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La mitigazione passa (anche) dalle aule giudiziarie
La Commissione dei diritti umani delle Filippine afferma per la prima volta che è possibile portare in tribunale le maggiori imprese dei combustibili fossili. È una questione di giustizia climatica. 18/12/19
Mentre a Madrid si dibatteva dei tecnicismi che ruotano intorno al completamento del libro delle regole dell’Accordo di Parigi, dai padiglioni della COP 25 usciva il 9 dicembre una notizia che potrebbe segnare la lotta alle emissioni gas serra. La Commissione per i diritti umani filippina dopo tre anni di indagini è arrivata alla storica decisione che inchioda le aziende dei combustibili fossili: è stato riconosciuto lo stretto legame tra le attività condotte, estrattive e comunicative, e i danni generati dal cambiamento climatico.
L’indagine è la prima nel suo genere ed esamina in modo approfondito le violazioni dei diritti umani legate al clima che cambia. In base alle prove raccolte la Commissione ha riscontrato che le 47 “Carbon majors”, i maggiori produttori di combustibili fossili al mondo, potrebbero essere ritenute legalmente e moralmente responsabili delle violazioni dei diritti umani derivanti dai cambiamenti climatici. La Commissione ha anche dichiarato che i casi possono e dovrebbero essere portati davanti ai tribunali nazionali per trovare rimedi ai sensi dei regimi giuridici nazionali e, laddove le leggi nazionali esistenti non siano adeguate, ha raccomandato ai governi l'obbligo di attuare riforme legali per garantire l'accesso alla giustizia per le comunità colpite.
Sulla notizia si è espressa Chema Vera, direttore esecutivo di Oxfam, organizzazione attenta a questi temi: "È una pietra miliare nella lotta per la giustizia climatica da parte di milioni di persone, dalle Filippine al Mozambico al Guatemala, che hanno perso i loro cari, le case e i mezzi di sostentamento a causa di un'emergenza climatica di cui sono poco responsabili. La valutazione è come una scritta sul muro delle più grandi aziende mondiali di combustibili fossili: devono assumersi la responsabilità per i danni che hanno causato e passare rapidamente all'energia pulita".
La decisione non prevede sanzioni immediate per le società in questione, ma crea un precedente legale importante che potrebbe fare da apripista a ulteriori contenziosi e persino a indagini penali. In questo modo la Commissione spera di costringere le grandi società che producono gas climalteranti a risarcire i cittadini dei danni generati e a in vestire in energie pulite per tutelare il benessere collettivo.
Le Filippine sono tra i Paesi maggiormente esposti agli eventi estremi esacerbati dal riscaldamento globale. Un caso come tanti, basti pensare che nel 2018 solo l’uragano “Marie” ha causato danni e perdite alla Repubblica dominicana pari al 225% del Pil nazionale. Dopo l’utilizzo delle migliori tecnologie a disposizione e dell’energia rinnovabile, il disinvestimento dalle fonti fossili e la successiva riallocazione delle risorse, i Paesi più vulnerabili, e non solo, hanno forse un altro strumento a disposizione per chiedere “giustizia climatica”.
di Ivan Manzo