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Cambiamento climatico e sovraffollamento turistico modificano le nostre vacanze. Ma possiamo reagire scegliendo modi alternativi di viaggiare, dal turismo lento alla “coolcation”. E meglio fuggire da mode e “foto acchiappa like”.
Il mare cristallino, la sabbia sotto ai piedi, il rumore delle onde. Oppure le passeggiate in una città tutta da scoprire, tra musei e monumenti dal fascino intramontabile. O ancora il lento camminare in montagna. Con l’addentrarsi nel pieno dell’estate la mente va alle vacanze, o magari siamo già partiti, ma spesso ci ritroviamo a fare i conti con una realtà ben diversa dalle nostre aspettative: spiagge così piene di gente da sentirsi schiacciati tra gli ombrelloni dei vicini, code interminabili per accedere ai luoghi d’arte, caldo soffocante, sentieri affollati. E in un attimo la vacanza si trasforma in inferno.
L’overtourism o sovraffollamento turistico, insieme al cambiamento climatico, rischia di compromettere il nostro modo di viaggiare. E non si tratta solo di un fenomeno che riguarda le più famose città d’arte, in quanto investe anche le spiagge, le montagne, ecc. Ma nuove abitudini e tendenze stanno emergendo per adattarsi a questo scenario: dallo slow travel alla coolcation, dalla staycation alla scelta di partire in bassa stagione. Modi diversi di esplorare il mondo, facendo un favore al Pianeta, ai territori… e anche a noi stessi.
Il fenomeno dell’overtourism, oltre a generare luoghi sovraffollati, comporta problemi come l’aumento dei rifiuti, il degrado degli ecosistemi naturali, il consumo eccessivo di risorse idriche ed energetiche, la riduzione degli alloggi disponibili, l’impennata dei prezzi e la perdita di attrattività dei luoghi. Secondo un sondaggio Ipsos per l’Osservatorio sulla società italiana di Unipol, riportato sul Sole 24 Ore, oltre un italiano su due (56%) percepisce il fenomeno come un problema. Firenze è la città italiana dove è avvertito con più intensità, seguono Roma e Napoli. Ma l’overtourism non riguarda solo l’Italia: coinvolge anche Paesi come Spagna e Grecia, rendendolo una tendenza globale. Dunque, anche il turismo, pur offrendo importanti benefici economici e rappresentando un arricchimento culturale, richiede un equilibrio più attento tra valore economico e sostenibilità ambientale e sociale.
A complicare ulteriormente il quadro c’è il cambiamento climatico. L’estate del 2024 è stata la più calda mai registrata, superando persino il record stabilito dall’anno precedente. E in futuro sarà sempre peggio. Non è solo il caldo a cambiare le nostre vacanze, ma anche le trasformazioni che il clima comporta sui territori, come lo scioglimento dei ghiacciai e l’innalzamento del mare. È da queste preoccupazioni che nasce il last chance tourism, il turismo dell’ultima possibilità: visitare i luoghi minacciati prima che scompaiano.
Tra gli esempi di questo pellegrinaggio dell’apocalisse c’è il Mer de Glace, il ghiacciaio più grande delle Alpi francesi, che si sta sciogliendo a ritmi elevatissimi. Secondo uno studio pubblicato su Science, la metà dei ghiacciai nel mondo scomparirà entro il 2100, anche se venissero raggiunti gli Obiettivi dell’Accordo di Parigi, cioè il contenimento dell’aumento della temperatura sotto 1.5°C o 2.0°C. C’è chi considera questo tipo di turismo un’opportunità per aumentare la consapevolezza ambientale; altri, invece, temono che il suo impatto finisca per accelerare la scomparsa dei luoghi che si vorrebbero proteggere. Affrontare il tema dell’overtourism significa anche riflettere su alcune abitudini, come le “foto acchiappa like”: andare in luoghi iconici, seppur sovraffollati, solo per scattare quella foto “perfetta” che sarà pubblicata sui social. Un turismo dell’apparenza che rischia di svuotare di significato anche i luoghi più belli.
Un’opzione di viaggio più sostenibile per affrontare il cambiamento climatico è la coolcation. Il temine nasce dall’unione di cool (fresco) e vacation (vacanza) e descrive un modo di viaggiare pensato per sfuggire dal caldo estremo. Non si tratta solo di villeggiatura in alta quota, ma di una filosofia del vivere il tempo libero fatta anche di esperienze autentiche, ritmi lenti e contatto con la natura. Come raccontato su Panorama, la coolcation è destinata a diventare una delle principali tendenze del turismo del 2025. Nel Regno Unito, le ricerche su Google per cooler countries sono cresciute del 2590% in dieci anni, quelle per cooler holidays del 120%. Sempre più persone privilegiano mete meno tradizionali e più fresche come Finlandia, Norvegia e Islanda. Una distribuzione più equa dei flussi turistici può essere un’ottima strategia per ridurre il sovraffollamento.
Simile alla coolcation è lo slow travel, o turismo lento, che punta sulla qualità dell’esperienza piuttosto che sulla quantità. Rallentare il ritmo significa immergersi nei territori e interagire con la cultura locale e l’ambiente. Il treno è il mezzo ideale per gli spostamenti più lunghi: permette di osservare il paesaggio, diventando parte integrante dell’esperienza, ed è meno inquinante. Secondo un’indagine Swg, un italiano su tre è incuriosito da questa modalità di viaggio, spesso vista come un’opportunità per riscoprire territori dimenticati. Tra i più giovani, però, c’è qualche riserva: lo slow travel viene percepito da alcuni come una strategia di marketing e, nel caso degli itinerari panoramici in treno, come un’esperienza d’élite, riservata a chi ha tempo e risorse. “Perché il viaggio lento diventi una scelta concreta, deve unire immersione nei territori, ridotto impatto ambientale e accessibilità economica”, sottolinea l’indagine. Un esempio significativo è l’iniziativa Ritmo dei Passi, che si conclusa da poco e sul sito chiarisce tutta la sua anima: “Un tempo per sé, un tempo con gli altri e i giovani, per le montagne e i territori dell’Italia”.
C’è poi chi sceglie di viaggiare alla scoperta delle proprie origini familiari e culturali: è il “turismo delle radici”, un fenomeno in crescita in Europa e in particolare nel nostro Paese, dove rappresenta circa il 15% delle presenze turistiche totali, provenienti soprattutto da Brasile, Argentina e Stati Uniti. Secondo una ricerca di The European House Ambrosetti, questi “viaggiatori della diaspora” programmano soggiorni di durata consistente e spesso in luoghi diversi dalle mete turistiche più celebri, con benefici importanti per i borghi che si sono spopolati con l’emigrazione.
Ma c’è anche chi decide di non partire affatto, soprattutto nei mesi più caldi. La staycation, dalle parole inglesi stay (rimanere) e vacation (vacanza), è la vacanza trascorsa a casa o nelle immediate vicinanze. Si anticipano parte delle ferie in un momento migliore dell’anno, con meno persone e più fresco, oppure ci si focalizza su esperienze e attività locali per evitare il sovraffollamento e andare alla riscoperta dei propri territori. Un’opzione più economica, ecologica e meno stressante rispetto ai viaggi tradizionali, che contribuisce al turismo sostenibile e a valorizzare le realtà locali.
In generale, sempre più persone anticipano le ferie. In Grecia, nel 2024, il turismo primaverile è aumentato del 20% rispetto all’anno precedente. In Spagna, nei soli mesi di gennaio e febbraio 2025, sono arrivati 10 milioni di turisti: +20% rispetto al 2019. In futuro chissà se ferie e chiusure aziendali saranno spostate in primavera. Per il momento, secondo l’Osservatorio EY Future Travel Behaviours, il 42% dei viaggiatori pianifica i propri spostamenti in bassa stagione per evitare il sovraffollamento. Il fenomeno del sovraffollamento, infatti, è una preoccupazione che influenzerà le scelte di ben quattro viaggiatori su cinque. Per contrastarlo, il 39% degli intervistati chiede più controlli e sanzioni per comportamenti inappropriati dei turisti, il 37% è disposto a prenotare in anticipo l’accesso ai luoghi più popolari, e uno su tre auspica campagne per promuovere mete alternative e poco conosciute. Infine, uno su quattro si dice pronto a pagare una tassa turistica per visitare le mete più affollate. Alcune città la applicano già, come Venezia. In Grecia è stata addirittura trasformata in una “tassa per la resilienza climatica”, destinata a coprire i costi di ricostruzione dopo i disastri climatici.
L’Osservatorio EY offre anche spunti interessanti sui nuovi stili di viaggio. Ci dice che quasi la metà (48%) degli italiani è interessata a combinare vacanza e lavoro, con una crescita significativa tra i Millennials e la Generazione Z. Il 66% della Gen Z è propenso a usare l’Intelligenza artificiale per pianificare i propri viaggi ed è tra le generazioni più attente (38%) alla sostenibilità. Ben nove italiani su dieci hanno in programma almeno un viaggio di vacanza, il 60% all’estero in Europa, il 30% in altri continenti.
Non tutti, però, possono permettersi una vacanza. Secondo un’indagine riportata da Sky Tg24, almeno 8,4 milioni di italiani quest’anno rinunceranno alle vacanze estive e, tra loro, il 69% resterà a casa per motivi economici. Un dato che si spiega facilmente se si considera che chi parte spenderà, in media, 918 euro a testa solo tra alloggio e trasporto. Una famiglia di tre persone dovrà mettere in conto almeno 2.700 euro, esclusi vitto e spese accessorie. Il tema dell’accessibilità economica, quindi, resta centrale.
Di fronte a queste sfide, occorre scegliere un turismo sostenibile e responsabile in tutti gli aspetti del viaggio. Come fare lo spiega bene una ragazza di 22 anni, Lara Savini, dell’Unicef, in un articolo che abbiamo pubblicato su FUTURAnetwork: sostenere l’economia locale scegliendo piccoli venditori, artigiani e ristoranti a gestione familiare; prediligere alloggi autentici come B&B o guest house; rispettare gli animali e i loro habitat, scegliendo tour che promuovono il benessere animale; preferire mezzi pubblici, biciclette o camminate; informarsi prima della partenza su cultura, usi e tradizioni locali, per rendere l’esperienza più autentica e capire l’impatto che il turismo ha sul luogo ospitante. Per conoscere mete turistiche sostenibili è anche disponibile un volume, la Guida dei comuni sostenibili, che raccoglie buone pratiche territoriali offrendo informazioni su destinazioni attente all’ambiente, luoghi e itinerari fuori dal turismo di massa e spunti per un viaggio consapevole.
Tutti questi piccoli gesti contribuiscono a trovare un equilibrio tra le esigenze economiche e la salvaguardia del patrimonio naturale e culturale delle destinazioni. Ogni viaggiatrice e viaggiatore ha un ruolo importante: informarsi, scegliere con consapevolezza, rinunciare alla superficialità. Viaggiare può voler dire costruire connessioni autentiche con le persone e i luoghi che visitiamo. Significa lasciare un’impronta più leggera sul mondo e, magari, più profonda dentro di noi.
Copertina: 123rf
