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Mediterraneo bollente, il cambiamento climatico mette a rischio la biodiversità
Secondo il rapporto "Focus Wwf sul Mediterraneo", il riscaldamento globale farà scomparire dai nostri mari molte specie vegetali e animali, in particolare tartarughe e cetacei, anche rispettando il limite dei due gradi stabilito a Parigi.
Basta una variazione di temperatura “moderata” per mettere a rischio il 30% delle specie locali del Mediterraneo, anche rispettando il limite di innalzamento dei due gradi centigradi stabilito dagli Accordi di Parigi.
È quanto afferma il Report "Focus Wwf sul Mediterraneo", pubblicato a pochi giorni dalla diffusione dello studio “The implications of the United Nations Paris Agreement on climate change for globally significant biodiversity areas”, realizzato dall’Università dell'East Anglia, dalla James Cook University e dal Wwf e pubblicato sulla rivista americana Climatic change.
Secondo gli studi, le specie mediterranee più colpite dal cambiamento climatico, entro i due gradi di innalzamento, sarebbero le tartarughe marine, in particolare le Caretta caretta, i cetacei, i tonni, gli squali, le razze e gli storioni, influenzati nella crescita e nella riproduzione dalla fluttuazione del clima.
Nel resto del mondo le zone più a rischio di estinzione, invece, sarebbero le savane boschive dell’ecoregione boschiva del miombo in Africa, l’Australia sudoccidentale e la Guyana amazzonica, dove un aumento della temperatura di 4,5°C porterebbe all’estinzione di oltre l’80% di anfibi, mammiferi e uccelli.
"Quella che oggi siamo chiamati ad affrontare è una vera emergenza planetaria. Il rischio che molti dei luoghi più affascinanti, come l'Amazzonia, le Isole Galapagos e alcune aree del Mediterraneo, possano diventare irriconoscibili agli occhi dei nostri figli, non solo viene confermato dai dati della ricerca, ma diventa ben più drammatico di quanto immaginavamo”, ha dichiarato Donatella Bianchi, presidente di Wwf Italia, che chiede al futuro governo italiano di definire entro quest’anno il Piano Nazionale Clima ed Energi, richiesto dall’UE, la strategia di decarbonizzazione a lungo termine e la chiusura delle centrali a carbone.
di Viola Brancatella