Approfondimenti
Resilienti, sostenibili e innovative: ecco come devono essere le infrastrutture Italiane del futuro
È fondamentale per il nostro Paese progettare infrastrutture sostenibili e sicure che siano di supporto allo sviluppo economico e alla qualità della vita delle persone, questo è quanto emerge dagli eventi del Festival. Aspetti essenziali rimangono l’innovazione, la ricerca scientifica e la digitalizzazione.
Maggio-Giugno 2017
Gli eventi relativi ai temi delle infrastrutture, delle città sostenibili e di pace, giustizia e istituzioni solide, hanno presentato ottimi elementi di riflessione e di confronto, evidenziando come si debba ritenere il 2017 un anno importante e fondamentale per la diffusione della cultura dello sviluppo sostenibile nel nostro Paese.
L’incontro "Resilienti, sostenibili e innovative: le infrastrutture del futuro a misura di Agenda 2030" è stato organizzato nella cornice del goal 9. Durante l’evento ci si è confrontati su come progettare infrastrutture sostenibili e sicure che supportino lo sviluppo economico e la qualità della vita delle persone, attraverso l’innovazione, la ricerca scientifica e la digitalizzazione delle reti.
Elisa Petrini, coordinatrice di Impronta Etica, ha messo in luce come infrastrutture moderne ed efficienti, affidabili e sicure siano indispensabili per supportare la crescita industriale ed economica, investendo al contempo in ricerca e innovazione per permettere infrastrutture accessibili a tutti, resilienti - così da garantire il funzionamento anche in caso di eventi catastrofici - e un’industrializzazione responsabile e sostenibile. Sono state anche messe in luce le criticità, derivanti da crisi economica e fattori strutturali, rispetto alle performance dell’Italia. Queste attengono soprattutto a: l’accesso al credito delle piccole imprese, il sostegno alla ricerca e sviluppo e l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, la qualità delle infrastrutture, la crescita del ruolo dell’industria. Un posizionamento soddisfacente, di contro, è stato evidenziato in relazione alla sostenibilità dell’industria misurata con l’impatto ambientale di CO2.
Temi importanti sono anche stati affrontati al forum “Laudato sì: la sostenibilità tra comunicazione e innovazione” dove si è parlato di sostenibilità nei suoi molteplici aspetti e prospettive future: dalle politiche ambientali, alla mobilità green, alla smart energy, ai nuovi modelli pubblici e privati di pratiche dell’economia circolare. Rappresentanti delle istituzioni, accademici, imprenditori ed esperti, tra cui Carlo Ratti del Boston Mit, ne hanno parlato a un tavolo di confronto partendo dai principi enunciati dall’enciclica “Laudato si’” del Santo Padre: un’importante riflessione su come rendere anche il Vaticano un esempio di percorso concreto verso la sostenibilità di lungo periodo.
In questi contesti di innovazione è certamente fondamentale la tecnologia: in che modo, infatti, i cambiamenti organizzativi e tecnologici in Italia possono contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile? Come coniugare gli SDGs con i processi di trasformazione digitale del Paese?
Come presentato nell’evento "Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione per uno sviluppo sostenibile”, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione costituiscono per molti uno dei più potenti strumenti di cui i governi, aziende e soggetti del terzo settore dispongono oggi per risolvere le grandi sfide mondiali delineate dall’Agenda 2030. Il digitale può infatti rappresentare un fondamentale acceleratore del processo di attuazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, che potranno essere realizzati sia avvalendosi delle tecnologie esistenti e già largamente diffuse a livello globale, sia sfruttando (e in alcuni casi orientando) gli sviluppi futuri dell’Ict. Tutto ciò è stato ampiamente rilevato da Cesare Avenia - Presidente Fondazione Lars Magnus Ericsson - che ha approfondito il tema delle infrastrutture digitali rispetto al contesto italiano. Al fine di raggiungere in maniera coordinata gli obiettivi identificati dall’Agenda 2030 diviene fondamentale mettere l’uomo al centro, innovando e facendo buon uso delle tecnologie. La condizione necessaria per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030, secondo quanto presentato da Cesare Avenia, sarà proprio di ripensare al processo produttivo usando in maniera efficiente, efficace e sostenibile le tecnologie in possesso da ciascuno.
Anche gli open data sono fondamentali in questa direzione: essi sono stati il focus dell’evento organizzato nella cornice del goal 16 presso l’Università Bocconi, dove si è potuto approfondire il ruolo degli open data come strumento di trasparenza, partecipazione civica e crescita sostenibile. Gli open data, infatti, se ben gestiti aprono grandi possibilità di sviluppo economico. Il patrimonio informativo dei dati pubblici come base per progettare dinamiche partecipative che non soltanto ripensino i rapporti tra la pubblica amministrazione e il cittadino ma che riconoscano quale loro motore la conoscenza che gli individui possono sviluppare grazie all’accesso e all’utilizzo dei dati prodotti dalla PA.
Durante l’evento sono stati presentati processi e piattaforme digitali di accesso aperti e trasparenti con l’obiettivo condiviso di promuovere un modello di rappresentanza equilibrata, inclusiva e sostenibile in grado di ridurre al minimo il rischio di pressioni indebite verso i responsabili delle decisioni pubbliche e di conseguenza arginare l’insorgenza di fenomeni corruttivi.
Anche la tavola rotonda organizzata dal Dipartimento "Istituto Italiano di Studi Orientali” dell’Università La Sapienza in collaborazione con l’Istituto Interregionale delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia ha permesso di riflettere su come promuovere società pacifiche e più inclusive, in particolare dal punto di vista del fenomeno migratorio e dell’integrazione.
L’Università di Parma, invece, ha approfondito l’importanza di diverse tematiche durante una serie di incontri di spessore e rilievo. Questi gli eventi: ’"Illuminazione urbana: sicurezza, risparmio energetico e inquinamento luminoso", "Popolazione, sviluppo e sostenibilità", "Go greener, feel better. Pianificazione del verde urbano per ridurre l’inquinamento e per migliorare il benessere delle persone" e "Architetture sostenibili per il Sud del mondo". “Siamo a un bivio vero, estremo. Il messaggio è spaventoso: da un lato c’è la catastrofe; dall’altra parte c’è un percorso che farà stare tutti più ricchi e vivere meglio”. Sembra scherzare, Grammenos Mastrojeni, coordinatore dell’area ambiente della cooperazione allo sviluppo del Ministero Affari Esteri, ma poi va dritto al punto: “La chiave è lo sviluppo sostenibile, che non è un lusso estetico ma il mettersi in sintonia con le ricchezze del pianeta”.
Anche l’Università di Udine si è impegnata sul fronte delle città sostenibili con il convegno “Mobilità sostenibile all’Università di Udine” che ha avuto, oltre ai presenti in sala, oltre 1.500 contatti nella diretta Facebook. Tra gli aspetti di maggiore interesse emersi nel corso del convegno riportiamo i seguenti: disponibilità dei vari attori (Comune di Udine, l’azienda Saf che ha in affidamento il trasporto pubblico locale e l’azienda HappyWays che effettua il servizio di carpooling per eventi) a essere parte attiva nel progetto per la mobilità sostenibile dell’Università; dal questionario effettuato e dalla presentazione della tesi sul car-pooling si è capito che un lavoro conoscitivo serio per capire come gli utenti si spostano è molto importante e va svolto con costanza ricorrendo sia ai dati interni che a dati acquisiti tramite questionari; il survey sulle best practice universitarie a livello internazionale sta fornendo molte indicazioni e suggerimenti; il sistema del car-pooling, come è emerso dalla tesi e da HappyWays srl, potrebbe essere una soluzione oggettivamente interessante per ridurre gli utenti che usano l'auto; va incentivata la mobilità ciclabile, con tracciati più sicuri e con politiche che favoriscano attivamente l'uso della bici entro i cinque chilometri dal centro, e implementando il bike sharing; bisogna mettere a punto un progetto di lungo termine che indirizzi le varie iniziative in modo da essere sempre finalizzate agli obiettivi che l’Università si darà.
Altro aspetto fondamentale per lo sviluppo sostenibile a livello urbano è stato analizzato durante il seminario “Shus 2017, Città Sostenibili” che ha analizzato in ottica inter e multi-disciplinare progetti e modelli per sopperire ad una serie di criticità in ambito urbano. Ad esempio, per Milano, è stato presentato il progetto Dencity, quale esempio di iniziative volta a rendere Milano una città culturalmente sostenibile.
Anche il convegno “I territori di fronte alla sfida della sostenibilità”, che si è tenuto nella città di Terracina, ha approfondito il tema dello sviluppo locale quale leva strategica. Dall’evento è emerso che tutti i territori siano, oggi più che mai, ad un bivio: essi, infatti, devono trovare il proprio posizionamento competitivo contribuendo attivamente alla strategia di Agenda 2030. Ciò comporta che anche i singoli sistemi territoriali debbano abbandonare l’attuale modello di sviluppo, giudicato insostenibile, passando all’attuazione di un nuovo paradigma di sostenibilità territoriale. Solo così si potranno rallentare i forti squilibri territoriali che rischiano di allontanare sempre più molti territori da traiettorie di sviluppo sostenibile. Fondamentale rimane, in questo passaggio verso un modello più sostenibile, il paradigma economico circolare che può certamente facilitare i diversi territori ad indirizzarsi verso modelli di sostenibilità territoriale.
In questo contesto si lega l’evento “SDGs Talk: la governance della città sostenibile”, organizzato a Taranto. Luigi Sportelli nell’aprire i lavori ha ricordato il percorso di Taranto verso la Bes City: "Abbiamo avviato il primo corso di alta formazione per la progettazione e gestione di città e territori sostenibili, primo modulo di un più ampio intervento di ‘Scuola e Osservatorio permanenti sul Benessere Equo e Sostenibile’ che già nel 2016 abbiamo sottoposto all’attenzione del Tavolo istituzionale permanente per l’area di Taranto presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Contemporaneamente lavoriamo perché anche i modelli imprenditoriali e l’approccio delle imprese al territorio si modifichino e si orientino alla creazione di valore condiviso attraverso una responsabilità sociale d’impresa sempre più spinta e sempre più connaturata all’attività economica.” Il Prof. Luigi Fusco Girard ha poi aggiunto: "Ci sono problemi comuni che possono essere affrontati attraverso una governance creativa e partecipata che metta a fuoco gli strumenti tecnici ma anche quelli culturali. L'Agenda 2030 offre ottime indicazioni su come possa essere una qualunque agenda urbana, ma in ogni città essa deve essere declinata e ricombinata in modo da collegarla alle condizioni di contesto".
Durante lo stesso evento, nel focus relativo all’Innovazione e industria responsabile nell'ottica della città sostenibile si è ricordato che: "non è soltanto il modo in cui concepiamo i prodotti a fare la differenza. Ragionare in termini di modelli sistemici significa anche cambiare il modo in cui vengono ottenuti questi prodotti, costruendo filiere sostenibili e prediligendo soluzioni che rigenerino i territori e creino crescita e valore diffuso: Ragionare in termini sistemici, il cuore della questione.”
Fondamentale in tutti i grandi progetti di sostenibilità presentati durante gli eventi rimane la capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati, come ha ricordato Walter Vitali - Direttore Urban@it - evidenziando come la vera sfida dell’Agenda 2030 e degli Obiettivi di sviluppo sostenibile sia trovare obiettivi nazionali concreti e trasformarli veramente in azioni in grado di rispondere alle necessità senza correre il rischio di limitarsi solamente ad un bel libro delle intenzioni.