Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Progetti e iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Niccolò Gori Sassoli.
Scopri di più sull'ASviS per l'Agenda 2030

The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

Approfondimenti

Unità nella diversità: la risposta universale alle sfide globali che serve

di Marco Bresci, ingegnere e divulgatore

L’Obiettivo 16, pace, giustizia ed istituzioni forti è un sogno accarezzato da tempo immemorabile. Potrà avverarsi l’utopia di una pace mondiale permanente?

4 novembre 2021

Fin dai tempi antichi si è sognato una città ideale, uno Stato ideale, un mondo ideale. Si pensi al tentativo di pianificazione di una polis ideale, che nasce dalla dimensione filosofica e dall’'idealismo di Platone, nei suoi dialoghi sulla Repubblica e sulle Leggi. Si può discutere sulle teorie politiche, su quanto siano utopistiche, tuttavia il suo pensiero ha indubbiamente influenzato la storia del pensiero occidentale.

Nel Rinascimento venne ripresa la discussione della città ideale, ci furono alcuni esempi concreti e realizzazioni a livello architettonico ed estetico, con la consapevolezza della centralità dell'uomo e del valore della sua dignità, in un’atmosfera umanistica che riponeva la sua fiducia in lui, nel suo agire, e nella sua capacità di concepire ed edificare lo spazio urbano.

Una delle rappresentazioni pittoriche del concetto: Città ideale (fine XV secolo), dipinto di anonimo fiorentino, conservato al Walter Art Museum di Baltimora nel Maryland.

Il tema della città ideale ha avuto una lunga evoluzione fino ai nostri tempi, ma non ritrova l’originaria spinta astratta e ideale fino alle nuove concezioni architettoniche dell’Illuminismo, volte a favorire un'indagine scientifica della realtà. Il neoclassicismo riprese gli ideali, l’apparato formale dell’architettura classica greca e romana e la razionalità nelle forme stesse, assimilando gli elementi architettonici tradizionali ad elementi costruttivi.

Il desiderio che l’uomo ha di comunicare attraverso l’espressione artistica è testimoniato fin dagli albori della nostra civiltà. Una particolare rilevanza dal punto di vista storico, culturale, umanistico ed artistico è il patrimonio delle religioni che si manifestano nel tempo con i loro messaggi sociali ed insegnamenti morali, rivolti al conseguimento della pace, della giustizia ed all’unità (1). Per la prima volta nella storia dell’Umanità è possibile conoscere i vari messaggi religiosi, inquadrarli storicamente, riconoscerne l’unicità, la relatività e la progressività, i loro scopi comuni, ovvero migliorare i comportamenti umani, la qualità dei rapporti e le condizioni di vita sociale. Le leggi e le norme rivelate dai fondatori delle religioni sono relative ai tempi in cui compaiono ed hanno come obiettivo lo sviluppo di civiltà ideali, fondate sui valori universali.

Le varie civiltà che si sono succedute hanno tutte attraversato delle fasi: un’emersione con crescita più o meno lenta, un periodo di massimo splendore, un declino inesorabile.

Pertanto il grande desiderio di un mondo pacificato, unito e armonizzato si è ripresentato più volte nel corso della storia, generalmente dopo grandi crisi, calamità o tragedie, come ad esempio dopo le due guerre mondiali e durante il periodo della guerra fredda. Dopo la prima guerra mondiale è nata la Lega delle Nazioni e dopo la seconda guerra mondiale l’Organizzazione delle Nazioni unite. Sono stati i primi tentativi di cooperazione internazionale per evitare altri devastanti conflitti. Queste due istituzioni, che inizialmente suscitarono grandi speranze ed attese, nel tempo si sono dimostrate incapaci di impedire nuove deflagrazioni, di bloccare la corsa agli armamenti, di favorire lo sbocciare di una civiltà mondiale, pacifica, equilibrata, equa ed ecosostenibile.

Il crollo del muro di Berlino e del marxismo hanno posto fine alla paura di una guerra nucleare, basata sul deterrente atomico, ma il business delle armi va avanti con accumulo di armi sempre più potenti e numerose, come se quelle esistenti già non fossero sufficienti a distruggere l’umanità.

Ad un primo sguardo sembrerebbe pertanto che l’Obiettivo 16, pace, giustizia ed istituzioni autorevoli sia forse quello più difficile da raggiungere, proprio per la natura dell’uomo, per la sua immaturità e per i suoi comportamenti ancora troppo egocentrici, esibizionisti, materialisti e nazionalistici.

Ci sono però anche elementi confortanti, che portano speranza per un futuro più luminoso. Quante utopie sono risultate realizzabili? Veramente tante. Tutte le utopie di Verne si sono concretizzate tranne il viaggio al centro della Terra; non si contano quelle romanzate dalla fantascienza che sono diventare realtà. Chi avrebbe potuto immaginare nel secolo scorso che avremmo potuto comunicare con uno smartphone con tutto il mondo senza l’utilizzo di fili?

Non solo, sono scomparsi anche altri generi di utopie. Sono caduti i grandi potentati, secolari, in pochi anni. Chi fosse stato sotto i Borboni, gli zar, gli Hohenzollern, come avrebbe potuto immaginare la loro frantumazione rapida e irreversibile? Come pure i Sultanati, i Califfati, il potere temporale dello Stato del Vaticano sono spariti dal palcoscenico della storia in poco tempo rispetto alla loro durata. In tempi recenti si è vista la caduta del sistema comunista in maniera sconcertante ed imprevedibile per la velocità e per la portata.

Ci sono più narrazioni, più chiavi di lettura, più modi di raccontare la storia, che ci possono aprire spiragli per intravedere più direzioni per il futuro ed individuare cambiamenti positivi. La versione standard è lo studio della successione di conflitti e di processi di unificazione, con enfasi delle strategie militari e dell’arte della guerra, delle vittorie nelle competizioni economiche.

Una narrazione più aperta ad una sapienza globale è quella che mette al centro della storia il succedersi di civiltà, dei relativi paradigmi, dei valori e degli insegnamenti che possiamo trarre anche per i nostri giorni. Si può vedere allora come ci sia stata un’evoluzione da forme di aggregazione piccole, come famiglia, clan, tribù, villaggio, a città stato, imperi, nazioni. Un lungo processo storico verso una interconnessione con tutti i popoli della Terra. Si può allora intravedere un altro passaggio, da un tipo di società nazionalistico – conflittuale ad un mondo unito.

Tappe della civiltà umana. Successione di passaggi evolutivi. Progetto grafico di Marco Bresci e Marco Del Puglia.

Le incalzanti sfide attuali, tutte mondiali, spingono verso una risposta universale. Le Nazioni da sole non sono in grado di risolvere problemi come i cambiamenti climatici, l’immigrazione, la questione energetica, l’aumento della povertà e la perdita dei posti di lavoro. Si avverte la mancanza di un coordinamento, di un Ente che possa tutelare e salvaguardare gli interessi e la sicurezza dell’umanità nel suo complesso. L’umanità oggi è l’insieme dei viventi, un numero, non gode di nessun diritto. Hanno personalità giuridica gli stati, le multinazionali, alcune Ong, ma non ancora l’umanità che sarebbe il soggetto più importante. Per poter salvaguardare i propri diritti e raggiungere gli obiettivi prefissati, l’umanità ha necessità di ottenere il riconoscimento universale, politico e giuridico. L’umanità è una e indivisibile, il suo riconoscimento come personalità giuridica rispecchia il diritto all’esistenza ed alla propria salvaguardia. Tale riconoscimento politico e giuridico potrà realizzarsi nella forma di una federazione mondiale, o di un super Stato mondiale o di un Commonwealth mondiale.

L’interesse dell’umanità è superiore a qualsiasi problema di sicurezza nazionale e a quello delle multinazionali. Saranno i leader del mondo, i fiduciari di tutte le Nazioni della Terra e le condizioni storiche a determinare tale importante passo e le varie tappe evolutive di tale sistema organizzativo. Il processo di formazione delle nazioni è stato molto lungo e tormentato e probabilmente sarà così anche per la formazione di questo nuovo tipo di organizzazione, che avrà la funzione di coordinare le strategie per lo sviluppo di una civiltà mondiale, pacifica, equa, inclusiva, sostenibile, sotto la bandiera dell’unità nella diversità.

Unità nella diversità, © progetto grafico di Marco Bresci e Dario Marchini.

In fin dei conti le Nazioni sono le membra dell’umanità, le strade sono le sue arterie, le istituzioni sono i suoi organi, le comunicazioni sono il suo sistema nervoso, gli esseri umani sono le sue cellule. Come gli esseri umani sono costituiti da corpo, mente e spirito, tutti collegati fra loro, analogamente l’umanità ha un suo “corpo”, una sua “mente” e un suo “spirito”.

Ci sono tanti progetti per produrre energia in maniera pulita per tutto il mondo, per disinquinare, per vincere i deserti, per il momento inattuabili proprio per i limiti della geopolitica nazionalista. Le isole di plastica negli oceani si trovano al di fuori delle acque internazionali, per cui non interessa ai governi organizzare un’operazione di recupero e riciclaggio, è come se fossero su Marte. O ancora, le emissioni degli aerei cargo e delle portacontainer non sono conteggiate, sempre per lo stesso motivo, ma è tutta l’umanità a pagare il prezzo dell’inquinamento.

Sono ricchezze proprie dell’umanità la moltitudine di diversità culturali, sociali, etniche, il patrimonio di conoscenze accumulato nei millenni di storia, gli apporti delle rivelazioni religiose, le manifestazioni artistiche, le conquiste tecnico-scientifiche, tutto ciò che è offerto dalla natura. Però si assiste ad un accaparramento delle risorse del sottosuolo, senza pensare alle generazioni successive, per impossessarsi dei giacimenti residui, anche militarmente, quando esse potrebbero essere considerate non beni delle Nazioni che le detengono, bensì patrimonio dell’umanità. Per il momento solo l’Antartide e poche altre aree sparse nel mondo sono protette dalla dichiarazione di Patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco, quando invece tutto il mondo dovrebbe avere la stessa custodia, attenta salvaguardia e protezione di una istituzione universale.

Si fa strada il bisogno di una giurisdizione dell’umanità su tutta la Terra, sugli Stati nazione, sulle multinazionali, sul sistema delle relazioni internazionali e del commercio, i mari, i cieli e lo spazio circostante il Pianeta, demandando alle Nazioni l’amministrazione dei territori.

Il fine supremo dell’umanità è il conseguimento di una pace mondiale, intesa non come assenza di guerra, ma come condizione stabile, grazie alla giustizia ed alla equità nella gestione degli affari umani ed a nuovi idonei strumenti giuridici. Oggi se c’è una controversia fra due persone non si fa più un duello, si va da un giudice. Analogamente per le dispute su confini, gestione di beni e risorse fra le nazioni si può pensare al ricorso ad una Corte internazionale super partes, anziché fare la guerra. In questa visione prenderebbe corpo l’opzione del disarmo universale e simultaneo, con mantenimento solo di piccoli contingenti di forza pubblica per la sicurezza interna dei singoli Paesi e dirottando immensi capitali oggi destinati agli armamenti per il perseguimento degli obiettivi come l’eliminazione della povertà, della fame, delle disuguaglianze, delle ingiustizie sociali ed economiche, nonché per il disinquinamento e per una prosperità globale.

Educazione universale, © Marco Bresci

Forse l’unità del genere umano potrà non essere conseguita entro il 2030, ma entro un secolo forse sì, se ci sarà uno sforzo mondiale concertato per un’educazione universale alla cittadinanza mondiale. È il momento di iniziare corsi di formazione per un’educazione universale. Secondo gli insegnamenti spirituali “La Terra è un solo Paese e l’Umanità i suoi cittadini” e “Tanto potente è la luce dell’unità da illuminare il mondo intero”(2).

Il mondo per fortuna va avanti anche con i sogni, le utopie ed i nobili insegnamenti, coltiviamoli!

Corso di formazione per uno sviluppo sostenibile e di educazione per il conseguimento di una pace universale. A cura di Marco Bresci, per maggiori informazioni visitare la pagina.

 

Note:

(1) È stato creata un’organizzazione internazionale non-governativa, senza fini di lucro, impegnata a promuovere la conservazione, la protezione, l’uso e la valorizzazione del patrimonio culturale mondiale: l’Icomos consiglio internazionale dei monumenti e dei siti, organo consultivo dell’Unesco. Esso si dedica allo sviluppo di dottrine comuni, l’evoluzione e la diffusione delle conoscenze, la creazione di migliori tecniche di conservazione, e la promozione del patrimonio culturale. Questo Comitato ha prestato un’attenzione particolare  al patrimonio culturale di interesse religioso ed alla conservazione del sacro. Molti luoghi sacri religiosi sono oggi patrimonio dell’umanità grazie all’Unesco.

(2) Fonte: Spigolature dagli Scritti di Bahá’u’lláh


 

Nella sezione “approfondimenti” offriamo ai lettori analisi di esperti su argomenti specifici, spunti di riflessione, testimonianze, racconti di nuove iniziative inerenti agli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli articoli riflettono le opinioni degli autori e non impegnano l’Alleanza. Per proporre articoli scrivere a redazioneweb@asvis.it. I testi, tra le 4mila e le 10mila battute circa più grafici e tabelle (salvo eccezioni concordate preventivamente), devono essere inediti. 

giovedì 4 novembre 2021

Aderenti