Approfondimenti
Giornata contro le mutilazioni genitali femminili: saranno dimezzate solo nel 2074
di Dora Iacobelli, Liliana Ocmin e Rosanna Oliva de Conciliis, coordinatrici del Gruppo di lavoro sul Goal 5 (Parità di genere) dell’ASviS
Con l’Agenda 2030, 193 Paesi dell’Onu inclusa l’Italia si sono impegnati a eliminare tutte le pratiche nocive, come il matrimonio delle bambine e le mutilazioni dei genitali femminili. Per le mutilazioni i progressi ci sono, ma troppo lenti.
4 febbraio 2022
Domenica 6 febbraio è la Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili (Mgf). L’Onu stima che siano oltre 250 milioni le donne e le ragazze nel mondo ad aver subito una qualche forma di Mgf, pratica ancora attiva in oltre 40 Paesi, di cui 27 in Africa, dove si concentra l’80% dei casi. Sono oltre 3 milioni, inoltre, le bambine a rischio di essere mutilate ogni giorno. In Italia le ultime stime effettuate risalgono al 2016 (Università di Milano Bicocca), quando già si contavano tra le 60mila e le 81mila unità le donne straniere maggiorenni con Mgf più le neo-cittadine italiane maggiorenni originarie dei Paesi con tradizioni escissorie (almeno tra le 11mila e le 14mila unità) e le richiedenti asilo.
Non bisogna poi dimenticare le conseguenze dovute all’emergenza da Covid-19 che ha bloccato i programmi mondiali finalizzati a combattere le Mgf, dirottando i finanziamenti sul problema pandemia e mettendo quindi a rischio il processo di contrasto della pratica: durante il lockdown, ad esempio, sono aumentati i casi di Mgf praticati a domicilio.
Alcuni dati negli ultimi anni ci incoraggiano, come, ad esempio, l’adozione da parte di 19 Paesi africani di una legge di proibizione della pratica e di piani d’azione volti a farla conoscere e ad accrescerne l'efficacia; oppure l’adozione da parte degli Stati membri dell’Unione Africana, nel 2003, di uno strumento sovranazionale di contrasto della pratica attraverso l’adozione del Protocollo di Maputo, che all’art. 5 bandisce le Mgf come violazione dei diritti fondamentali delle donne, concetto poi ripreso anche nella Convenzione di Istanbul del 2011, pietra miliare nella lotta contro ogni forma di violenza su donne, ragazze e bambine. I progressi, dunque, ci sono, ma procedono troppo lentamente. A questi ritmi, secondo l’Agenzia Onu Unfpa, occorre attendere il 2074 per il dimezzamento del fenomeno. Diviene fondamentale, pertanto, accelerare in questa direzione per cercare di rispettare il più possibile, anche attraverso l’impegno del Goal 5, la tabella di marcia dell’Agenda Onu per lo sviluppo sostenibile che si pone l’obiettivo dell’eradicazione della pratica entro il 2030. Vietare ovviamente è importante, ma non basta: è necessario un approccio ad ampio spettro in quanto le Mgf hanno tutta una serie di ricadute sulle vittime, non solo a livello fisico ma anche psichico. È importante proseguire anche sulla strada della consapevolezza per far comprendere a donne e uomini, attraverso una intensa attività informativa e di sensibilizzazione, che le conseguenze delle Mgf sulla salute fisica e psicologica delle proprie figlie sono devastanti.
Tutta la comunità internazionale ha il dovere morale di eliminare questa pratica esecrabile, un fenomeno globale che necessita di una mobilitazione globale, dai governi ai rappresentanti della società civile.
Nella sezione “approfondimenti” offriamo ai lettori analisi di esperti su argomenti specifici, spunti di riflessione, testimonianze, racconti di nuove iniziative inerenti agli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli articoli riflettono le opinioni degli autori e non impegnano l’Alleanza. Per proporre articoli scrivere a redazioneweb@asvis.it. I testi, tra le 4mila e le 10mila battute circa più grafici e tabelle (salvo eccezioni concordate preventivamente), devono essere inediti.
Venerdì 4 febbraio 2022