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Acqua: due miliardi di persone hanno difficoltà ad accedere alla risorsa
Ogni giorno nel mondo 800 donne incinte e 700 bambini sotto i cinque anni muoiono per mancanza di acqua potabile. Servono azioni collettive per raggiungere l’Obiettivo 6 dell’Agenda 2030 e garantire l’inclusione di tutti. 3/4/2019
È aumentato in modo constante il consumo di acqua negli ultimi 40 anni. Sotto l’impulso della crescita economica, di quella demografica e dei cambiamenti che hanno interessato il modo in cui utilizziamo il suolo a disposizione, la richiesta d’acqua è salita dell’1% l’anno dagli anni ’80 a oggi.
Per avere uno sguardo globale sulla situazione in cui versa la risorsa idrica, le Nazioni Unite hanno pubblicato il 19 marzo, in occasione della giornata mondiale dell’acqua del 22 marzo, il rapporto “No Leaving Behind” (nessuno deve essere lasciato indietro).
Già dal titolo del rapporto si mette in chiaro l’importanza del fattore acqua per le persone, non soltanto elemento primario della vita, ma anche driver per lo sviluppo economico e sociale di una popolazione, fondamentale per il benessere collettivo.
Secondo lo studio, attualmente oltre due miliardi di persone nel mondo vivono in zone dove risulta difficile l’accesso alla risorsa e circa quattro miliardi sono costrette a fare i conti con l’assenza di acqua almeno una volta l’anno.
Sotto la spinta demografica la domanda di acqua nel mondo è destinata ad aumentare sempre di più nei prossimi anni: si intensificheranno le richieste dai settori industriali e da quelli domestici. Inoltre, il problema legato alla gestione rischia di ingigantirsi con l’aumento delle temperature. Si calcola che per via dei cambiamenti climatici 700 milioni di persone potrebbero essere investite dal fenomeno della siccità entro il 2030; e non a garantire un elemento così prezioso ad un numero elevato di persone può solo creare altra instabilità nel contesto socio-politico mondiale.
Uno scenario rischioso per il raggiungimento del sesto Obiettivo di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, che intende proprio garantire in maniera indiscriminata l’accesso all’acqua e servizi igienicosanitari per tutti.
Il tema impatta anche sulla questione dei diritti: tocca da vicino le persone più vulnerabili della società, tra cui donne e bambini. Per quanto riguarda le prime, ad esempio, in 800 muoiono ogni giorno per complicazioni dovute a una gravidanza o a un parto dove a mancare sono proprio le condizioni igienico-sanitarie dovute all’assenza di acqua potabile.
Parlando dei bambini, ancora oggi una scuola elementare su quattro in tutto il mondo è priva di acqua potabile, fattore che contribuisce all’insorgere di diarree e altri problemi legati alla sanità, malattie che provocano la morte di 700 bambini sotto i cinque anni al giorno.
Sulla situazione è intervenuta la direttrice Unesco, tra gli istituti che hanno contribuito alla scrittura del Rapporto, Audrey Azoulay: “Nonostante l’accesso all’acqua sia un diritto per la vita e per la dignità di ogni essere umano, ancora troppe persone ne sono private. Siamo distanti da quanto ci eravamo prefissati come Nazioni Unite e dal garantire la sostenibilità della risorsa e dei servizi igienico-sanitari. Se vogliamo che le parole si trasformino in fatti, bisogna agire con una volontà collettiva, in modo da garantire l’inclusione delle diverse fasce sociali. Nessuno deve essere lasciato indietro nei processi decisionali”.
Ma non c’è molto tempo per mettere in campo serie misure a tutela della risorsa idrica, e a sottolinearlo è lo studio stesso. Entro il 2050 per la cattiva gestione dell’acqua rischiamo, infatti, non solo problemi sanitari, ma anche alimentari ed economici. Basti pensare che è a rischio una quota pari al 40% della produzione cerealicola mondiale e che con il fortificarsi degli eventi estremi legati ai cambiamenti climatici, la gestione dell’acqua potrebbe mettere in discussione addirittura il 45% del Pil globale.
di Ivan Manzo