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Ispra: la sfida per la nostra industria è diminuire la quantità di rifiuti speciali
L’Istituto ha presentato i dati nazionali riferiti al 2019. La produzione di rifiuti speciali in Italia sfiora la cifra di 154 milioni di tonnellate. Molto bene il riciclo, dati meno positivi sul recupero dei veicoli fuori uso. 13/7/21
Una fotografia della situazione rifiuti pre-pandemia, ma che potrà tornare molto utile nella programmazione da mettere in campo in vista della ripartenza che attende il Paese grazie al Pnrr. È questo l’obiettivo del Rapporto Rifiuti speciali 2021 pubblicato a giugno e giunto alla sua ventesima edizione, che rappresenta il risultato di un lavoro di raccolta ed elaborazione dati coordinato dal Centro nazionale dei rifiuti e dell’economia circolare dell’Ispra, con il contributo delle Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente.
Produzione di rifiuti speciali. Nel 2019, la produzione nazionale dei rifiuti speciali si è attestata a quasi 154 milioni di tonnellate, in aumento del 7,3% rispetto al 2018, compresi i quantitativi di rifiuti speciali provenienti dal trattamento dei rifiuti urbani (quasi 11,6 milioni di tonnellate).
Produzione Nazionale Rifiuti Ambientali; Anni 2017-2019
Il Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti adottato nel 2013 puntava a dissociare la crescita economica dagli impatti ambientali connessi alla produzione dei rifiuti. Gli obiettivi di prevenzione al 2020 prevedevano una riduzione del 5% della produzione dei rifiuti urbani per unità di Pil, rispetto al 2010. Ma dall’analisi dei dati la variazione del rapporto risulta positiva e in progressivo allontanamento dagli obiettivi. Se nel 2019 il Pil era in aumento dello 0,8% rispetto al 2010, dai rifiuti pericolosi è arrivato un +21,8%. Nel 2019, in particolare, spicca una crescita dello 0,3% per l’indicatore socio-economico e del 7,3% per la produzione dei rifiuti.
Indicatori socio-economici e variazioni percentuali della produzione di rifiuti speciali
Produzione rifiuti speciali per attività economica. L’analisi dei dati di produzione relativi al 2019 ha confermato che il maggior contributo alla produzione complessiva dei rifiuti speciali è dato dal settore delle costruzioni e demolizioni, con una percentuale pari al 45,5% del totale. I rifiuti speciali non pericolosi rappresentano il 93,4% del totale, e la ripartizione percentuale tra le diverse attività rispecchia il dato complessivo. Quanto ai rifiuti pericolosi, il 37% proviene dal settore manifatturiero, il 32,6% dalle attività di trattamento rifiuti e di risanamento e il 20,5% dal settore dei servizi, del commercio e dei trasporti.
Recupero e riciclo: a che punto siamo. Con riferimento al riciclo, il Rapporto rileva che si recupera materia dal 69 % dei rifiuti avviati a gestione, solo il 7,3% è smaltito in discarica. Il recupero dei rifiuti sfiora, invece, il 78,1% e si attesta sopra l’obiettivo europeo di recupero (70% entro il 2020), molto efficiente soprattutto su rifiuti da demolizione e costruzione. L’Italia è, però, al di sotto di quanto richiesto dall’Europa in termini di recupero totale dei veicoli fuori uso (84,2% a fronte di un target Ue del 95%). Infine, le attività di trattamento dei rifiuti e il risanamento ambientale contribuiscono per il 25,1% (38,6 milioni di tonnellate) al totale dei rifiuti, mentre una percentuale pari al 18,9% è rappresentata dall’insieme delle attività manifatturiere (circa 29,1 milioni di tonnellate).
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Produzione rifiuti speciali per area geografica. La produzione più ingente di rifiuti speciali, tenuto conto delle dimensioni territoriali e della distribuzione del tessuto produttivo, si concentra nel Nord Italia con 88,6 milioni di tonnellate, pari al 57,6% del dato complessivo nazionale. La Lombardia produce il 37,8% del totale dei rifiuti speciali generati nel Nord Italia, seguita da Veneto ed Emilia-Romagna. La produzione del Centro rappresenta il 17,5% del totale nazionale, mentre quella del Sud il 24,9%.
Gli impianti di gestione. Al trend in crescita dei rifiuti speciali non corrisponde un pari incremento degli impianti di gestione. Nel 2019 erano 10.839 in Italia, solo 26 in più rispetto al 2018, e comunque 370 in meno rispetto al 2017. L’Ispra rileva inoltre una iniqua distribuzione degli impianti sul territorio nazionale: la maggiore concentrazione di impianti risiede nelle regioni del Nord, soprattutto in Lombardia (2.180), Veneto (1.130) e Piemonte (992). Tra le regioni del Centro si distinguono Toscana (755) e Lazio (532). Nel Sud, si mettono in evidenza Campania (767) e Puglia (596). Quanto alla tipologia, il 42,6% di questi impianti è dedicato al recupero di materia, il 16,2% allo stoccaggio, il 13,5% all’autodemolizione, mentre gli impianti produttivi che effettuano il vero e proprio recupero di materia all’interno del ciclo produttivo sono pari al 12%. Ammonta a 305 il numero delle discariche operative al 2019: 142 discariche per rifiuti inerti (46,5%), 153 discariche per rifiuti non pericolosi (50,2%) e 10 discariche per rifiuti pericolosi (3,3%). La maggior parte delle discariche è localizzata al Nord con 172 impianti, 45 sono ubicate al Centro e 88 al Sud.
Ripartizione percentuale del numero di discariche che smaltiscono rifiuti speciali per categoria
Import ed export dei rifiuti. Nel 2019, l’Italia ha esportato, prevalentemente in Germania, oltre 3,9 milioni di tonnellate di rifiuti speciali (+13,4% rispetto al 2018), di cui il 69,7% costituito da rifiuti non pericolosi e il restante 30,3% da rifiuti pericolosi. Il 64% proviene da “rifiuti prodotti da impianti di trattamento dei rifiuti, impianti di trattamento delle acque reflue fuori sito nonché dalla potabilizzazione dell’acqua e dalla sua preparazione per uso industriale”, e il 13% da “rifiuti prodotti da processi termici”.
Nel 2019, l’Italia ha importato, prevalentemente dalla Germania, oltre 7 milioni di tonnellate di rifiuti speciali (-3,2% rispetto al 2018), costituiti essenzialmente da rifiuti metallici, (78,4% del totale), destinati principalmente alle acciaierie site in Lombardia e in Friuli-Venezia Giulia.
Il report dedica ampio spazio di trattazione dei rifiuti speciali derivanti dal settore delle costruzioni e demolizioni, come quota preponderante del totale complessivo; si aggiungono focus sui monitoraggi di alcuni rifiuti speciali, quali amianto, veicoli fuori uso, pneumatici fuori uso (pfu), fanghi provenienti dal trattamento delle acque reflue urbane e industriali e da industria agroalimentare e rifiuti sanitari.
La sfida per la nostra industria, rileva l’Ispra, è diminuire la quantità di rifiuti speciali attraverso l’ottimizzazione dei cicli produttivi e la ecoprogettazione, applicando tecniche in grado di rendere i prodotti maggiormente riciclabili o facilmente smontabili. “Il Pnrr rappresenta un’ulteriore occasione per migliorare la nostra capacità di recupero dei materiali cercando di incrementare le prestazioni anche energetiche in campo edilizio”, ha sottolineato il direttore generale dell’Ispra Alessandro Bratti. “Occorre potenziare e migliorare l’impiantistica per raggiungere gli obiettivi europei e per proporci sempre di più come leader a livello europeo nell’economia circolare”.
di Monica Sozzi