Approfondimenti
Obiettivo 4, istruzione di qualità: saggezza globale
di Marco Bresci, ingegnere e divulgatore
L’educazione richiede un nuovo approccio sistemico. A che serve la conoscenza se non produce frutti di pace, unità e giustizia? Il sapere deve aiutarci a trovare risposte adeguate ai problemi complessi che siamo costretti ad affrontare.
20 gennaio 2022
Con l’Agenda 2030 si è preso coscienza che il riscaldamento globale non è semplicemente un problema di riduzione progressiva fino all’azzeramento delle emissioni dovute alle attività umane, ma che si tratta di vincere contemporaneamente tutte le grandi sfide globali. Questo è il macro obiettivo universale da conseguire, grazie ad una visione sistemica ed inclusiva.
Per il raggiungimento di un traguardo così ambizioso l’educazione gioca un ruolo chiave. È necessario migliorare significativamente la qualità dell’educazione, affinchè possa diventare un obiettivo universale, sistemico ed inclusivo. Occorre perciò che il sapere diventi accessibile ad ogni essere umano, possibilmente entro il 2030. Un’impresa gigantesca poiché in molte aree del globo si lotta ancora per la sopravvivenza e l’istruzione è un privilegio ristretto a pochissime persone.
Un secondo aspetto dell’educazione è l’acquisizione di una visione sistemica, multidisciplinare ed interdisciplinare, olistica, volta a individuare le connessioni e le risposte adeguate a problemi complessi. La stessa Agenda è una mappa concettuale, apre nuove categorie di pensiero, allena la mente ad un approccio multi direzionale.
Sul terzo aspetto dell’educazione, l’inclusività, sorgono spontanee alcune domande. Si è più dotti in questo 21esimo secolo, rispetto a quello passato, ma si è anche più buoni, più saggi, più onesti e più giusti? A che serve la conoscenza se non produce frutti di pace, unità e giustizia? È stato dimenticato qualcosa nella formazione degli individui?
Generalmente per formazione si intende acquisizione di conoscenze informatiche, tecniche, scientifiche, letterarie, abilità e competenze finalizzate al mondo del lavoro, per raggiungere l’autosufficienza economica.
Esiste anche un’altra formazione di base, altrettanto importante, ma trascurata, confinata in ambito non scientifico e sperimentale e quindi ritenuta non valida dal punto di vista oggettivo, chiamata eufemisticamente “metafisica”. Oggetto di questa “pseudoscienza” è la ricerca, libera ed indipendente, per rispondere alle fondamentali domande esistenziali, che l’uomo si pone da sempre, in ambito religioso o spirituale non confessionale. Chi siamo? Che cosa ci stiamo a fare sulla Terra, qui e ora? Da dove veniamo? Dove andremo? Da dove viene la luce, la guida oggi?
A seconda delle risposte che ognuno si dà, imposta la vita in un modo o in un altro, orientandosi su comportamenti e stili di vita che riflettono i risultati della ricerca.
Una educazione inclusiva dovrebbe pertanto comprendere i due sistemi di indagine, quello scientifico e quello spirituale. L’esperienza ha dimostrato che non si può volare con la sola ala della religione per non cadere nel fanatismo, né con la sola ala della scienza per non cadere nel materialismo. Oggetto della scienza è la ricerca delle leggi fisiche per migliorare la qualità della vita materiale con le conquiste tecnologiche. Finalità dell’educazione spirituale è il processo evolutivo delle qualità umane del singolo e della collettività.
Sembra pertanto corretto aprire all’educazione la dimensione etica e spirituale, una nuova frontiera dove converge una multiculturalità in grado di riconoscere in ogni etnia, religione, cultura una sostanziale unicità. La diversità è ricchezza, vale in biologia, nella natura, ma anche per l’uomo e per la società; è da salvaguardare e proteggere.
Conosciamo molto bene le regole (ritmi biologici) alla base del funzionamento della nostra componente fisica, il corpo, e delle relative conseguenze (disturbi, malattie) quando vengono infrante.
Conosciamo molto meno le leggi che regolano la mente e lo spirito. I grandi maestri di vita, fondatori delle religioni rivelate, sono legislatori, portatori di codici di comportamento relativi alle esigenze dell’era in cui sono vissuti.
Se tali codici sono rispettati, apportano benefici sui tre piani, materiale, mentale e spirituale, come sperimentano e dimostrano coloro che vivono la propria spiritualità, in ambito religioso o meno:
essi sono riconoscibili per la serenità, la solarità e per il loro corretto modo di agire. C’è però anche un beneficio collettivo, non meno importante, nell’adottare comportamenti corretti e responsabili: un vantaggio per la società, che si evolve, si fortifica, raggiungendo un più alto grado di benessere e di consapevolezza. Se alla radice di tutti i problemi c’è l’uomo con i suoi comportamenti l’educazione è senz’altro lo strumento principale per una crescita evolutiva positiva.
Quale educazione etica adottare? La storia ci mostra che il sistema sociale si evolve verso relazioni sempre più complesse, fra nazioni, enti, istituzioni, organizzazioni, associazioni, famiglie, individui. Tali relazioni hanno necessità di basarsi sul “rispetto dell’altro”. Il “prossimo” un tempo era l’abitante del villaggio o della città raggiungibile a cavallo, oggi è il cittadino del mondo abitante a latitudine x e longitudine y, vivente o che verrà in futuro. Il rispetto richiesto oggi è perciò “globale”, è uno dei requisiti per una “saggezza globale”. La regola aurea, che sancisce il “rispetto del prossimo”, è un insegnamento universale ed eterno, che è stato dato in ogni epoca e in ogni continente. Esso implica anche il rispetto dell’ambiente, per non compromettere la sopravvivenza delle generazioni future. In genere chi ama la natura è più rispettoso anche del prossimo.
L’accontentarsi, la vita morigerata, patrimonio comune negli insegnamenti religiosi, rappresentano un modello di vita coerente con la Terra, un ambiente dove le risorse sono limitate e la capacità di riassorbimento delle nostre emissioni non è infinita.
L’esigenza di un’etica mondiale ha radici lontane. Il 1893 vide la nascita del Parlamento delle religioni mondiali (Chicago, Usa) con la Dichiarazione per un’etica mondiale che proclamò la regola aurea come principio comune di molte religioni. La Dichiarazione iniziale fu firmata da 143 leader di diverse religioni e comunità spirituali.
In tempi più recenti il progetto per un’etica mondiale (in tedesco Weltethos) rappresenta il tentativo di descrivere i tratti in comune delle religioni mondiali e di stabilire un piccolo elenco di regole fondato su esigenze etiche fondamentali, che possa essere accettato da tutte. L'iniziatore del progetto è il teologo cattolico Hans Küng (Sursee, 19 marzo 1928 – Tubinga, 6 aprile 2021).
I principi di base sono:
- nessuna sopravvivenza del nostro Pianeta senza un’etica globale;
- nessuna pace tra le nazioni senza pace tra le religioni;
- nessuna pace tra le religioni senza dialogo tra le religioni;
- nessun dialogo tra religioni e culture senza ricerca di base;
- nessuna etica mondiale senza un mutamento di coscienza, di religiosi e non religiosi.
«Quest’unico mondo ha bisogno di un unico ethos fondamentale; quest'unica società mondiale (…) ha bisogno di alcuni valori, norme, ideali e fini vincolanti e unificanti.» (Hans Küng, Progetto per un'etica mondiale).
Fa capolino un passaggio importante, una nuova pietra miliare nella storia dell’Umanità: la transizione da una civiltà nazionalistico – conflittuale ad una civiltà mondiale, equa, pacifica, ecosostenibile. Un traguardo raggiungibile solo attraverso un costante impegno universale, per mezzo della cooperazione, della reciprocità, del rispetto da parte di tutti gli attori della società umana ed anche degli esponenti dei due sistemi di sapere, scienza e religione.
Più forti i legami di amicizia e solidarietà fra gli uomini, maggiore sarà la forza per costruire le fondamenta di una nuova civiltà mondiale, armoniosamente unita nel rispetto delle diversità. La saggezza globale presuppone una riconciliazione fra mente e cuore, nelle scelte quotidiane ed in quelle per una strategia di sviluppo globale.
Le sfide sono opportunità di crescita. L’educazione ci può aiutare a uscire dal trambusto attuale piantando semi di pace, onestà, unità e giustizia nel cuore degli uomini.
Bibliografia
- Nicholas Maxwell, From knowledge to wisdom, a revolution for science and the humanities 1984.
Nicholas Maxwell nato il 3 luglio 1937, è un filosofo britannico che ha dedicato gran parte della sua vita lavorativa a sostenere che c'è un urgente bisogno di provocare una rivoluzione nel mondo accademico in modo che cerchi e promuova la saggezza e non si limiti ad acquisire conoscenza. Per quasi trent'anni ha insegnato filosofia della scienza all'university college di Londra, dove ora è Lettore emerito. Nel 2003 ha fondato Friends of wisdom, un gruppo internazionale di persone solidali con l'idea che la ricerca accademica dovrebbe aiutare l'umanità ad acquisire più saggezza con mezzi razionali. Ha pubblicato undici libri che spiegano diversi aspetti dell'argomento per una rivoluzione intellettuale, dalla conoscenza alla saggezza, e ha contribuito a oltre trenta altri libri. Ha pubblicato oltre ottanta articoli su riviste scientifiche e filosofiche su problemi che vanno dalla coscienza, il libero arbitrio, il valore e l'arte alla razionalità della scienza, la semplicità, il realismo scientifico, la spiegazione, il tempo e la teoria quantistica.
- La saggezza di‘Abdu’l-Bahá. Discorsi pronunciati da ‘Abdu’l-Bahá nel 1911. Testo scaricabile in pdf.
- Marco Bresci, Antica Sapienza, valori ed insegnamenti universali, Eco edizioni internazionali, 2017.
- Lezioni sullo sviluppo sostenibile, corso di formazione, interdisciplinare, Orizzonte degli eventi: ricerca di indicatori per il presente e per il futuro.
- Dichiarazione per un’etica mondiale, Parlamento delle religioni Mondiali, 4 settembre 1993, Chicago, Usa.
Nella sezione “approfondimenti” offriamo ai lettori analisi di esperti su argomenti specifici, spunti di riflessione, testimonianze, racconti di nuove iniziative inerenti agli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli articoli riflettono le opinioni degli autori e non impegnano l’Alleanza. Per proporre articoli scrivere a redazioneweb@asvis.it. I testi, tra le 4mila e le 10mila battute circa più grafici e tabelle (salvo eccezioni concordate preventivamente), devono essere inediti.