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L’Atlante interattivo della Banca mondiale fa il punto sull’Agenda 2030
Un portale dinamico per consultare le informazioni sullo stato dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile e confrontare i dati dei diversi Paesi. L’analisi dei progressi e delle sfide per i prossimi sette anni. 17/7/23
È in corso, dal 10 al 20 luglio, l’High-level political forum, l’evento annuale delle Nazioni unite per monitorare i progressi dell’Agenda 2030 e dei suoi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile. A metà del percorso per la realizzazione dell’agenda globale, è tempo di fare un bilancio. A che punto siamo? Quali obiettivi riusciremo a raggiungere? E in quali ambiti serve un impegno maggiore?
Trovare le risposte a queste domande può essere difficile: le informazioni disponibili sono tante e c’è il rischio di confondersi le idee invece di schiarirle. Non a caso da qualche anno si parla di infodemia, la diffusione eccessiva di informazioni, non sempre attendibili.
Viene in nostro aiuto l’Atlante degli Obiettivi di sviluppo sostenibile realizzato dalla Banca mondiale, un portale interattivo autorevole in cui consultare facilmente i dati sullo stato di attuazione dell’Agenda 2030.
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Tra progressi e sfide
Per alcuni dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile si stanno registrando progressi. Prendiamo come esempio il Goal 1 “Sconfiggere la povertà”: dal 1990 al 2019 il numero di persone che vivono in condizioni di povertà estrema con meno di 2,15 dollari al giorno si è ridotto del 66%, passando da due miliardi a 660 milioni. Tuttavia, la pandemia ha invertito questa tendenza positiva e nel 2020, per la prima volta, il numero di persone in condizioni di povertà estrema è aumentato.
Riusciremo, quindi, a raggiungere l’Obiettivo? Le stime prevedono che nel 2030 saranno 547 i milioni di persone in povertà estrema, circa il 7% della popolazione. A causa dei cambiamenti climatici, dell’aumento dei prezzi e dell’insicurezza alimentare, 132 milioni di persone saranno a rischio di povertà entro il 2030.
Anche per il Goal 15 “Vita sulla terra” la situazione è simile: sebbene il tasso di deforestazione sia diminuito, scendendo dai 16 milioni di ettari annui negli anni ’90 a dieci milioni di ettari nel periodo 2015-2020, rimane comunque alto. Tra il 2000 e il 2020 le aree ricoperte da foreste sono diminuite del 2,4%, un’area grande quanto l’Egitto.
Perché ci riguarda? La maggior parte delle foreste viene distrutta per fare spazio a campi destinati all’agricoltura, all’allevamento di bovini e all’estrazione di minerali. Sono prodotti che consumiamo anche noi nella nostra vita quotidiana. Non solo. Le foreste sono fondamentali per il contrasto ai cambiamenti climatici: ogni anno assorbono circa 16 Giga tonnellate di CO2, un terzo di quelle prodotte annualmente.
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Un viaggio intorno al mondo
Oltre a controllare lo stato di attuazione dell’Agenda 2030, l’Atlante permette di confrontare l’andamento globale dei 17 Obiettivi con quello di un singolo Paese.
Un dato preoccupante riguarda il Goal 6 “Acqua e servizi igienico-sanitari”. Nel 2020 il livello globale di stress idrico, ovvero quando la domanda di acqua è superiore alla quantità disponibile in un determinato momento, era pari al 18%, con profonde differenze tra i Paesi: dal 3% dell’Australia al 974% dell’Arabia Saudita. L’Italia presentava uno stress idrico del 30%.
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Le interconnessioni tra Goal
I 17 Obietti dell’Agenda 2030 sono interconnessi: i progressi o i rallentamenti in un Goal hanno un impatto anche sugli altri. Il legame non è sempre immediato, ma le analisi fornite dall’Atlante permettono di cogliere meglio queste connessioni.
Come sono collegati il Goal 5 “Parità di genere” e il Goal 13 “Lotta al cambiamento climatico”? Prendiamo come esempio la distribuzione del lavoro di cura. A livello mondiale le donne in media passano 2,4 ore in più al giorno a svolgere lavoro domestico non retribuito rispetto agli uomini (un dato che in Italia sale a 2,9 ore). Tra le attività di cui si fanno carico le donne c’è anche l’approvvigionamento dell’acqua. A causa dei cambiamenti climatici gli eventi estremi, come le inondazioni o la siccità, diventano più frequenti e intensi. Di conseguenza anche l’approvvigionamento di acqua diventerà più complicato, sottraendo alle donne tempo da dedicare al lavoro o allo studio.
Un legame meno noto riguarda la siccità e la violenza sulle donne: come riporta l’Atlante, in India è stato rilevato che in situazioni di siccità severa, gli episodi di violenza domestica e di uccisioni per la dote sono aumentati del 40%.
Di Maddalena Binda