Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Progetti e iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Niccolò Gori Sassoli.
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The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

Approfondimenti

A Bologna un’indagine su come il divario digitale incide sulle persone anziane

di Gianluigi Bovini, Segretariato ASviS

L’esclusione digitale è un problema di cittadinanza che condiziona aspetti decisivi dell’esistenza quotidiana. Il 38,3% degli intervistati ha dichiarato che servono strumenti semplici, pensati per le esigenze degli anziani.

10 dicembre 2021

Studiare, lavorare, curarsi e più in generale partecipare alla vita economica, sociale e culturale: durante la pandemia, che segna le nostre vite da oltre un anno e mezzo, queste attività fondamentali sono proseguite in molti casi solo grazie a un massiccio ricorso alle tecnologie digitali che hanno sostituito o integrato l’incontro in presenza con la comunicazione a distanza.

Come ha osservato Stefano Boeri in “Urbania” il virus “essendo un’entità biologica avanza saltando da un umano all’altro, accelerando nei punti di densità e rallentando dove c’è distanza, dove prevale lo spazio vuoto. Muovendosi tra i corpi, altera i luoghi. Li svuota dopo averli usati come contenitori pieni di vita. Mentre ci spinge a diluire le presenze e i contatti nello spazio, il virus distorce anche la geografia del nostro tempo”.

Questa improvvisa e radicale modifica dei rapporti con lo spazio e il tempo ha investito in modo differenziato le diverse persone, in relazione al profilo demografico, sociale ed economico. Un fattore discriminante decisivo è stato rappresentato dal diverso grado di possibilità di connettersi alla rete e dalle differenti abilità di utilizzare le tecnologie digitali e interpretare correttamente il flusso informativo che ne scaturisce.

Il divario digitale ha colpito tutte le classi di età, a partire da quelle più giovani coinvolte durante il lockdown   in varie modalità di didattica a distanza che hanno acuito le differenze preesistenti nei percorsi scolastici e negli esiti dell’apprendimento. Appare però molto probabile che le maggiori difficoltà di inserimento in questa nuova esperienza di cittadinanza digitale si siano registrate nella popolazione anziana, identificata in modo convenzionale con le persone in età superiore a 64 anni. Per indagare questa grave forma di esclusione il Comune di Bologna, in collaborazione con l’Associazione di docenti, ricercatori e ricercatrici dell’Università di Bologna “Parliamoneora”, ha promosso un’indagine sull’utilizzo delle tecnologie digitali da parte delle cittadine e dei cittadini appartenenti a questa fascia di età (che comprende in città quasi 98.000 persone).

L’indagine è stata affidata a Doxa e ha previsto la realizzazione di 1.000 interviste con il metodo “cati-cami” (70% delle interviste condotte su telefono fisso e 30% su telefono cellulare). Il campione è stato stratificato per le principali variabili socio-demografiche (genere, età, titolo di studio e quartiere di residenza). Le interviste sono state svolte nel mese di settembre 2021 e la natura fortemente innovativa dell’indagine ha comportato un’elevata quota di rifiuti, condizionati probabilmente in modo determinante dal livello di istruzione della persona contattata e dalla conoscenza del tema oggetto dell’indagine.

Per quanto riguarda il profilo demografico il campione intervistato, per effetto delle variabili di stratificazione, riflette le caratteristiche della popolazione anziana e si distribuisce in modo omogeno nei sei quartieri cittadini: si conferma così fra le persone che hanno partecipato all’indagine una netta prevalenza del genere femminile (59,2%) e una forte presenza di individui in età superiore a 79 anni (38%). Oltre il 91% delle persone intervistate vive da solo (38,1%) o in coppia (53,2%) e le famiglie con un solo componente sono maggiormente concentrate fra le donne e nelle età più avanzate. In larghissima prevalenza (95,5%) le persone intervistate hanno dichiarato di non lavorare.

Le ridotte dimensioni dei nuclei familiari si associano nella maggior parte dei casi a una buona rete di relazioni: il 73,5% degli intervistati ha relazioni continuative con figli o altri parenti al di fuori del nucleo familiare e il 54,1% intrattiene rapporti sistematici con amici e conoscenti.

Prima di esaminare i risultati dell’indagine relativi al divario digitale è necessario precisare che gli intervistati hanno evidenziato un livello di istruzione mediamente più elevato rispetto alla popolazione residente in altri territori della città metropolitana o della regione nella stessa fascia di età: il 56,4% ha dichiarato un titolo di studio fino alla scuola media inferiore, il 26,5% era in possesso di un diploma professionale o di scuola media superiore e il 17,1% era laureato.

Fatta questa indispensabile premessa si può osservare una tendenza positiva relativa alle dotazioni tecnologiche: fra coloro che possiedono una linea telefonica fissa (942 casi su 1000) il 48,8% ha la possibilità di collegarsi a Internet con Adsl (19,2%) oppure con la fibra ottica (29,6%). La possibilità di connessione è nettamente superiore fra gli uomini (62,4%) rispetto alle donne (39,5%) e decresce sensibilmente con l’avanzare dell’età (fra le persone con più di 79 anni ha dichiarato questa possibilità solamente il 21,4%).

Le variabili del genere e dell’età si confermano decisive anche nella dotazione degli altri strumenti di comunicazione e connessione: il 65,5% degli uomini possiede uno smartphone (contro il 50,3% delle donne) e anche il personale computer e il tablet sono utilizzati maggiormente dai maschi (rispettivamente 57,8% contro 34,2% e 25,7% contro 19%). Fra le persone con più di 79 anni la quota di utilizzo di questi strumenti si abbassa radicalmente: solo il 28,6% possiede uno smartphone e l’utilizzo del computer e del tablet coinvolge una minoranza degli intervistati (rispettivamente 17,1% e 10,8%). Significativo anche il dato relativo all’utilizzo di questi strumenti in precedenti o attuali attività lavorative, che viene dichiarato dal 56,4% dei maschi e dal 35,9% delle donne.

Alla domanda sull’effettivo utilizzo di questi strumenti il 66,9% degli intervistati risponde positivamente: il 39,5% è pienamente autonomo, mentre il 27,4% è aiutato da altre persone (in larga prevalenza figli, nipoti o altri familiari).  Fra gli uomini è più elevata la quota di chi è autonomo (49,7% contro il 32,4% delle donne), mentre gli aiuti si rivolgono maggiormente al genere femminile (29,5% contro 24,4%). Ancora una volta dopo i 79 anni il divario digitale si accentua nettamente e la quota di chi usa questi strumenti si riduce al 45,8% (22,1% in autonomia e 23,7% con aiuti). Praticamente assente nelle risposte degli intervistati il supporto all’utilizzo fornito da istituzioni pubbliche o associazioni del terzo settore.

Fra le attività svolte con questi strumenti digitali dalle 395 persone che si dichiarano autonome prevalgono nettamente le telefonate e i messaggi (86,1% dei casi), seguiti dalla partecipazione a social network e chat (72,3%) e dalla posta elettronica (69%). Molto frequenti sono anche la consultazione di siti internet di servizio, quali ad esempio le banche e l’Inps (62%) e la visualizzazione di previsioni meteo e siti Internet di informazione (rispettivamente 60,5% e 58,9%). In questa parte del campione la frequenza di utilizzo di questi strumenti è molto elevata: il 66% li usa tutti i giorni e il 15,2% due o tre volte alla settimana. Tra gli “heavy users” si conferma la maggiore presenza maschile (85,9% di utilizzatori frequenti contro il 76,4% delle donne).

Le 274 persone che hanno dichiarato esigenze di aiuto nell’utilizzo degli strumenti evidenziano le maggiori difficoltà nelle questioni tecniche sull’uso dello strumento o della connessione (65,4% dei casi), seguite dalla consultazione dei siti Internet di servizio (25,5%) e dalla posta elettronica (19,4%). Il 26,8% degli intervistati che non sono autonomi chiede aiuto almeno una volta alla settimana.

Molto interessanti appaiono inoltre le risposte fornite dalle 1.000 persone intervistate ai quesiti volti a individuare i problemi che limitano o precludono l’utilizzo delle tecnologie digitali: il 38,3% evidenzia che sarebbero necessari strumenti più semplici, pensati specificamente per le esigenze degli anziani, e il 27,8% dichiara che gli smartphone sono strumenti complessi o con troppe funzioni; il 28,9% ritiene che i personal computer non sono adatti per gli anziani che non li hanno mai usati e il 15,5% segnala l’esigenza di un supporto tecnico per configurare e gestire la rete WiFi domestica.

Quando si passa alle problematiche legate ai programmi e alle app il 29,9% sottolinea l’esigenza di ambienti pensati in modo specifico per le persone anziane, il 21,4% segnala difficoltà nell’accesso legate a problemi di registrazione o al cambio e smarrimento di password e il 16,6% evidenzia i rischi connessi alla possibilità di truffe informatiche o furto di dati personali.

Dalle risposte del campione emergono con chiarezza anche le difficoltà connesse ai costi di acquisizione e utilizzo di queste tecnologie: il 32% dei 1.000 intervistati pone l’esigenza di offerte tariffarie e agevolazioni specifiche per gli anziani e il 19,8% afferma che si dovrebbe rendere maggiormente disponibile il WiFi libero. Significativa anche la quota di coloro che dichiarano che gli strumenti di comunicazione e connessione sono troppo costosi per l’acquisto e la manutenzione (16% degli intervistati).

Di grande rilievo le risposte fornite alle domande sul possesso delle credenziali per l’accesso a siti di servizio: il 57,7% delle 669 persone che utilizzano gli strumenti digitali dichiara di possedere il Fascicolo sanitario elettronico, il 53,2% compie operazioni bancarie online; il 53% si è dotato dello Spid, il 43% accede al sito dell’Inps e una quota prossima al 30% ha scaricato le app Immuni, Io/pago Pa o accede al sito dell’Agenzia delle entrate. Elevato appare il giudizio positivo sull’utilità di questi siti di servizio: il 57,7% dei 466 utenti li considera molto utili e il 35,7% abbastanza utili.

Una domanda del questionario in particolare permette di sintetizzare molte delle indicazioni emerse dalle risposte esaminate in precedenza: interrogato sugli approcci verso gli strumenti di comunicazione e connessione digitale il 47,1% del campione di 1.000 intervistati ha manifestato un atteggiamento “chiuso”, mentre il 39,2% ha dichiarato un interesse verso le nuove tecnologie (il restante 13,8% si colloca su una posizione intermedia ed evidenzia le difficoltà di comprendere e seguire l’evoluzione delle nuove tecnologie).

Tenuto conto di tutte queste indicazioni, che sono strettamente legate alla specificità del campione intervistato nella città di Bologna caratterizzato da livelli di istruzione superiore più elevati della media metropolitana e regionale, si può ipotizzare che in contesti territoriali più ampi (quali la città metropolitana di Bologna o l’intera regione Emilia-Romagna) la quota di popolazione anziana che evidenzia problemi nell’accedere pienamente  o parzialmente alla cittadinanza digitale possa raggiungere percentuali superiori al 50% del totale.

Siamo quindi in presenza di un rilevante problema di cittadinanza, che sicuramente condiziona alcuni aspetti decisivi dell’esistenza quotidiana di queste persone e compromette le possibilità di partecipare pienamente alla vita delle comunità a cui appartengono. Le azioni da mettere in campo sono molteplici:

  • assicurare la possibilità di accesso efficace alla Rete in tutto il territorio regionale;
  • aiutare economicamente e con supporti formativi le persone anziane che sono in grado di utilizzare in autonomia o con ausili le nuove tecnologie (nell’indagine promossa dal Comune su 1.000 rispondenti il 27,2% dichiara di avere ricevuto formazione e assistenza da parte di parenti e/o conoscenti e il 22,4% avverte l’esigenza di interventi formativi e corsi di aggiornamento);
  • prevedere forme semplici e immediatamente praticabili di delega verso familiari o altre persone di fiducia da parte di chi non è in grado per diversi motivi di accedere a queste forme di connessione.

Assicurare la cittadinanza digitale alla popolazione anziana è importante in considerazione delle tendenze demografiche previste nei prossimi decenni nel territorio regionale e metropolitano. Tutti gli scenari indicano un’ulteriore forte crescita della quota di persone in età superiore a 64 anni, che dovrebbe dopo il 2040 rappresentare circa un terzo della popolazione totale; l’incremento relativo sarebbe particolarmente accentuato nella fascia in età più avanzata (79 anni e oltre), che come l’indagine dimostra presenta attualmente i maggiori problemi nell’utilizzo delle tecnologie digitali.

Più in generale forme di esclusione digitale sono presenti anche nella popolazione adulta, che durante la pandemia si è dovuta confrontare in molti casi e in forma repentina con inedite modalità di smart working e di assistenza nella didattica a distanza dei figli.  La retorica dei “nativi digitali” non deve inoltre occultare le molteplici forme di esclusione che la sospensione delle lezioni in presenza ha determinato per molti bambini e ragazzi.  Indagare con accuratezza i “vuoti” della cittadinanza digitale in tutta la popolazione consentirebbe di conoscere meglio le faglie di vecchie e nuove fratture sociali che la pandemia ha purtroppo ampliato o determinato.

Un pieno accesso alle molteplici forme della cittadinanza digitale è quindi una condizione indispensabile per un’effettiva attuazione dei principali obiettivi di sviluppo sostenibile, indicati dall’Agenda 2030 delle Nazioni unite, che pongono al centro il contrasto alle disuguaglianze sociali ed economiche e la realizzazione di comunità coese e inclusive.

 


Nella sezione “approfondimenti” offriamo ai lettori analisi di esperti su argomenti specifici, spunti di riflessione, testimonianze, racconti di nuove iniziative inerenti agli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli articoli riflettono le opinioni degli autori e non impegnano l’Alleanza. Per proporre articoli scrivere a redazioneweb@asvis.it. I testi, tra le 4mila e le 10mila battute circa più grafici e tabelle (salvo eccezioni concordate preventivamente), devono essere inediti. 

giovedì 9 dicembre 2021

Aderenti