Approfondimenti
Le “non cose”: come abbiamo smesso di vivere il reale?
di Paola Maddaluno, Associazione italiana biblioteche
La recensione del libro di Byung Chul Han descrive ciò che stiamo vivendo con l’avvento delle nuove tecnologie: ci stiamo allontanando dal mondo reale, servono emozioni tangibili.
8 luglio 2024
Il volume “Le non cose: come abbiamo smesso di vivere il reale” scritto dal professore coreano Byung-Chul Han (editore Einaudi, 2022), che è stato docente di filosofia in Germania, descrive con chiarezza e peculiarità quello che stiamo vivendo con l’avvento delle nuove tecnologie. La rivoluzione delle comunicazioni ha comportato che le nostre vite siano completamente sommerse dalle informazioni che sono trasmesse con strumenti digitali, allottandoci sempre più dall’analisi del mondo reale e proiettandoci in un mondo virtuale pieno di non cose.
Nella lettura del volume l’invito alla vita reale è sostanziale e la riflessione che si può fare, analizzando l’Agenda 2030 e in particolare l’Obiettivo 12 (Garantire modelli di consumo e produzione sostenibili), con cui si invita a garantire modelli di consumo e produzione sostenibili, è senz’altro legata al raggiungimento della sostenibilità.
Nessun percorso verso la realizzazione dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile può prescindere da certe garanzie che diventano fondamentali e che sono ben evidenziati dall’Obiettivo 12.
Inoltre la consapevolezza di una vita sostenibile trova conferma nel target 12.8, dove si segnala la necessità di intraprendere una vita in armonia con la natura.
Pertanto il libro del professore coreano che illustra la situazione di deumanizzazione e di scollamento dalla realtà con l'utilizzo delle nuove tecnologie che conduce l’umanità in un percorso, in cui le cose non si conservano e non hanno una particolare rilevanza, deve essere ben evidenziato.
Il termine umano ha la stessa radice della parola “humus” che in latino significa terra, quindi è insito nell’uomo il suo legame intrinseco con la natura e sarebbe perciò non naturale perdere il contatto con questa fisicità.
Molti sono gli spunti del volume sulle non cose, ad esempio il ricorso all’intelligenza artificiale che è senza emozioni e quindi contribuisce ad un processo di deumanizzazione oppure la digitalizzazione stessa che induce a perdere il contatto con le cose fisiche, ripiegando l'uomo su stesso, in una situazione egocentrica di non comunicazione con l'esterno.
Anche i selfie portano l’essere umano a diventare protagonista di un mondo intorno che diventa un semplice corollario mentre l’uso dello smartphone abitua l’umano a comunicare in una condizione di completo isolamento portandolo nuovamente lontano dal mondo reale.
In questo modo l’assenza del mondo reale, della fisicità e della tangibilità, quindi delle cose fisiche, renderà ogni uomo chiuso in sè stesso.
Lontano dal mondo reale e quindi lontano dalle emozioni come dice il proverbio ossia “lontano dal cuore” si creerà la situazione di essere “lontani dagli occhi” e a perdere di vista il mondo con tutta la sua vera vita, mondo a cui l’umanità appartiene e che è alla base della sua stessa natura.
Un ritorno alla tangibilità è auspicabile per avere quelle emozioni naturali dell'essere umano.
Nella sezione “approfondimenti” offriamo ai lettori analisi di esperti su argomenti specifici, spunti di riflessione, testimonianze, racconti di nuove iniziative inerenti agli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli articoli riflettono le opinioni degli autori e non impegnano l’Alleanza. Per proporre articoli scrivere a redazioneweb@asvis.it. I testi, tra le 4mila e le 10mila battute circa più grafici e tabelle (salvo eccezioni concordate preventivamente), devono essere inediti.