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QUESTA SETTIMANA: Consumatori di tutto il mondo, unitevi!
Non basta lottare contro la fame, bisogna garantire un’alimentazione adeguata alla popolazione mondiale in crescita. Gli acquisti sono uno strumento di pressione verso un mondo politico ancora distratto. 14/2/2019
di Donato Speroni
Gli africani hanno fame. Non soltanto chi chiede interventi per raggiungere l’Obiettivo 2 dell’Agenda 2030 che si prefigge appunto di sconfiggere la fame, ma anche tutti gli altri. Fame in senso metaforico, come denuncia la rassegna quotidiana dell’Economist, sotto il titolo “Hungry for change: food safety”. Hanno fame di sicurezza nell’alimentazione. Ogni anno nel mondo più di 600 milioni di persone si ammalano e 420mila muoiono per aver mangiato cibo contaminato da batteri, virus, parassiti, tossine e prodotti chimici nocivi. L’Africa, con 91 milioni di casi e 137mila morti, subisce l’impatto peggiore. Dice l’Economist Espresso:
Mercoledì 13 ad Addis Abeba alcuni soggetti, compresa l’Organizzaziome mondiale della sanità e l’Unione africana, hanno organizzato la prima International food safety conference per affrontare problemi collegati alla gestione, cottura e immagazzinamento del cibo. Un rapporto recente della Global food safety partnership (una piattaforma sostenuta alla Banca mondiale) ha studiato 500 progetti nell’Africa subsahariana, legati all’alimentazione e operativi dal 2010. Ha scoperto che gran parte degli investimenti erano orientati ai mercati di esportazione, senza considerare la vulnerabilità dei consumatori domestici. Molti africani ancora dipendono da mercati locali senza regole e senza protezioni sanitarie adeguate.
Nel 2030 la popolazione mondiale sarà di 8,5 miliardi, circa, un miliardo in più di oggi, e supererà i nove miliardi nel 2050. Come garantire cibo “decente” (oltre a un lavoro “decente”, come raccomanda l’Ilo) a una popolazione in costante crescita? Questo è un aspetto cruciale dell’Agenda 2030, che abbraccia problemi ben al di là dello specifico Obiettivo 2.
Per esempio, non è banale che la conferenza di Addis Abeba parli anche di clean cooking, perché tre miliardi di persone, più del 40% della popolazione mondiale, non ha accesso a combustibili e tecnologie di cottura pulita. I combustibili usati sono soprattutto biomasse (legname o escrementi animali disseccati), ma anche carbone e kerosene, senza adeguati sistemi di purificazione dell’aria all’interno dei luoghi di cottura. Si stima che l'inquinamento atmosferico domestico dovuto alla combustione per cucinare e riscaldarsi sia responsabile di circa quattro milioni di morti l'anno, con un rischio maggiore per donne e bambini.
Le scommesse legate all’alimentazione sono dunque molte. Innanzitutto, quali sono le procedure migliori per produrre la quantità di cibo necessaria per sfamare adeguatamente l’umanità? Bisogna coltivare per le esigenze locali o per i grandi mercati internazionali? Quali innovazioni tecnologiche o addirittura modificazioni genetiche sono accettabili per produrre di più e meglio? Come garantire una distribuzione efficace, evitare per quanto possibile gli sprechi, difendersi dalle falsificazioni spesso nocive? E si potrebbe continuare.
È innanzitutto necessario chiedersi che cosa produrre. Le carni di cui ci nutriamo, al ritmo attuale di crescita dei consumi nel mondo, hanno impatti insostenibili in termini di terreni richiesti per il foraggio, consumi di acqua, emissioni di metano. Non si pretende che tutti diventino vegani come la famiglia convertita da Greta Thunberg, la ragazza svedese che ha messo in moto la rivoluzione dei teenager contro il climate change, ma il problema esiste ed è molto serio. Mangeremo i prodotti del mare? Non è il caso, se continuerà l’inquinamento da microplastiche che attraverso i pesci ci finiscono nel cervello. E allora gli insetti? Non è detto, stanno sparendo pure quelli, come testimoniano numerose inchieste in queste settimane, fino alla recente apertura del Guardian.
Il discorso ha preso una piega volutamente paradossale, delineando un futuro distopico in cui tutti i problemi irrisolti vanno a sommarsi. Questo è il mondo che rifiutiamo: il nostro impegno consiste proprio nello stimolare la ricerca di soluzioni. Ci sforziamo di porre i temi del futuro anche all’attenzione della politica italiana. Lunedì 11, nella rubrica Alta sostenibilità a cura di Asvis su Radio Radicale, condotta da Valeria Manieri e Ruggero Po, l’Alleanza ha posto sul tappeto proprio i problemi del cibo del futuro. Il tema è stato introdotto da Lucilla Persichetti del segretariato ASviS ed è stato discusso con Gianpaolo Vallardi, presidente della Commissione agricoltura del Senato (Lega), Elena Fattori, vicepresidente della stessa commissione (M5S).
I problemi dell’alimentazione, del resto, incombono anche sulla politica, come ha rilevato l’economista Leonardo Becchetti su Avvenire:
La protesta drammatica dei pastori sardi che sversano litri di latte per strada mette in luce un problema ben noto. Pagare al produttore meno di 60 centesimi al litro non ripaga nemmeno i costi e spinge al gesto disperato di distruggere il frutto del proprio lavoro. Certo c’è un problema di economie di scala, di qualità e progresso tecnologico delle filiere, ma anche e soprattutto di basso potere contrattuale dei produttori della "materia prima". E il prezzo basso al consumatore, che ci fa credere di vivere nel migliore dei mondi possibili, è un’illusione che in altro modo paghiamo a caro e carissimo prezzo. Come ha recentemente ricordato Michael Pollan, «il cibo a basso prezzo è un’illusione. Non esiste. Il vero costo del cibo alla fine viene pagato da qualche parte. E se non lo paghiamo alla cassa, lo pagano l’ambiente e la nostra salute». Oltre che il produttore.
Esiste un destino ineluttabile per il quale siamo condannati a vivere in un modello con queste contraddizioni? O forse c’è la possibilità di mettere assieme qualità del prodotto, dignità del lavoro, tutela dell’ambiente e salute? Se Karl Marx avesse oggi diritto di parola con tutta probabilità cambierebbe il suo slogan più famoso in "Consumatori di tutto il mondo unitevi". Riconoscendo anche lui che il lato forte da cui risolvere le contraddizioni del sistema economico è oggi quello del potere del consumatore. Poiché governi globali dell’economia non esistono e non si vedono all’orizzonte, il consumatore è oggi l’unico ‘portatore d’interesse’ che ha la forza potenziale per realizzare un modello di creazione di valore sostenibile.
Da tempo questo economista sostiene la tesi del “voto col portafogli”:
Smettiamola di aspettare il cambiamento solo da un leader illuminato o dall'avvento di un improbabile governo mondiale dell’economia. Il 'potere forte' dell’economia di mercato siamo noi. Se solo impariamo a organizzarci e a rendere più generative e ricche di senso le nostre scelte.
L’appello di Becchetti a usare il nostro potere di consumatori si accompagna a tanti altri indizi che indicano una volontà di cambiamento, segnali che in Italia vedono un punto di convergenza nella nostra Alleanza. La mobilitazione dei giovani per un mondo sostenibile è certamente un segnale forte, ma altrettanto significativo è lo spazio crescente che i media dedicano al cambiamento climatico in tutti i suoi aspetti, un segno indubbio dell’attenzione della opinione pubblica. Parafrasando John Naisbitt, il futurologo (o futurista, come oggi preferiscono dire i cultori della materia che dialogano con l’ASviS) che costruiva i suoi Megatrends partendo dallo spazio dedicato ai diversi temi sui media americani, possiamo dire che un megatrend sul quale possiamo scommettere sarà la crescente importanza politica dei temi legati alla sostenibilità, al riscaldamento del Pianeta e a tutto quello che comporta.
Riassumendo: “Houston, abbiamo un grosso problema”, dice l’opinione pubblica di tutto il mondo, ma Houston non risponde, anche perché non c’è un solo centro di controllo globale, ma responsabilità suddivise tra tanti Stati dove i politici fanno fatica ad andare al di là degli egoismi nazionali di breve periodo.
Quanto tempo ci metteranno partiti e movimenti a rendersi conto dell’importanza di questi temi anche ai fini della conquista del consenso? Per l’Italia, cercheremo di fare un primo bilancio in un incontro con le forze politiche promosso dall’Alleanza, per il 27 febbraio. A due mesi dalle elezioni europee, e circa un anno dopo quelle politiche alla vigilia delle quali molti partiti e movimenti erano stati prodighi di promesse sui temi dell’ASviS, vedremo come si collocano gli schieramenti rispetto a un corretto sentiero di sviluppo sostenibile. In quella occasione presenteremo una analisi completa della legge di bilancio nell’ottica della sostenibilità, l’aggiornamento degli indicatori compositi sulla situazione dell’Italia rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile e le nuove proposte dell’Alleanza per l’Italia e per l’Europa.
Buon San Valentino!
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E INOLTRE…
a cura di Eleonora Angeloni
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Prossimi eventi
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18 febbraio – A Roma il dipartimento Casa Italia presenta la “Mappa dei rischi dei comuni italiani”, una piattaforma informativa, che integra le diverse mappe di rischio e fornisce per ogni singolo Comune i principali dati sui rischi naturali.
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19 febbraio – Presso il Palazzo Antonini di Udine si tiene la seconda tappa del Salone della Csr , un incontro per confrontarsi sulle tematiche della comunicazione e della sostenibilità.
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19 febbraio – A Roma la Sala polifunzionale del Consiglio dei ministri ospita il convegno “Bes - La spinta dei territori per lo sviluppo e la sostenibilità dell’Italia”, per valutare il progetto Bes per i Comuni lanciato da Legautonomie. Interviene Enrico Giovannini, portavoce dell’ASviS.
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19 febbraio – Si svolge a Roma il seminario su cambiamento climatico e agricoltura “Koronivia Joint Work on Agriculture: views from Parties and observers on topic 2(a)” , organizzato da Cmcc e Fao.
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19 febbraio – A Milano, Fondazione G. Feltrinelli e Università Bicocca promuovono un incontro di discussione del rapporto “Uguaglianza Sostenibile” , con la partecipazione di Fabrizio Barca, coordinatore del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 10 ed Enrico Giovannini, portavoce dell’Alleanza.
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19-22 febbraio – Il Muse di Trento ospita “Facciamo Goal!” , una settimana di attività dedicate a ragazzi e ragazze per scoprire e affrontare le tematiche della sostenibilità in modo interattivo e divertente.
- 20 febbraio – L’Onu celebra la Giornata Mondiale della giustizia sociale, una data per promuovere l’impegno nell’eliminazione della povertà, nella promozione dell’impiego e del lavoro dignitoso, nell’uguaglianza di genere e nell’accesso al benessere sociale e alla giustizia per tutti e tutte.
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21 febbraio – Si tiene a Roma la presentazione della “Carta dei valori dello Sport Integrato”, documento scaturito da un lavoro comune fatto insieme agli insegnanti, ai tutor di progetto e agli esperti dello Sport Integrato del Csen.
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22 febbraio – Si tiene a Milano il convegno "Metropoli Agricole – #2030. Sistemi agroalimentari per la sostenibilità: un dialogo fra locale e globale, Milano", un incontro che si pone l'obiettivo di alimentare la riflessione e il confronto su un'agricoltura basata sul presidio del territorio, la riqualificazione del paesaggio, la sostenibilità dei processi produttivi, di salubrità delle colture e la riduzione degli sprechi.
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22 febbraio – Ultimo giorno per candidarsi alla selezione nazionale per il design “Adi Design Index 2019”; l’iniziativa, promossa dall'Osservatorio Permanente del Design dell’Adi (Associazione per il Disegno Industriale), è rivolta ad aziende, onlus, università e istituzioni di tutte le regioni italiane.
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22-23 febbraio – Si tiene a Bologna il seminario internazionale organizzato dall' Associazione docenti e dirigenti scolastici italiani sul ruolo della scuola in un’epoca di importanti cambiamenti globali. Partecipa Donato Speroni, del Segretariato ASviS.
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25 febbraio – A Bruxelles Eesc e Europe ambition 2030 promuovono il dibattito “Which alliances to transform Europe on the basis of Agenda 2030?”, per valutare il recente Reflection paper della Commissione europea. Interviene Enrico Giovannini, portavoce dell’ASviS.
- 25 febbraio – All’Auditorium dell’Acquario civico di Milano, presentazione dell'11mo rapporto realizzato dalla Fondazione Unipolis e Demos&Pi, su “Sicurezza e insicurezza sociale in Italia e in Europa”.