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Suolo che cattura carbonio: così l’agricoltura combatte il cambiamento climatico
Una gestione sostenibile del terreno consentirebbe di rimuovere dall’atmosfera una quantità di anidride carbonica pari a quella emessa dall’intera industria dei trasporti. Ecco come il suolo contribuisce alla mitigazione.
Uno studio pubblicato a novembre 2017 nella rivista Nature evidenzia come, a seconda delle pratiche di gestione agricola, i terreni possano rappresentare al contempo fonti o depositi di carbonio. La ricerca, dal titolo “Global sequestration potential of increased organic carbon in cropland soils”, conferma la centralità dell’agricoltura nella lotta al cambiamento climatico e l’importanza della salute del suolo nel percorso di mitigazione per contenere l’aumento delle temperature globali entro i 2°C.
Il carbonio è ovunque in natura e viene trasformato in ossigeno grazie alla fotosintesi nel “ciclo del carbonio”. Attraverso le piante, infatti, il terreno assorbe l’anidride carbonica, che può rimanere nel sottosuolo per migliaia di anni, alimentando i microorganismi del terreno. Il suolo agisce così come “pozzo di assorbimento”, ma le moderne pratiche di gestione agronomica (tra cui le monocolture, l’agricoltura intensiva e l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti) impoveriscono i terreni, limitandone la capacità di cattura e stoccaggio.
L’agricoltura rigenerativa, al contrario, permetterebbe ai terreni di assorbire tra 0,9 e 1,85 miliardi di tonnellate di carbonio l’anno. Si tratta di una quantità quasi pari a quella generata dall’intera industria dei trasporti (1,87 miliardi di tonnellate l’anno), che risulterebbe in 3-7 miliardi di tonnellate di CO2 sottratte all’atmosfera.
Tra le pratiche agronomiche e forestali che possono avere un impatto positivo sulle riserve di carbonio, riducendone le perdite e aumentandone l’incorporazione, lo studio cita:
- l’utilizzo di concimi biologici, che preservano la qualità del terreno e ne arricchiscono naturalmente la fertilità;
- la semina di colture di copertura, tipicamente di specie erbacee appartenenti alle famiglie delle leguminose, delle graminacee e delle crucifere, che possono essere coltivate come intercalari (nel periodo compreso tra due colture principali, al fine di conservare o aumentare la fertilità del terreno);
- la pacciamatura, operazione di copertura del terreno con uno strato di materiale al fine di impedire la crescita delle piante infestanti e mantenere l’umidità del suolo;
- l’aratura conservativa, che lascia almeno il 30% dei residui del raccolto precedente sulla superficie del suolo, rallentando quindi il movimento dell'acqua e riducendo di conseguenza l'erosione del suolo.
Simili approcci alla gestione del suolo sono in linea con l’obiettivo di aumentare la cattura e lo stoccaggio di carbonio dello 0.4% l’anno (4‰) stabilito dall’iniziativa “4 per 1000”, lanciata ufficialmente dal ministero dell’Agricoltura francese nel corso della COP21 di Parigi.
Leggi l’articolo “Global sequestration potential of increased organic carbon in cropland soils”
Scopri di più sull’iniziativa “4 per 1000”
di Lucilla Persichetti