Approfondimenti
Per lo sviluppo sostenibile le donne in prima linea
Per uno sviluppo equilibrato della presenza umana le donne e le politiche per le donne sono determinanti: nelle scelte alimentari e nell’educazione a una corretta alimentazione, nella riduzione e nella gestione dei rifiuti domestici, nella pianificazione o mancata pianificazione delle nascite e nella gestione delle risorse economiche.
Giugno 2016
La parità di genere non è un semplice obiettivo né una materia: investe l’intera umanità, le relazioni tra uomini e donne, il rapporto con le future generazioni, le risorse e la crescita demografica. Per questo è una parte fondante del nuovo approccio trasversale, l’unico concepibile per lo sviluppo sostenibile.
Con queste parole la Rete per la Parità ha annunciato il proprio impegno, all'interno dell’Alleanza, in collaborazione con le altre realtà associative unite da anni nella lotta contro tutte le forme di discriminazione.
Per uno sviluppo equilibrato della presenza umana le donne e le politiche per le donne sono determinanti: nelle scelte alimentari e nell’educazione ad una corretta alimentazione, nella riduzione e nella gestione dei rifiuti domestici, nella pianificazione o mancata pianificazione delle nascite, e nella gestione delle risorse economiche.
Nelle scelte economiche, le donne controllano l’80% dei bilanci familiari, negli USA influenzano le decisioni sul 39% degli asset investibili e si stima che entro il 2030 controlleranno il 39% dell’intera ricchezza degli USA.
Come è noto l’Agenda 2030 sullo Sviluppo sostenibile viene approvata per acclamazione in Assemblea Generale ONU il 25 settembre 2015: 17 traguardi suddivisi in 169 obiettivi, tra cui la lotta alla povertà e alla fame, l'accesso all'acqua, il diritto al lavoro, alla salute, il contrasto alla discriminazione e alla violenza di genere. Vi è la consapevolezza, grazie anche all’attivismo delle ONG (in ultimo basti ricordare la campagna He for She) che un processo di sostenibilità ambientale non può prescindere da concrete iniziative politiche volte a rimuovere le gravissimi discriminazioni economiche, giuridiche, sociali e culturali che ancora sussistono tra “generi e generazioni”. Al centro del tema, l’equa redistribuzione delle risorse e la buona governance a livello globale. Nella strategia complessiva assumono una portata incisiva e prevalente la difesa dei diritti fondamentali della persona, la lotta alla violenza nei confronti delle donne, l’istruzione, la salute e l’eliminazione delle discriminazioni di genere. Viene anche contemplato l'obiettivo 3.7 concernente i servizi per l’esercizio dei diritti sessuali e riproduttivi. È un inserimento doveroso, strettamente connesso al riconoscimento del principio di autodeterminazione della persona che fu eliminato dal testo finale della precedente Conferenza Rio + 20, sullo sviluppo sostenibile (paragrafo 244 del testo finale della Conferenza). All’esito della Conferenza del 25 settembre 2015, rilevanti le dichiarazioni dei leader in plenaria e sei sessioni parallele di discussione tematica, due per ognuno dei tre giorni del Summit. Precisamente:
- Porre fine alla povertà e alla fame nel mondo;
- Affrontare le diseguaglianze, più potere per le donne e le giovani senza lasciare nessuno indietro ;
- La transizione verso una sustainable green growth e la promozione di modelli sostenibili di produzione e consumo. Questa sessione si è occupata in realtà poco di crescita quanto piuttosto di occupazione, parità di genere e diritti civili;
- Rilanciare e attuare una partnership globale. La sessione chiede tra l’altro una compliance per il rispetto del 7 per mille negli ODA;
- Realizzare istituzioni efficaci e trasparenti per la governance dello sviluppo sostenibile.
In linea di massima si può affermare che la nuova Agenda riconosce appieno lo stretto legame tra il benessere umano e la salute dei sistemi naturali, al di là di parametri strettamente economici legati esclusivamente al PIL, che solo in parte si adattano alla “misurazione” in termini di benessere, specie in relazione alla vita materiale delle donne e dei giovani. Nel concreto si tratta di un passo timido, come sostengono le ONG femminili, in quanto privo di adeguate risorse pubbliche e carente dell'ampio respiro che ha caratterizzato la Conferenza del Cairo e la Piattaforma di Pechino. Inoltre si tratta di intervenire su una situazione grave e con prospettive non positive. Difatti, secondo le dichiarazioni dei capi di governo nel Gender Gap Report 2015 “Le Agenzie internazionali registrano ancora oggi gravissime discriminazioni di genere in tutto il mondo: 62 milioni di ragazze ancora non vanno a scuola, 220 milioni di donne non hanno accesso a metodi contraccettivi, una ragazza su tre si sposa prima dei 18 anni. Si registrano ancora enormi ostacoli per l’accesso alla vita economica e politica".
Una situazione che appare aggravata dalla crisi finanziaria e dalle politiche di austerity che determinano interventi massicci con riforme istituzionali, tagli allo stato sociale, ai servizi sanitari e assistenziali nel settore pubblico. La rivoluzione demografica e i flussi migratori in atto comporteranno un ulteriore aggravamento della posizione delle donne tenute in primis a compensare, soprattutto in ambito familiare, il venir meno dei servizi assistenziali e sanitari del settore pubblico. Per un’azione concreta, che non si limiti a proclami di facciata, occorre una programmazione che preveda tempi certi e non a lunga scadenza. Va accelerato il trend attuale che non è soddisfacente. In quest’ottica s’impone pertanto una maggiore assunzione di responsabilità da parte dei Governi volta al rispetto degli impegni assunti, da inserire tra le priorità e da fornire di adeguate risorse economiche, e il continuo monitoraggio da parte della società civile circa lo stato di attuazione delle politiche discendenti da Agenda 2030.
Secondo la Rete per la Parità l’esperienza maturata nel tempo in Italia dimostra che le leggi devono essere monitorate e che è necessario verificarne lo stato di attuazione, oltre che l’adeguatezza degli stanziamenti. La recente delega alle Pari Opportunità assegnata alla Ministra per le riforme e i rapporti con il Parlamento dovrebbe porre fine a un periodo di criticità - che inficia molte delle politiche attive e delle energie presenti sul campo. L’Agenda 2030 rappresenta un’opportunità reale per modelli economici, ambientali e sociali che non lascino “nessuno e nessuna indietro”. E come tale non può essere tralasciata, né dalle Istituzioni né dalla società civile.
Pari Opportunità e MIUR per il Mese delle STEM* (Science, technology, engineering and math), per favorire la scelta degli studi scientifici da parte delle ragazze, è impegnata anche, in coordinamento con altre associazioni associate e non, nell’Accordo di azione comune per la democrazia paritaria, per il rispetto delle norme sulla Par Condicio di genere, e per la modifica delle leggi elettorali regionali in vista della futura composizione del nuovo Senato.
Dopo aver aderito con entusiasmo all’ASVIS, la RxP, oltre a farsi promotrice del Gruppo 5, (coordinato dalla Presidente della RxP), partecipa con proprie socie ai Gruppi 4 – Istruzione di qualità (Referente Gabriella Anselmi), 11- Città sostenibili (Referente Teresa Gualtieri) e 17 Partnership per gli obiettivi (Referente Antonella Anselmo).
La RxP condivide la strategia sistematica dell’ASviS, come emerge dai documenti e approfondita nel corso della riunione tenutasi il 31 marzo scorso presso il Ministero dell’Ambiente, e in particolare l’esigenza di andare oltre singoli progetti, pur meritevoli. Occorrerà misurare il contributo delle donne e individuare le metodologie per superare parametri esclusivamente quantitativi e approdare a quelli anche qualitativi. Inoltre si dovranno individuare “i valori femminili”. trasversalmente a tutti gli obbiettivi dell’Agenda, considerato che spesso la parità di genere è valutata limitatamente, in termini di settore. Nella prima riunione del Gruppo di lavoro 5 sono stati individuati i seguenti elementi di criticità su cui l’ASviS deve impegnarsi. Occorre acquisire ogni volta che ciò sia possibile, indicatori differenziati per genere (ad esempio gli indicatori sulla povertà spesso sono misurati per nucleo familiare, dunque non emerge la povertà delle donne). Utili i documenti statistici ONU tra cui The World’s Women 2015. Fondamentale il lavoro Istat che portò a far emergere i dati sui femminicidi in Italia, sulla povertà e sull’abbandono scolastico. Si pone poi la necessità di seguire i lavori parlamentari che possano interessare direttamente o indirettamente la parità di genere. La Rete per la Parità intende contribuire a evidenziare la trasversalità delle politiche di genere e l’importanza dell’empowerment delle donne contenute nell’Agenda.
L’associazione è stata fondata nel 2010 in occasione del cinquantenario della sentenza n. 33/1960 della Corte costituzionale che consentì l’accesso delle donne alle carriere e cariche pubbliche fino allora ancora precluse.
Ha struttura di Rete alla quale aderiscono altre Associazioni e Università – persegue le pari opportunità delle donne secondo i principi della Costituzione italiana, nelle carriere e in ogni sfera della vita pubblica e privata. Si avvale di un proprio Comitato scientifico. Con le proprie esperte è impegnata in un ricorso innanzi alla Consulta per il doppio cognome delle figlie dei figli e in varie altre iniziative, principalmente per un linguaggio non sessista e in materia di rappresentanza politica delle donne. Tra le attività in itinere, anche la recente partecipazione con propri progetti nelle scuole superiori al Bando del Dipartimento Pari Opportunità e MIUR sul Mese delle STEM, per favorire la scelta degli studi scientifici (ivi compresi quelli statistici), da parte delle ragazze.
*Il mese delle Stem mira a intensificare la partecipazione femminile nello studio di queste materie
presidenza.reteperlaparita@gmail.com
www.reteperlaparita.it
http://www.genderanddevelopment.org/
http://www.istat.it/it/archivio/91926
http://www.istat.it/it/archivio/174264 www.istat.it/it/files/2014/06/02_Istruzione-formazione-Bes2014-2.pdfhttps://www.google.it/#q=http:%2F%2Fwww.istat.it%2Fit%2Ffiles%2F2014%2F03%2FFerruza_Lucarelli_Talucci_UngaroDEF.pdf
http://www.istat.it/it/files/2014/03/Ferruza_Lucarelli_Talucci_UngaroDEF.pdf
http://ap.ohchr.org/documents/dpage_e.aspx?si=A/HRC/31/51