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Entro il 2050, 10% dell’energia europea potrebbe venire dal moto ondoso
Dotato di grandi potenzialità e pochi sprechi, il settore energetico marino può rendere autonome le isole e riqualificare tratti costieri remoti. Le regioni scandinave aprono le fila, ma l’Italia segue. 19/6/2019
“Il panorama energetico europeo del 2050 potrebbe essere molto diverso da quello attuale”. Così l’articolo pubblicato del sito RiEnergia dal titolo L’Europa e l’energia dalle onde: una leadership mondiale si occupa delle nuove tecnologie ecosostenibili collegate ai moti ondosi. La transizione verso un sistema elettrificato a zero emissioni richiederà infatti un forte aumento del contributo delle fonti rinnovabili, che si prevede possano arrivare a coprire almeno l'80% della generazione elettrica. La questione è: come sarà possibile soddisfare questo fabbisogno?
“L'Europa può contare su una risorsa energetica pulita, prevedibile e presente in abbondanza, ossia quella proveniente dai mari”. Il consumo annuo di elettricità dell’Europa è pari a 3.300 Terawatt/ora (Twh), cioè a 3.300 miliardi di Kilowatt/ora. Le stime sul potenziale energetico dal moto ondoso degli oceani variano da 4 a 29.500 Twh.
Si stima che entro il 2050, l’Europa potrebbe sfruttare 100 gigawatt (Gw, milioni di Kilowatt)) di capacità proveniente dalle maree e dalle onde, circa il 10% del consumo di elettricità del continente.
Ma come funziona questa risorsa sostenibile?
“Il vento genera onde e fornisce energia alla superficie del mare” spiega l’articolo. “In questo modo le onde superficiali si uniscono creando onde più lunghe che possono percorrere distanze notevoli senza perdere la concentrazione di energia che le caratterizza”. Da questo punto di vista la costa atlantica offre alcuni dei migliori siti al mondo, con onde imponenti che viaggiano attraverso l'oceano e raggiungono le rive di Regno Unito, Irlanda, Francia, Portogallo e Spagna. Ma anche il Mediterraneo, nonostante contenga mari più “calmi”, rappresenta un mercato da sfruttare.
Questa energia viene poi convertita dai cosiddetti Wave Energy Converters (Wec) per creare elettricità. A oggi esistono otto tipi di Wec che si differenziano per il modo in cui catturano l’energia; la maggior parte si definiscono “assorbitori", perché sfruttando il moto sussultorio dell’onda possono raccogliere energia dalle onde provenienti da ogni direzione. A questi si aggiungono gli “attenuatori”, quando si tratta di strutture galleggianti orientate parallelamente alla direzione di propagazione dell’onda, e “terminatori”, se collocati in corrispondenza del fronte d’onda. Inoltre, l’energia delle onde può essere impiegata anche per rendere autonome a livello energetico quelle isole che attualmente fanno affidamento su generatori che impiegano combustibili costosi e inquinanti, o per rivitalizzare zone costiere remote.
Oggi, quasi la metà dei brevetti mondiali riguardanti le tecnologie di energia da moto ondoso appartengono a società europee. Questo grazie anche all’Ocean Energy Europe (Oee), la più grande rete di professionisti dell'energia marina al mondo, con oltre 120 organizzazioni che ne fanno parte, tra industrie, utility e istituti di ricerca.
A partire dal 2010, infatti, in Europa sono stati installati 11,3 megawatt (Mw, migliaia di kilowatt) di energia da moto ondoso. La capacità continua ad aumentare costantemente, a riprova del fatto che il settore si sta sviluppando, così come le tecnologie connesse a esso. Gli sviluppatori nordici, almeno recentemente, sono stati tra i più attivi. Ad esempio, al largo di Orkney (Scozia), il dispositivo "Penguin" da 1 Mw della finlandese Wello è sopravvissuto due anni con onde alte 20 metri. Nell’ultimo periodo anche l'Italia è protagonista del settore. Enel Green Power sta lavorando insieme a 40South Energy sulla versione aggiornata di un dispositivo al largo di Marina di Pisa. Eni è impegnata in due progetti nel Mare Adriatico: uno con l’americana Opt e un altro con il Politecnico di Torino. Quest'ultimo, localizzato a Ravenna, è un impianto pilota integrato a un sistema ibrido smart grid. L'anno scorso, inoltre, la società danese Wavepiston ha firmato un contratto da 4,9 milioni di euro per un progetto di desalinizzazione e moto ondoso in Sardegna.
Sono inoltre in cantiere progetti da parte di sviluppatori lungo tutta l’Europa, tra cui Marine Power Systems (Regno Unito), Sinn Power & Nemos (Germania), Laminaria (Belgio) e Geps Techno (Francia).
In conclusione, con l’eolico e il solare che costituiranno la percentuale maggiore del futuro sistema energetico europeo, l'energia del mare diventa fondamentale, tanto per la sua reperibilità quanto per le sue capacità che, come conferma l’articolo, “la rendono potenzialmente la più grande fonte di energia pulita al mondo”.
di Flavio Natale