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Eurostat: il futuro è ricco di incognite, soprattutto per clima e biodiversità
Un rapporto delinea i progressi compiuti dall’Ue verso il 2030. Bene sanità, educazione, lavoro, lotta alla povertà e qualità della vita nelle città, ma non mancano i ritardi che richiedono un maggiore impegno. 11/7/2019
“Le prove sono sempre più chiare. Se persistiamo nei nostri modi di produrre, consumare e scartare, gran parte del pianeta diventerà inabitabile. Questo però non deve infonderci paura, bensì ispirarci all'azione”. Con queste parole Frans Timmermans e Marianne Thyssen, rispettivamente vice-presidente della Commissione europea e Commissario europeo per l'occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità del lavoro, introducono il rapporto Eurostat Sustainable development in the European Union. Questo documento, pubblicato il 28 giugno, è il terzo tra le relazioni periodiche di Eurostat che monitorano i progressi dell’Unione europea verso gli SDGs. L'analisi contenuta in questa pubblicazione si basa sul set di indicatori sviluppato in collaborazione con esperti del settore, e comprende circa 100 indicatori strutturati per valutare i 17 SDGs. Il rapporto di monitoraggio fornisce una presentazione statistica delle tendenze relative agli ultimi cinque anni ("a breve termine") e, quando disponibili dati sufficienti, agli ultimi 15 anni ("a lungo termine").
La domanda è: l'Unione Europea ha effettivamente compiuto progressi significativi verso gli obiettivi dell’Agenda? Come mostra la figura qui sotto, in questo periodo di cinque anni “l'UE ha compiuto progressi verso quasi tutti gli obiettivi”. Questo miglioramento si riferisce ai guadagni in termini di salute reale e percepita (goal 3), riduzione di alcune dimensioni della povertà e dell'esclusione sociale (goal 1) e aumento della qualità della vita nelle città e nelle comunità (goal 11). Ad esempio, sia l'aspettativa di vita che la salute auto-percepita (ovvero quanto le persone si sentono in salute) hanno continuato a crescere; inoltre gli europei sembrano muoversi verso uno stile di vita più sano. Allo stesso tempo, “alcune privazioni materiali e i tassi di intensità del lavoro continuano a scendere”, e un numero sempre maggiore di cittadini è in grado di soddisfare i propri bisogni primari. Questi bisogni di base includono anche le condizioni abitative (un numero sempre minore di europei vive in abitazioni inadeguate).
Queste tendenze favorevoli possono essere viste sullo sfondo di una situazione economica in miglioramento nell'Unione Europea negli ultimi cinque anni (goal 8). La crescita costante del prodotto interno lordo è stata accompagnata da continui aumenti degli investimenti e dell'occupazione, nonché dalla diminuzione della disoccupazione, in particolare la disoccupazione giovanile e quella di lunga durata. La crescente attività economica nell'Unione, tuttavia, non è sempre accompagnata da uno sviluppo efficiente nell'utilizzo delle risorse naturali e da una analisi adeguata degli impatti ambientali. Come esemplificato dal grafico, le posizioni dei goal 7, 12, 13 e 15 sono tra le peggiori. Infatti, mentre le emissioni di gas serra sono state leggermente ridotte, il consumo di risorse energetiche è aumentato negli ultimi anni, così come la produzione di rifiuti. “L'Unione non sembra quindi sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi al 2020 sul consumo di energia primaria e finale” dichiara il rapporto. Inoltre, sebbene l'Unione stia tentando di raggiungere l'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2020, l'Europa continua ad affrontare impatti climatici sempre più gravi, come l'aumento delle temperature superficiali e l'acidificazione degli oceani. Anche la biodiversità, monitorata in particolare per alcune specie di volatili, diminuisce, mentre la condizione del suolo migliora.
Le tendenze nell'istruzione (goal 4) appaiono invece favorevoli. “Abbiamo già raggiunto i parametri di riferimento per l'istruzione terziaria e istruzione e assistenza per la prima infanzia, e siamo vicini al raggiungimento degli obiettivi in materia di abbandono prematuro dell'istruzione e della formazione, nonché all'occupazione dei neolaureati” dichiara Eurostat. Ciononostante, persistono alcune aree critiche, come il livello di apprendimento nelle fasce adulte. L'Unione ha anche compiuto alcuni progressi nel sostegno dei Paesi in via di sviluppo, ad esempio attraverso flussi finanziari e scambi commerciali (goal 17). Le tendenze sono state invece contrastanti nel settore della produzione agricola sostenibile e dei suoi impatti ambientali (goal 2). Anche gli sviluppi negli obiettivi sull'uguaglianza di genere (goal 5) e altre forme di disuguaglianza (goal10) sono stati misti.
Un allontanamento dagli obiettivi di sviluppo sostenibile è stato registrato anche nelle prestazioni di innovazione e trasporto, monitorate dagli indicatori del goal 9. Sia l'intensità della ricerca che lo sviluppo di brevetti hanno mostrato tendenze più o meno stazionarie, mentre un effettivo mutamento verso la diffusione di forme di trasporto sostenibili non è avvenuto. Infine, nel caso di tre obiettivi (goal 6, 14 e 15) le tendenze generali dell'Unione Europea non possono essere calcolate a causa di dati insufficienti nella finestra dei cinque anni.
Il lavoro da fare è dunque ancora molto. Come afferma Mariana Kotzeva, direttrice generale Eurostat, “questo rapporto identifica le principali sfide che l'Unione europea deve affrontare in questo momento, e deve ispirare i Paesi a intraprendere nuove azioni di sviluppo sostenibile”.
di Flavio Natale