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Happy planet index: nessun Paese con benessere sostenibile entro i limiti planetari
Ma per alcuni “vivere bene senza costi per il Pianeta è a portata di mano”. È Vanuatu lo Stato che gestisce meglio le risorse per garantire una vita sana. I Paesi Ue tra i primi dieci. Italia sale al 18esimo posto su 147. 6/5/24
Secondo i risultati dell’ Happy planet index 2024 diffusi il 2 maggio, relativi a 147 Paesi tra cui l’Italia, nessuna nazione ha raggiunto un benessere sostenibile all’interno di uno spazio di consumo equo. Tuttavia, alcuni Paesi ci si sono avvicinati più di altri, suggerendo che “vivere bene senza costi per il Pianeta è a portata di mano”.
Con i dati disponibili fino al 2021, l’Happy planet index (Hpi) del think tank Hot or cool institute ha misurato l’efficienza con cui i Paesi gestiscono le risorse per fornire una vita sana e dignitosa ai propri residenti, tenendo conto della vicinanza agli obiettivi relativi all’aspettativa di vita (75 anni o più), il livello di benessere riferito da cittadine e cittadini (almeno 6/10) e l’impronta ecologica, basata su una stima delle emissioni di gas serra pro capite derivanti dai consumi e dalle attività economiche della nazione (pari o inferiore a 3,17 tonnellate di CO2).
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“Soddisfatti i bisogni primari, il consumo eccessivo non giova a nessuno”
Sebbene nessun Paese ottenga un buon punteggio in tutti e tre i parametri, quelli che raggiungono un'aspettativa di vita e un benessere autoriferito “relativamente elevati”, con un'impronta di carbonio “relativamente piccola”, raggiungono i punteggi migliori. L’Hpi più alto, pari a 57,9 punti, è di Vanuatu, uno Stato insulare nel Pacifico meridionale il cui Pil pro capite è il più basso tra tutti i Paesi analizzati (2.800 dollari). Al secondo e terzo posto troviamo Svezia (55,9) ed El Salvador (54,7), rispettivamente il 13esimo e 94esimo Paese per Pil. Ultima è la Repubblica Centroafricana con un Hpi pari a 13,7 punti.
Solo i primi 16 Sati in classifica ottengono un punteggio pari o superiore a 50, una soglia a metà strada tra un contesto scadente e il massimo benessere entro limiti ambientali. In questo gruppo figurano diversi Paesi dell’Unione europea: oltre alla seconda posizione della Svezia, nelle prime dieci troviamo Danimarca (sesta), Spagna (settima) e Francia (nona). L’Italia, invece, con i suoi 49,6 punti è 18esima, ma sale di cinque posizioni rispetto al 2019. Cina e Stati Uniti occupano rispettivamente il 51esimo e 102esimo posto. I Paesi con una elevata impronta ecologica, i quali non sono necessariamente i più ricchi, non ottengono buoni punteggi nell’Hpi, suggerendo che “una volta soddisfatti i bisogni primari, livelli più alti di consumo non equivalgono a un aumento di benessere per le persone, e al contempo danneggiano il Pianeta”. Quando sono stati esaminati i punteggi tra le fasce di reddito in un gruppo di 15 Paesi, i valori del 10% più ricco erano molto al di sotto della media in tutti i Paesi, tranne uno (Etiopia): i ricchi non traggono un gran beneficio del loro eccessivo consumo.
Un appello ai Paesi
Nonostante il dibattito scientifico in corso da decenni per il superamento del Pil, secondo Hot or Cool institute ancora non c’è sufficiente interesse verso indicatori alternativi, in grado di misurare la capacità della crescita economica di generare benessere per le persone e il Pianeta. L’Happy planet index, oltre a voler far da bussola ai Paesi indicando la via per stili di vita sostenibili, vuole sollecitare il dibattito volto a individuare nuovi indicatori per misurare il progresso di una nazione, insieme al Pil, coinvolgendo attivamente i cittadini nel processo decisionale su cosa misurare. “È tempo di iniziare a costruire un nuovo sistema economico in grado di garantire il benessere di tutte e tutti entro i limiti ambientali”, conclude il Rapporto, “È tempo di parlare di ciò che conta per noi”.
di Antonella Zisa