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Da lunedì 7 la COP 22 a Marrakech: le Parti decidono come implementare l'Accordo di Parigi
Gli Stati che hanno ratificato la COP 21 discuteranno le misure per ridurre le emissioni e per finanziare i Paesi in via di sviluppo tra il 2020 e 2030.
Si è aperta lunedì 7 novembre a Marrakech la ventiduesima Conferenza delle Parti che si prolungherà fino al 18 novembre.
La Conferenza sarà il momento per le Parti di discutere sull’implementazione dello storico Accordo di Parigi. Parteciperanno, infatti, solamente i Paesi che hanno ratificato la COP 21: si tratta circa della metà dei firmatari del 12 dicembre 2015 nella capitale francese. Per l’Italia, che ha definitivamente approvato la ratifica il 27 ottobre, sarà presente il Ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti.
Accordo di Parigi – L’Accordo di Parigi oltre a confermare le decisioni delle precedenti Conferenze delle Parti riguardo al mantenimento della temperatura globale “ben al disotto dei 2° C” con ulteriore obiettivo di sostenere gli sforzi per scendere sotto all’1,5°C, ha previsto un piano di revisione quinquennale degli impegni assunti con decorrenza dal 2020 e, in particolare, il rafforzamento di meccanismi economici a favore dei Paesi in via di sviluppo, per rendere globale l’attuazione dell’Accordo stesso. Le decisioni assunte nell’Accordo di Parigi, in estrema sintesi, possono essere così riassunte:
- Conferma dell’obiettivo di limitare l’incremento della temperatura entro i 2°C, che era già stato assunto da precedenti Conferenze delle Parti e decisione di porre come obiettivo l’ulteriore limite di 1,5°C;
- Previsione di un meccanismo di revisione quinquennale degli impegni assunti a livello nazionale e la presentazione di un contributo deciso a livello nazionale (“nationally determined contribution”, NDC);
- Previsione di un meccanismo di attuazione differenziata dell’Accordo per ogni Paese, in considerazione delle differenti possibilità di contributo a livello nazionale;
- Impegno a garantire, a partire dal 2020, un fondo annuale di 100 miliardi a favore dei Paesi in via di sviluppo (climate finance).
Marrakech 2016 – La COP 22 sarà una conferenza a carattere preparatorio e di pianificazione dei prossimi impegni da assumere: delle decisioni assunte a Parigi un anno fa, due in particolare saranno oggetto di discussione a Marrakech. In primo luogo la pianificazione delle misure e i meccanismi di revisione riguardo alla riduzione delle emissioni globali; in secondo luogo, il Climate Finance, lo studio delle misure da adottare per arrivare a destinare 100 miliardi di dollari all’anno ai Paesi in via di sviluppo, a partire dal 2020.
Impegni 2020-2030 e meccanismi di revisione
Il primo punto che la COP 22 affronterà sarà l’analisi e la progettazione delle modalità di raggiungimento degli obiettivi fissati a Parigi per il periodo 2020-2030. Nel 2020, infatti, cesseranno di avere efficacia gli impegni assunti dalle Parti con il Protocollo di Kyoto e con il successivo Emendamento al Protocollo firmato a Doha (Qatar) nel 2012, che prolungava fino al 2020 gli impegni in scadenza quell’anno.
Le Parti inizieranno a definire la struttura e l’organizzazione di un Facilitative Dialogue che si terrà nel 2018, con l’obiettivo di confrontare i progressi raggiunti e gli strumenti adottati dalle singole Parti nel piano di mitigazione a lungo termine. Con l’incontro del 2018 si darà ampio spazio al confronto delle diverse misure già adottate e di quelle in preparazione, così da raggiungere un piano di azione ottimale e condiviso.
A partire dal 2020, poi, come previsto dall'Accordo di Parigi, è prevista la presentazione, ogni cinque anni, di un contributo deciso a livello nazionale (“nationally determined contribution”, NDC), la valutazione delle misure e l’eventuale revisione degli impegni assunti dai singoli Paesi in base ai progressi effettuati.
Climate finance
L'Accordo di Parigi ha reso necessario il rafforzamento dell’impegno dei paesi industrializzati per permettere ai Paesi in via di sviluppo di affrontare adeguatamente i cambiamenti climatici: il secondo punto della COP 22 sarà proprio l’individuazione delle risorse necessarie per raggiungere a partire l’obiettivo di destinare annualmente 100 miliardi di dollari ai Paesi in via di sviluppo a partire dal 2020.
Il probabile frutto degli incontri a Marrakech sarà la presentazione di una roadmap globale, che coinvolga ed impegni tutti i paesi partecipanti.
Alcuni passi in questo senso sono già stati fatti da un gruppo di 38 paesi (Italia inclusa) e dalla Commissione Europea.
Una prima roadmap è stata infatti già tracciata e pubblicata a ottobre, sulla base di uno studio commissionato all’OCSE.
Secondo lo studio dell’Ocse, osservando che dal biennio 2013-2014 al 2015 si è verificato un incremento di 26 miliardi di dollari raggiungendo un totale di 67 miliardi di dollari, si può ipotizzare che, considerando la molteplicità di soggetti e le azioni bilaterali e multilaterali, nel 2020 sarà possibile raggiungere l’obiettivo dei 100 miliardi di dollari.
Con ogni probabilità questa sarà la base da cui la COP 22 partirà per l’elaborazione di una strada condivisa. Questa proposta, sostenuta e redatta oltre che dall’Italia anche da Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Germania, Francia, Belgio e Giappone, nonché dalla Commissione Europea, si fonda su alcuni punti principali, tra cui: il partenariato pubblico-privato, la collaborazione con il Green Climate Fund e la Global Environment Facility, la tracciabilità della finanza per il clima.
Il dato che senza dubbio emerge dalla tipologia di provvedimenti che la COP 22 si prepara ad assumere è l’importanza di agire senza ritardi, per arrivare al 2020 con misure già predisposte e condivise. E in questo senso si è più volte pronunciato lo stesso Segretario Generale delle Nazioni Unite uscente, Ban Ki-Moon: “Siamo ancora in una corsa contro il tempo. Ma con l'Accordo di Parigi e l’Agenda 2030 il mondo ha a disposizione gli strumenti necessari per la transizione ad un sentiero di sviluppo resiliente e a bassa emissione”.
Nella stessa dichiarazione del 4 novembre, Ban Ki-Moon, in occasione dei festeggiamenti per l’entrata in vigore dell'Accordo di Parigi, ha ricordato che “oggi è la dimostrazione di cosa è possibile raggiungere quando le forze vengono riunite per il nostro futuro” e ha ringraziato la società civile per il ruolo assunto fino all’adozione dell’Agenda 2030, invitando a continuare a tenere alta l’attenzione dei governi e delle istituzioni sui temi dello sviluppo.
Per una sintetica storia delle trattative sul clima, cliccare qui.
di Carlo Maria Martino