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Dopo Marrakech 2016: il calendario degli impegni all’insegna dell’irreversibilità
La Cop 22 ha discusso di climate finance e dei meccanismi di revisione dei programmi enunciati per il decennio 2020-2030, sulla spinta dell’entusiasmo per la rapida ratifica dell’Accordo di Parigi e nonostante le notizie dagli Usa.
Il 18 novembre si è conclusa Cop 22 a Marrakech, la prima Conferenza delle Parti dopo l’Accordo di Parigi stipulato nel dicembre 2015. Gli incontri di Marrakech si sono svolti principalmente, ma non esclusivamente, su tre livelli. In primo luogo la Cop 22, la Conferenza delle Parti vera e propria, cioè l’incontro che vede riuniti dal 1995 tutti gli Stati che hanno aderito alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) del 1992; poi si è tenuta la Cma, la Conferenza, cioè, fra coloro che hanno aderito all’Accordo di Parigi e lo hanno ratificato alla data di inizio dei lavori (7 novembre); infine si è tenuta la Cmp 12, cioè la Conferenza tra coloro che avevano sottoscritto il Protocollo di Kyoto.
Come previsto, la ventiduesima Conferenza delle Parti è stata una conferenza prettamente di pianificazione: i punti che hanno impegnato gli Stati partecipanti, infatti, riguardano la preparazione all’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi. Formalmente entrato in vigore il 5 novembre, l’Accordo stipulato l’11 dicembre 2015 realizzerà i propri effetti nell’arco temporale che va dal 2020 al 2030: fino al 2020, infatti, rimangono vincolanti gli impegni assunti con il Protocollo di Kyoto, che è stato prolungato dal 2012 al 2020 con l’Emendamento firmato a Doha (Qatar) proprio nel 2012.
I punti che in particolare sono stati oggetto della Conferenza hanno riguardato il cosiddetto climate finance e la previsione di meccanismi di revisione e confronto degli impegni assunti per il decennio 2020-2030.
Sul primo punto, è stato confermato, se pur con diversi dissensi, l’impegno a raggiungere 100 miliardi di dollari all’anno ai Paesi in via di sviluppo per sostenerne i costi di adattamento ai cambiamenti climatici. Con questa decisione si risponde anche all’esigenza di rendere lo sforzo di adattamento al clima un impegno globale a tutti gli effetti, mettendo così i Paesi in via di sviluppo nelle condizioni di poter affrontare il cambiamento climatico con strumenti adeguati, quanto meno dal punto di vista economico-finanziario. Questa decisione risponde perfettamente, recependola, alla proposta di roadmap pubblicata ad ottobre da un gruppo di 38 Paesi (tra cui l’Italia) con la partecipazione della Commissione Europea, basata su uno studio appositamente commissionato all’Ocse. La roadmap pone a fondamento del raggiungimento dell’obiettivo di 100 miliardi annuali alcuni punti chiave come il partenariato pubblico-privato, la tracciabilità della finanza per il clima e la collaborazione con il Green Climate Fund.
Sul secondo punto, invece - cioè quello che riguarda i meccanismi di revisione dal 2020 al 2030 - la Conferenza di Marrakech ha voluto rispondere alla necessità di organizzare per tempo i prossimi passi da affrontare. La parola d’ordine è diventata “irreversibilità” dei processi di decisione: in linea con quanto dichiarato da Ban Ki-moon in occasione dei festeggiamenti per l’entrata in vigore degli Accordo di Parigi e nonostante le notizie che arrivavano dagli Stati Uniti all’apertura della Cop 22 - che hanno momentaneamente gettato un’ombra sui lavori delle Parti - la Conferenza di Marrakech si è posta l’obiettivo di continuare a cavalcare l’onda dell’entusiasmo (ancora rilevabile) derivante dalla rapidità di entrata in vigore dell’Accordo di Parigi.
Il primo momento di confronto sarà il 2018, quando avrà luogo il Facilitative Dialogue, con l’obiettivo di confrontare i progressi raggiunti e gli strumenti adottati dalle singole Parti nel piano di mitigazione a lungo termine, e poi dal 2020 con cadenza quinquennale durante la vigenza dell’Accordi di Parigi. La presidenza della Cop 22, retta dal ministro degli Esteri marocchino Salaheddine Mezouar, ha sollecitato gli attori della Conferenza, statali e non statali, ad una accelerazione sul clima e sulla climate finance: lo ha fatto lanciando la Marrakech Partnership for Global Climate Action, piattaforma che ha come obiettivo quello di provvedere ad una roadmap per il triennio 2017-2020.
Ancora una volta è stato posto l’accento sulla necessaria collaborazione fra soggetti istituzionali e iniziative private, non solo dal punto di vista finanziario, ma anche e soprattutto nella sensibilizzazione della società civile e nel ruolo di stimolo all’azione dei governi, per mantenere sempre alta l’attenzione istituzionale sui temi del cambiamento climatico.
Il prossimo impegno della UNFCCC è fissato per il novembre 2017, quando si riunirà la prossima Cop 23, in un Paese asiatico ancora da designare. Durante la prossima conferenza con ogni probabilità si proseguirà sul lavoro di pianificazione e revisione degli impegni assunti anche in prospettiva del primo rapporto dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) che affronterà le modalità per tenere il riscaldamento globale al di sotto del grado e mezzo.
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di Carlo Maria Martino