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Giustizia per le donne: parità di genere e diritti minati dalla Pandemia
Secondo il rapporto “Justice for women amidst Covid-19”, le sfide urgenti sono l’accesso limitato alle istituzioni giudiziarie, l’aumento della violenza domestica, l’ingiustizia verso le lavoratrici e le leggi discriminatorie. 15/6/20
Sono in serio pericolo i miglioramenti ottenuti negli ultimi anni sul piano della parità e della giustizia di genere, per l’esacerbarsi, durante il periodo della quarantena, di lacune e problemi pregressi, come la violenza domestica, la discriminazione sul lavoro, l’applicazione di leggi discriminatorie sulla proprietà, il divario legale di genere, l’esclusione delle donne dai processi decisionali e l’esistenza di sistemi giudiziari informali e consuetudinari.
Questa la sintesi sullo stato di salute della giustizia di genere diffusa nel rapporto pubblicato il 21 maggio dal titolo "Justice for women amidst Covid-19”, elaborato da Un Women, Organizzazione internazionale del diritto per lo sviluppo (Idlo), Programma delle Nazioni unite per lo sviluppo (Undp), Ufficio dell’Onu sulle droghe e il crimine (Unodc), Banca mondiale, Pathfinders for peaceful, Just and inclusive societies, e sostenuto da The Elders.
Basato sul rapporto Justice for women del 2019 e integrato con una serie di analisi sugli impatti del Covid-19 sulla giustizia, il dossier evidenzia alcune delle necessità di intervento messe già in luce nel rapporto annuale Idlo 2019 e rappresenta una vera e propria call to action per i governi di tutto il mondo, al fine di realizzare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile sulla parità di genere e garantire a tutti gli stessi diritti giuridici.
Durante la Pandemia, circa 2,73 miliardi di donne hanno vissuto in Paesi in cui è stata applicata la quarantena, confrontandosi improvvisamente con preesistenti lacune legali e sociali e trovandosi spesso a essere vittime di abusi e discriminazioni.
Nonostante le iniziative digitali (applicazioni, piattaforme di protezione legale, social media) adottate in alcuni Paesi, come Italia, Cina, Spagna e Inghilterra per contrastare e denunciare la violenza di genere in aumento durante la quarantena, a livello globale le donne hanno il 20% di probabilità in meno rispetto agli uomini di possedere uno smartphone e di accedere a internet da un telefono. Per questo, colmare il divario digitale è una delle azioni prioritarie raccomandate dal dossier, accanto alla necessità di “ricalibrare” l’applicazione della giustizia, per garantire che le dimensioni di genere non vengano trascurate; proteggere i titolari dei diritti e dei doveri nella giustizia, dando priorità a procedimenti giudiziari che riguardano reati gravi come la violenza domestica; sostituire i processi completi con provvedimenti giudiziari provvisori per garantire l’immediata sicurezza di donne e bambini, ad esempio in caso di sfratto; proteggere le donne detenute nei loro diritti fondamentali con misure economiche e di assistenza sociale; mantenere l’impegno per l’abrogazione di leggi discriminatorie; includere le donne nei processi decisionali; implementare il proposito di non lasciare nessuno indietro.
"Non possiamo lasciare che l'uguaglianza di genere e i diritti delle donne siano tra le vittime del Covid-19", ha affermato Jan Beagle, direttore generale di Idlo. “Ora più che mai, per le istituzioni giudiziarie è indispensabile rispondere ai bisogni delle donne e delle ragazze e offrire una giustizia incentrata sulle persone. L'attuale Pandemia ha portato alla ribalta il divario incredibilmente ampio di ingiustizia e disuguaglianza. È più di una semplice emergenza di salute pubblica ed economica” - ha concluso Beagle - “è anche una crisi morale, in cui coloro che sono già esclusi sono ulteriormente emarginati ed esposti a maggiori pericoli. Man mano che il rischio di violenza di genere continua a crescere e la capacità delle istituzioni giudiziarie di fornire servizi in modo efficace diminuisce, è di massima priorità forgiare modi innovativi per sostenere l'accesso delle donne alla giustizia e consentire loro di realizzare i propri diritti “.
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di Viola Brancatella