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Quasi il 60% dei Paesi a basso reddito è in sofferenza o ad alto rischio sul debito
In un Paese in via di sviluppo su cinque, il Pil pro capite non tornerà ai livelli del 2019 entro la fine del 2023, dice il nuovo Financing for sustainable develpoment report. La povertà estrema ha raggiunto altre 77 milioni di persone. 12/5/22
Mentre molti Paesi sviluppati vivono una fase di ripresa economica dopo lo shock pandemico, i Paesi in via di sviluppo non hanno ancora riguadagnato il terreno perso. Siamo di fronte a un “grande divario finanziario”, che ci riporterebbe dieci anni indietro nello sviluppo sostenibile. È quanto dichiara il “Financing for sustainable development report 2022” prodotto dal Dipartimento per gli affari economici e sociali delle Nazioni Unite (Un Desa), assieme a una task force di oltre 60 agenzie internazionali e presentato alla fine di aprile durante il Forum on financing development. A meno che la comunità internazionale non inverta la rotta, questa divergenza persisterà a lungo e potrebbe intensificarsi nei prossimi mesi e anni. Le tensioni geopolitiche globali stanno aumentando. La guerra in Ucraina ha portato un forte aumento dei prezzi delle materie prime, strozzature nell'offerta e una maggiore volatilità dei mercati finanziari, aumentando lo spettro della stagflazione (combinazione dell’aumento dei prezzi e di una mancanza di crescita dell’economia), e potrebbe infliggere un “colpo paralizzante” agli SDGs.
Cresce il divario tra i Paesi. In un Paese in via di sviluppo su cinque, evidenzia il Rapporto, il Pil pro capite non tornerà ai livelli del 2019 entro la fine del 2023. Nel 2021 il numero di persone che vivono in condizioni di povertà estrema è aumentato di 77 milioni, con il rischio di un drammatico incremento della disuguaglianza. Il 60% dei Paesi più poveri del mondo è ad alto rischio di sofferenza del debito. Nonostante il sostegno della comunità internazionale, la risposta alla pandemia dei Paesi poveri è stata limitata dai vincoli fiscali. In media i Paesi in via di sviluppo pagano un tasso di interesse sul debito del 14%, quasi il quadruplo rispetto ai Paesi sviluppati, dove isi aggira attorno al 3,5%.
Le entrate fiscali sono diminuite a causa del rallentamento dell’attività economica e molti Paesi sono stati costretti a ridefinire le priorità delle spese e tagliare la spesa in aree fondamentali per gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, come istruzione e investimenti pubblici.
In situazioni di crisi, continua il Rapporto, l'accesso a finanziamenti a lungo termine consente ai Paesi di rispondere efficacemente alla crisi e riprendere a crescere. Tuttavia, per molti Paesi, i rischi di insolvenza si traducono in maggiori oneri finanziari. Il debito sovrano ha un impatto sulla vita delle persone, poiché all’aumento dei costi dell’indebitamento sovrano generalmente aumentano anche i costi dell'indebitamento del settore privato, limitando gli investimenti.
L’aiuto dei finanziamenti. I finanziamenti possono stimolare la crescita, ma solo se usati bene. La capacità dei governi di contrarre prestiti a prezzi accessibili dipende principalmente dal buon governo, dalla gestione delle finanze pubbliche e dai quadri istituzionali. Gli investimenti produttivi, anche in infrastrutture resilienti, possono migliorare la sostenibilità del debito a lungo termine. Dal Rapporto emergono chiaramente tre aspetti chiave, che forniscono indicazioni da seguire in tutte le aree d’azione dell’Agenda di Addis Abeba: affrontare le carenze finanziarie e l'aumento dei rischi legati al debito; allineare i finanziamenti allo sviluppo sostenibile e infine, favorire la trasparenza e l’informazione sull’utilizzo delle risorse. Il documento rileva anche che mettere i settori chiave sulla buona strada per raggiungere gli SDGs richiederà un aumento del 20% della spesa nei Paesi più poveri.
Roadmap da seguire. Affinché ulteriori finanziamenti si traducano in risultati positivi a lungo termine, sottolinea il Rapporto, è necessario che le risorse vengano utilizzate correttamente. I quadri integrati di finanziamento nazionali possono fornire una visione utile per allineare politiche e strategie di finanziamento prioritarie. Una migliore gestione delle finanze pubbliche e migliori sistemi di appalti possono prevenire la corruzione, mitigando i rischi di investimento, abbassando il costo del prestito sia per gli attori pubblici che privati. Nei Paesi in via di sviluppo, la crescita dei sistemi finanziari locali dovrebbe rimanere una priorità. Migliori mercati finanziari permettono l'accesso ai finanziamenti a lungo termine, ampliano la base degli investitori e riducono la dipendenza dai finanziamenti in valuta forte. Iniziative come il Common framework per il trattamento del debito oltre la Debt service suspension initiative (Dssi), adottata dal G20 per fornire una soluzione strutturale ai Paesi a basso reddito con livelli di indebitamento non sostenibili, rappresentano un significativo passo avanti nel panorama internazionale del debito, ma i progressi sono lenti. Occorre rafforzare il quadro comune e ampliare l'ammissibilità ai Paesi con medio reddito altamente indebitati, favorendo la ripresa economica.
Per affrontare la crisi climatica, continua il documento, è necessaria una transizione verso un mondo a basse emissioni di carbonio, capace di rendere più green la finanza pubblica e privata. Assegnare un prezzo alle emissioni di carbonio, assieme alla fine dei sussidi ai combustibili fossili, sono strumenti potenti che, associati a strumenti normativi efficaci ed efficienti, possono promuovere un'economia sostenibile. I Paesi dovrebbero accelerare gli investimenti nella transizione energetica sostenibile, soprattutto alla luce degli attuali prezzi dei combustibili fossili. Per migliorare l'impatto positivo degli investimenti sostenibili del settore privato, i decisori politici potrebbero promuovere norme specifiche per prodotti di investimento sostenibili, favorendo una maggiore divulgazione. Le autorità di regolamentazione, continua il Rapporto, devono adottare standard di rendicontazione sulla sostenibilità aziendale uniformi a livello globale sia per le società private che per quelle quotate, così da consentire a decisori politici, consumatori e investitori di integrare la sostenibilità nelle loro decisioni.
Infine, conclude il Rapporto, occorre migliorare l’ecosistema informativo, l’accesso ai dati e la trasparenza. Sia gli attori pubblici che privati fanno affidamento sui dati e sull'accesso alle informazioni nel loro processo decisionale di finanziamento. Le agenzie di rating del credito, ad esempio, potrebbero fornire preziose informazioni agli investitori operando una chiara distinzione tra componenti basate su modelli e componenti discrezionali dei rating sovrani. Potrebbero anche essere sviluppati rating sovrani a lungo termine che considerino, nelle loro metodologie di valutazione, processi in corso come i percorsi di transizione climatica. La trasparenza nel finanziamento del debito, continua il Rapporto, è essenziale per una gestione efficace del debito stesso. Rimangono lacune sia nella copertura che nella qualità dei dati, in particolare per quanto riguarda gli aspetti legati alla sostenibilità, con forti divari tra i Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo. Le nuove tecnologie e la digitalizzazione offrono un’opportunità unica per colmare queste lacune e promuovere una piena attuazione dell’Agenda di Addis Abeba.
di Tommaso Tautonico