dal contributo di Rosa De Pasquale, rappresentante del Segretariato ASviS, che ha inquadrato il ruolo degli enti dello spettacolo dal vivo all’interno della cornice della sostenibilità dei processi di produzione e consumo dei prodotti culturali, cornice che permette di mostrare testimonianze e narrazioni in armonia, che siano in grado di costruire e raccontare relazioni vere: “Bisogna aprire l’animo delle persone perché possano comprendere. Creare quindi terreno fertile per il cambiamento e creare un nuovo modello di cultura, modificando il modo di dire le cose, narrando la necessità del cambiamento per creare luoghi di bellezza e architetture narrative nuove. La bellezza unisce le persone e le fa andare insieme verso un futuro migliore”.
In rappresentanza dell’ASviS anche Paola Dubini, coordinatrice del gruppo di lavoro sulla cultura per lo sviluppo sostenibile, che ha parlato dell’importanza dei livelli di trasversalità dei 17 SDGs nelle azioni delle organizzazioni culturali e l’importanza della logica e dei linguaggi dello sviluppo sostenibile all’interno degli enti dello spettacolo dal vivo. Sul fronte internazionale, il contributo di Lluis Bonet, professore dell’Università di Barcellona: “Concentrarsi solo su un aspetto semplifica la realtà e può portare a una strumentalizzazione della cultura al servizio di altri obiettivi legittimi, ma estrinseci, o ad una commercializzazione eccessiva. La visione della sostenibilità deve essere olistica, più ampia e meno ipocrita. I nostri progetti culturali dovranno disporre di un programma o una strategia sostenibile a lungo termine”. Centrale nella sua argomentazione è stata la definizione di sostenibilità, strutturata non in tre pilastri, ma in quattro assi valoriali, che corrispondono a quello sociale, economico, ambientale e infine culturale.
La mattinata si è chiusa con l’intervento di Federico Alessandro Amico, portavoce del Forum del Terzo Settore, basato sull’analisi normativa del codice del terzo settore e sulle ipotesi di prospettive future della riforma. Dato importante dichiarato è stato quello relativo alla classificazione degli enti: il 64% promuove attività culturali e sportive, motivo per cui risulta rilevante definire quelli che sono gli interessi culturali e sociali dei territori.
Durante il pomeriggio, protagonista del dibattito è stata la platea, che ha potuto porre delle domande sugli argomenti trattati, alle quale i relatori hanno potuto rispondere tramite una tavola rotonda moderata da Maria Scinicariello, referente scientifico di Perfoming+.
L’evento si è concluso con la descrizione delle tappe del percorso della seconda annualità del progetto, strutturato in nove incontri itineranti tra ottobre 2019 e maggio 2020, con l’obiettivo di approfondire le varie dimensioni della sostenibilità e indagare le modalità con cui le organizzazioni culturali possono adottare comportamenti socialmente responsabili, facendosi motore di un processo di cambiamento necessario per garantire società più sostenibili da un punto di vista ambientale, sociale ed economico.
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Di Cecilia Menichella