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Rischi climatici in Ue, Eea: “Danni catastrofici se non agiamo, al Sud i peggiori”
Nella sua prima valutazione sul tema, l’agenzia avverte: le ondate di calore mettono a rischio la vita di centinaia di migliaia di persone e nuove malattie potrebbero diffondersi. Migliorare la gestione dei rischi lavorando insieme. 22/3/24
“L’Europa non è pronta ad affrontare le conseguenze della crisi climatica, se non agiamo nell’immediato i danni saranno catastrofici”. Lo ha sottolineato l’Agenzia europea per l’ambiente (European environment agency, Eea) nella sua prima valutazione europea dei rischi climatici, pubblicata l’11 marzo, in cui vengono descritte le conseguenze sugli europei generate dalla crisi climatica.
L’Agenzia ricorda che il vecchio Continente si sta riscaldando più rapidamente del resto del mondo – dal 1980 viaggia al doppio della media globale - e che i rischi climatici minacciano la sua sicurezza energetica e alimentare, gli ecosistemi, le infrastrutture, le risorse idriche, la stabilità finanziaria e la salute delle persone. L’Eea si dice inoltre preoccupata per le ultime marce indietro sulle politiche climatiche europee che mettono in discussione l’intero pacchetto del Green deal.
“La nostra nuova analisi mostra che l’Europa si trova ad affrontare rischi climatici urgenti che stanno crescendo più velocemente della nostra preparazione sociale – ha dichiarato Leena Ylä-Mononen, direttrice esecutiva dell'Eea -. Per garantire la resilienza delle nostre società, i politici europei e nazionali devono agire ora per ridurre i rischi climatici sia attraverso rapidi tagli alle emissioni che attraverso forti politiche e azioni di adattamento”.
Il Rapporto identifica 36 principali rischi racchiusi in cinque grandi categorie: ecosistemi, cibo, salute, infrastrutture, economia e finanza. Dall’immagine che segue appare evidente che oltre la metà dei principali rischi climatici individuati richiede più forza nell’azione, mentre otto rischi sono particolarmente urgenti se vogliamo conservare la qualità degli ecosistemi, proteggere le persone e le infrastrutture dal caldo, dalle inondazioni e dagli incendi, e garantire la sostenibilità dei Paesi europei grazie, per esempio, all’uso di meccanismi di solidarietà come il Fondo di solidarietà dell’Ue.
“Le politiche e le azioni di adattamento dell’Europa non tengono il passo con i rischi in rapida crescita. In molti casi, un adattamento incrementale non sarà sufficiente e, poiché molte misure per migliorare la resilienza climatica richiedono molto tempo, potrebbe essere necessaria un’azione urgente anche sui rischi che non sono ancora critici”, si legge inoltre nello studio. L’Agenzia aggiunge che anche nella migliore delle ipotesi, e cioè nel caso si avverasse lo scenario più ottimistico presente nello studio, saremo esposti a eventi sempre più distruttivi quali caldo estremo, siccità, incendi e inondazioni.
Rischi climatici e salute degli europei
Ormai è chiaro, non siamo più di fronte a una ipotesi futura ma a una difficile realtà con cui fare i conti che rischia di mandare in tilt anche i nostri sistemi sanitari. “Le temperature in aumento e gli eventi meteorologici estremi hanno creato un terreno fertile per la proliferazione di malattie trasmesse da vettori e da agenti idrici. Estati torride, inverni più miti, alluvioni sempre più frequenti e siccità prolungate minacciano gli ecosistemi e mettono a rischio la salute umana – scrive l’Eea -. Le malattie trasmesse da vettori, come il ‘virus del Nilo occidentale’ e le infezioni da zecche, hanno visto un aumento della loro diffusione e della gravità a causa delle temperature più calde. Fenomeni una volta confinati a regioni tropicali ora si diffondono verso Nord, portando con sé malattie come la dengue e il chikungunya (trasmesse all’uomo da zanzare infette) in territori precedentemente immuni”. A diffondersi non sono solo le malattie tropicali, anche la campylobacter e la salmonella (tra le malattie batteriche gastrointestinali più diffuse al mondo) stanno via via diventando sempre più frequenti nei nostri Paesi.
Ma nei prossimi anni la principale minaccia per la salute umana sarà rappresentata dalle ondate di calore che, solo nell’estate del 2022, hanno provocato la morte prematura di 60mila/70mila individui nel vecchio Continente. A correre il rischio maggiore sono soprattutto le fasce più vulnerabili della popolazione, tra cui anziani e bambini, che vivono nel Sud Europa dove si registrano già “livelli critici di rischio”. Nel complesso, centinaia di migliaia di persone saranno minacciate da questo fenomeno che cresce in intensità e frequenza.
Il Sud Europa nel mirino della crisi climatica
Mentre si intensificano le ondate di calore cambiano di pari passo i modelli di precipitazione. Il fenomeno della siccità sta diventando sempre più comune in diverse regioni del Continente, soprattutto nel Sud Europa dove si attendono considerevoli diminuzioni delle precipitazioni e periodi di siccità sempre più lunghi, con gravi conseguenze in termini di disponibilità della risorsa idrica e di produzione alimentare. Come si evince dalla seguente immagine, preoccupa poi la situazione del Sud Europa relativa agli incendi, che crescono in numero e in potere distruttivo, e al turismo estivo messo a repentaglio da temperature sempre più asfissianti.
L’Agenzia dedica un approfondimento al pericolo inondazioni, collegato alle piogge torrenziali. Le inondazioni di tipo catastrofico sono in costante crescita e si stima che le perdite economiche a esse associate potrebbero superare i mille miliardi di euro all’anno. Una cifra spaventosa se si pensa che fa riferimento alle sole inondazioni costiere.
Serve maggiore cooperazione
Il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato, con la temperatura media globale che ha superato quella del periodo preindustriale di quasi 1,5°C (1,48°C per la precisione), la soglia di sicurezza individuata dalla comunità scientifica per evitare che la crisi climatica si trasformi in collasso climatico.
Negli ultimi anni l’Ue e i suoi Stati membri hanno compiuto notevoli progressi nella comprensione dei rischi climatici, ma adesso bisogna prepararsi ad affrontarli. La maggior parte dei rischi identificati nel Rapporto sono considerati “comproprietà” dell’Ue, per questo la valutazione sottolinea che per agire in modo efficace occorre lavorare insieme, coinvolgendo anche i livelli regionali e locali. Solo in questo modo si può disporre di “un’azione urgente e coordinata”.
Tuttavia, ci sono ancora diverse lacune nella conoscenza dei principali rischi climatici individuati nel Rapporto. L’Ue deve dunque svolgere un ruolo importante per migliorare la comprensione dei rischi climatici, nonché nel modo di affrontarli attraverso una legislazione dedicata e attraverso adeguate strutture di governance, di monitoraggio, di finanziamenti e di supporto tecnico.