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QUESTA SETTIMANA: I Paesi europei non fanno abbastanza contro la povertà
La politica è troppo violenta, ma i dati mostrano che troppe famiglie sono “lasciate indietro”, nonostante i tanti proclami. La politica fatica ad affrontare i temi strutturali, serve una scossa dal basso, come i “Saturdays for future”. 20/6/2019
di Donato Speroni
“Se tutte le ragazze
e i ragazzi del mondo
si dessero la mano...”
La vecchia canzone di Sergio Endrigo mi è venuta in mente leggendo l’intervista di The Atlantic a Ekrem Imamoglu, segnalata anche dalla rassegna stampa del Corriere della Sera. Imamoglu, oppositore dell’autoritario presidente turco Recap Tayyip Erdogan, aveva vinto le elezioni a Istanbul, ma “il Sultano” ha annullato lo scrutinio, costringendo a ritornare alle urne.
E mentre in molti temevano che questo avrebbe scatenato proteste e violenze di strada, Imamoglu ha invece invocato qualcosa di ben più temibile: «Vogliono il conflitto, ma noi insisteremo sull’abbracciarci l’un l’altro». Letteralmente. A pochi giorni dalle nuove elezioni, previste per il 23 giugno, mentre l’Akp di Erdogan e i media governativi lo accusano di essere in realtà un greco (e quindi cristiano) supportato dai terroristi, la nuova stella dell’opposizione turca è schizzata nei sondaggi evitando ogni tipo di aggressività: «Trovate un vicino di casa che non la pensi come voi — ha detto ai suoi sostenitori — e semplicemente, dategli un abbraccio».
Sfuggire alla polarizzazione, abbassare i toni dello scontro politico, cercare un confronto sereno basato sulle idee e non sulle accuse: non solo in Turchia, ma in molti Paesi del mondo dagli Stati Uniti all’Italia, questo deve essere il modo per ritornare a una politica costruttiva. Non nascondiamoci però che la violenza, verbale e non, di certi leader si alimenta dalla rabbia di gruppi e ceti sociali insoddisfatti, che si sentono defraudati, spesso impoveriti rispetto al passato. È dunque necessario riflettere seriamente sulle diseguaglianze, che l’Agenda 2030 dell’Onu, all’Obiettivo 10, impone di ridurre “all’interno e tra le nazioni”, con un target 10.1 molto preciso:
entro il 2030, raggiungere e sostenere progressivamente la crescita del reddito del 40 per cento più povero della popolazione a un tasso superiore rispetto alla media nazionale.
Ulteriori traguardi importanti sono posti dall’Obiettivo 1, che prevede sia l’abolizione entro il 2030 della povertà estrema (quella di chi ha un reddito inferiore a 1,90 dollari al giorno), sia il dimezzamento della povertà secondo gli standard nazionali.
Due rilevazioni uscite in questi giorni ci dicono che le cose non stanno andando come si vorrebbe. La prima è il report annuale dell’Istat sulla povertà in Italia. Ci dice che nel 2018, oltre 1,8 milioni di famiglie erano in condizioni di povertà assoluta, con un’incidenza pari al 7%. Cinque milioni di individui, con una elevata incidenza di minori, che non possono permettersi un paniere di beni essenziali. L’Istat ci dice anche che
pur rimanendo ai livelli massimi dal 2005, si arresta dopo tre anni la crescita del numero e della quota di famiglie in povertà assoluta
ma non dimentichiamo che l’Agenda 2030 è ben più ambiziosa ed impone entro i prossimi undici anni di portare il numero dei poveri in Italia a 2,5 milioni. L’allegato all’ultimo Documento di economia e finanza, sugli indicatori di Benessere equo e sostenibile, non fornisce una previsione precisa sulla dinamica della povertà assoluta nei prossimi tre anni (come richiesto dalla legge del 2016 sulla formulazione del Bilancio), limitandosi a stimare che grazie al reddito di cittadinanza l’8,4 di persone in povertà assoluta scenderà al 7%. È certamente un passo positivo, ma dovremo comunque aspettare fino alla relazione del febbraio 2020 per verificare se questo progresso effettivamente si realizza; un progresso comunque limitato e insufficiente.
L’altro importante studio diffuso in questi giorni è “l’Inequalities report” pubblicato da SDG Watch Europe martedì 18. Si chiama “Falling through the cracks” e la copertina mostra una famiglia che non riesce a superare una frattura del terreno. Il messaggio è molto duro:
Nonostante l’impegno dell’Unione europea a non lasciare indietro nessuno, milioni di persone in Europa stanno cadendo vittime dell’aumento delle diseguaglianze.
Il rapporto contiene anche una serie di analisi critiche per ciascun Paese europeo, molto importanti se si considera che le politiche sociali non sono di competenza di Bruxelles ma dipendono dai governi nazionali. Nel titolo di quello dedicato all’Italia si afferma che
la frammentazione sociale, le differenze regionali, il persistere della discriminazione razziale e di genere e il potere della criminalità organizzata richiedono un nuovo modello sociale equo
che gli autori delineano attraverso una serie di raccomandazioni:
Un piano di attuazione coerente degli obiettivi di sviluppo sostenibile che si incentri sulle disuguaglianze e che vada oltre misure di redistribuzione semplicistiche. Un salario minimo garantito con un maggiore potere del lavoro e delle donne. Un'imposta di successione, un'imposta sulle donazioni e l'istituzione di un fondo universale per la gioventù, per trasferire la ricchezza alle generazioni più giovani. L'introduzione di nuovi modelli di partecipazione che siano più ampi e maggiormente democratici, includano le comunità locali e i rappresentanti dei diritti della natura per affrontare le disuguaglianze territoriali e ambientali. Piani di transizione giusta per un'energia più sostenibile. L'inserimento dei diritti umani e dei diritti della natura nei trattati in materia di investimenti e scambi internazionali. Un aumento dell’APS con l'accento sugli investimenti sociali e ambientali nei paesi in via di sviluppo. Un'innovazione tecnologica incentrata sul benessere sociale e sostenibile.
Le proposte si possono discutere. Queste, come anche le 15 idee (in parte analoghe) presentate il 27 marzo dal Forum diseguaglianze diversità. Preoccupa però che invece non se ne parli, che il discorso sulle diseguaglianze cada regolarmente nel vuoto, come se il Reddito di cittadinanza, ammesso che risponda alle aspettative dei suoi proponenti, possa essere sufficiente a risolvere il problema. È invece evidente che per sconfiggere davvero le diseguaglianze è necessario intervenire sui meccanismi di formazione del reddito e non soltanto nella successiva redistribuzione a favore dei più poveri.
Purtroppo la politica non ama affrontare i temi strutturali, quando le soluzioni sono difficili da elaborare e da far accettare. Lo conferma anche l’anticipazione del libro “Lavorare con il futuro” del sociologo Roberto Poli, pubblicato da Linkiesta che lancia l’allarme su una questione ben nota da tempo, ma che tendiamo a ignorare: la bomba demografica africana. In questo secolo,
l’Africa esploderà, passando da 1,2 miliardi a 4,4 miliardi di persone. Nel caso in cui le condizioni ambientali (per esempio, la mancanza di acqua) o sociali (mancanza di lavoro, guerre, epidemie) non consentissero alle persone di vivere nei luoghi in cui sono nate, che cosa potrebbero fare se non cercare di andare «altrove»?
Due azioni possono condizionare questa traiettoria demografica: inviare le ragazze a scuola e cominciare a migliorare la qualità complessiva della vita, innescando un certo livello di sviluppo economico.
A differenza della Cina, però,
la Comunità europea pare disinteressarsi del problema della transizione demografica e dello sviluppo economico dell’Africa, quasi che il problema non la riguardasse.
Un altro allarme di grande importanza su un tema costantemente sottovalutato o affrontato in modo semplicistico, è quello lanciato mercoledì 19 dall’Unhcr, alla vigilia della Giornata mondiale del rifugiato nel rapporto “Global Trends 2018”. Il Manifesto ne presenta una sintesi efficace:
I numeri relativi al 2018 dicono che ormai le persone in fuga sono 70,8 milioni (stima per difetto): il doppio di 20 anni fa e 2,3 milioni in più rispetto ai dodici mesi precedenti. «La situazione non vede alcuna inversione di tendenza – spiega Carlotta Sami, portavoce Unhcr per il Sud Europa – È la dimostrazione che le politiche globali basate su esclusione e odio, tradotti in muri e fili spinati, non funzionano».
Il giornale riporta l’analisi in quattro punti di Roland Schilling, rappresentante regionale Unhcr per il Sud Europa. Eccoli.
PUNTO UNO: la maggioranza delle persone in fuga rimangono all’interno del loro paese, senza varcare alcuna frontiera internazionale. Sono i 41,3 milioni di sfollati interni, il 58,57% del totale.
PUNTO DUE: le destinazioni principali di chi è costretto a lasciare la propria casa sono gli stati confinanti. Quattro su cinque vivono in paesi adiacenti a quello di origine. Così gli stati che occupano le prime tre posizioni della classifica per numero di rifugiati in termini assoluti (Turchia 3,7 milioni; Pakistan 1,4 milioni; Uganda 1,2 milioni) confinano con i primi tre da cui le persone scappano (Siria 6,7 milioni; Afghanistan 2,7 milioni; Sud Sudan 2,3 milioni).
PUNTO TRE: la direttrice migratoria principale è poor to poor, da paesi poveri a paesi poveri, nell’83% dei casi. In media gli stati ad alto reddito accolgono 2,7 persone ogni mille abitanti, quelli a reddito medio o medio-basso più del doppio, 5,8. Lo scorso anno solo il 16% dei rifugiati sono stati accolti in paesi di regioni sviluppate.
PUNTO QUATTRO: i minori rappresentano il 50% del totale delle persone in fuga. Nel 2018, almeno 138 mila tra loro vivevano soli o senza famiglia.
Nel 2018 poco meno di 594 mila rifugiati sono tornati a casa, solo 92 mila e 400 sono stati reinsediati (meno del 7% di quelli in attesa), mentre 62 mila e 600 hanno acquisito una nuova cittadinanza. In questo quadro fosco le uniche tinte positive vengono da un sempre maggiore impegno della società civile e di nuovi attori. «Dobbiamo ripartire da questi esempi ed esprimere solidarietà ancora maggiore nei confronti delle diverse migliaia di persone innocenti costrette ogni giorno ad abbandonare le proprie case», ha dichiarato Filippo Grandi, Alto commissario delle nazioni unite per i rifugiati.
Come possiamo dare la sveglia alla politica, obbligare le forze politiche di governo e di opposizione a darsi una diversa scala di priorità? Una proposta significativa è quella lanciata mercoledì 19 sulla prima pagina di Avvenire, a firma di Leonardo Becchetti ed Enrico Giovannini: dopo i “Fridays for future” dei ragazzi mobilitati da Greta Thunberg per il clima, potremmo avere i “Saturdays for future”: il sabato è il giorno nel quale molte famiglie fanno la spesa e su pressione dei ragazzi si potrebbe “votare con il portafogli” modificando le scelte a favore dello sviluppo sostenibile. Può sembrare soltanto una provocazione, ma è intenzione dell’ASviS farne una linea del suo impegno nei prossimi mesi, con iniziative concrete, nella convinzione che si debba continuare a intervenire “dall’alto e dal basso”. Dall’alto, cercando di sensibilizzare i decisori politici, come facciamo con il nostro Rapporto annuale e con altre iniziative rivolte a partiti e movimenti. Dal basso, perché soltanto se milioni di famiglie cambieranno le proprie scelte, anche per la politica suonerà un campanello d’allarme che non potrà essere ignorato.
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E INOLTRE…
a cura di Eleonora Angeloni
In questi giorni il sito asvis.it si è occupato di:
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Alta Sostenibilità: il Rapporto di Guterres in vista dell'Hlpf
L'ultima puntata della trasmissione a cura dell'ASviS, in onda lunedì 17 giugno su Radio radicale. In studio Valeria Manieri ed Elis Viettone, ospiti Gemma Arpaia (Goal 17), Roberto Menotti (Aspenia) e Andrea Iacomini (Unicef). Podcast online.
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Entro il 2050, 10% dell’energia europea potrebbe venire dal moto ondoso
Dotato di grandi potenzialità e pochi sprechi, il settore energetico marino può rendere autonome le isole e riqualificare tratti costieri remoti. Le regioni scandinave aprono le fila, ma l’Italia segue.
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Nessuna capitale europea raggiunge pienamente gli SDGs
Le 45 città esaminate dal Rapporto sugli SDGs nelle città europee sono indietro sugli Obiettivi di sviluppo sostenibile, soprattutto sui Goal 12 (consumo e produzione responsabili), 13 (cambiamento climatico) e 15 (vita sulla terra).
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Aziende migliori se le donne sono al vertice
Secondo l’ultimo rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro, le imprese sensibili alla parità di genere hanno più probabilità di migliorare le proprie performance.
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Conflitti, violenze e cambiamenti climatici hanno causato 41,3 milioni di sfollati
Solo nel 2018 ci sono stati 28 milioni di sfollati in più rispetto all’anno precedente. Nonostante sia un fenomeno globale, tre quarti degli sfollati si concentra in nove nazioni. Serve un’azione locale concreta e programmata.
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Global Peace Index, c’è più pace nel mondo, per la prima volta in cinque anni
Secondo il rapporto annuale dell’Institute for Economics and Peace i conflitti sono in lieve diminuzione, ma il livello complessivo rimane peggiore rispetto al 2008. Male soprattutto l’America, meglio Eurasia e Nord-Africa.
Il sito festivalsvilupposostenibile.it si è occupato di:
Approfondimenti
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Obiettivi di sviluppo sostenibile? Un giovane su due non li conosce
di Alessio Mennecozzi, Project Manager, Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition
La ricetta di Fondazione Barilla per vincere la sfida che ci aspetta da qui al 2030: dobbiamo trasformare il sistema in cui viviamo. Per farlo serve adottare diete sostenibili e dar vita a una formazione scolastica continuativa sul ruolo del cibo e il suo impatto ambientale.
Altre segnalazioni
- Il nuovo rapporto dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena) afferma che l'energia rinnovabile è la fonte più economica e il suo utilizzo a livello mondiale è destinato a estendersi.
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Il rapporto “Data collaboration for the common good, enabling trust and innovation through public-private partnerships”, realizzato dal World economic forum in collaborazione con McKinsey and company, promuove un approccio di collaborazione tra il settore pubblico e quello privato per affrontare le questioni dello sviluppo sostenibile e delle crisi umanitarie.
- Il rapporto “Risk-informed development: from crisis to resilience” dell’Overseas development institute propone un tipo di approccio basato sul rischio, che si serve di valutazioni sistematiche di minacce, opportunità e incertezze, per garantire uno sviluppo sostenibile e resiliente.
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Il progetto Foster care for unaccompanied minors ha pubblicato gli aggiornamenti sulle sue attività per approfondire la tematica della situazione dei minori stranieri non accompagnati e lo strumento dell’affido.
- Su richiesta del governo del Giappone, l’International energy agency (Iea) ha pubblicato “The future of hydrogen”, un report per analizzare lo stato attuale del settore dell’idrogeno e dare indicazioni sul suo sviluppo futuro.
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Si è svolto dall’11 al 13 giugno a Washington il 56esimo incontro del Consiglio globale per l'ambiente, dove si è discusso di quattro programmi di impatto, progettati per aiutare 91 Paesi in via di sviluppo, riferiti ai sistemi alimentari, all’uso del territorio, alla foresta Amazzonica e a quella del bacino del Congo.
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Sono aperte le candidature per gli International awards on investor climate relative disclosures, iniziativa rivolta alle pratiche relative alla rendicontazione sul clima delle istituzioni finanziarie, organizzata dalla Agence de l'environnement et de la maîtrise de l’energie (Ademe) e dal Ministero francese per l'ecologia e la transizione inclusiva.
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La Washington state university ha condotto una ricerca per trasformare la plastica in carburante per aerei, utilizzando prodotti in polietilene come bottiglie di latte e sacchetti.
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Secondo l’indagine redatta dal sindacato medico Anaao Assomed, in Italia la discriminazione di genere colpisce una dottoressa su due, portando le donne a uno stato di insoddisfazione professionale ed economica.
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Durante l’iniziativa “Meeting of the United nations open-ended informal consultative process on oceans and the law of the sea”, che si è tenuta a New York tra l’11 e il 14 giugno, i delegati hanno discusso su come costruire un quadro comune finalizzato alla gestione e al benessere degli oceani.
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Il blog Emet ha pubblicato l’articolo “L’Agenda 2030 e l’impegno quotidiano per lo sviluppo sostenibile”, dove Andrea Stefani, dell’ASviS, introduce l’Agenda 2030 e il concetto di sostenibilità.
Prossimi eventi
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20 giugno – Si svolge a Napoli “Seniors impact initiative 2019” un evento per avvicinare gli over 60 alle tecnologie, organizzato da Singularity Italy con la partecipazione di Poste italiane e Manageritalia. L’iniziativa mira a raccontare le tendenze e le innovazioni tecnologiche che migliorano la quotidianità e la qualità della vita in molteplici ambiti.
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22 giugno – L'obiettivo dell’evento “Rassegna ambiente e arte: il disinvestimento dai combustibili fossili”, realizzato da The climate reality project Europe - team Italia e che avrà luogo a Roma, è di coinvolgere su tematiche ambientali artisti di diversi settori (pittura, scultura, fotografia e musica), scegliendo luoghi differenti (gallerie d'arte, centri sociali e centri culturali).
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22 giugno – Si terrà presso la sede dell'Università Luiss di Roma una giornata seminariale di formazione promossa dall'associazione Rotaract e dai giovani Rotary. Parteciperà Enrico Giovannini, portavoce dell'ASviS.
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24 giugno – Si svolgerà a Roma “Imprese e diritti umani nel panorama globale”. L’evento, che rappresenta anche la sessione inaugurale della seconda edizione della “Business and human rights” summer school, intende realizzare un dialogo a più voci sulle relazioni tra protezione dei diritti umani e operazioni economiche delle imprese. La tavola rotonda conclusiva si terrà il 28 giugno.
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24-25 giugno – Dublino ospiterà la quarta conferenza annuale dell'Agenzia internazionale dell'energia per l'efficienza energetica. L’iniziativa riunirà ministri, amministratori delegati, capi di organizzazioni internazionali e altri alti dirigenti per favorire il progresso globale in materia di efficienza energetica.
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25 giugno – La Commissione europea ha assunto un ruolo importante nella promozione di una finanza che sia di supporto ad un nuovo modello di sviluppo sostenibile. All'indomani della presentazione della tassonomia e dei criteri per i green bond il gruppo Unipol organizza a Milano l’evento “Finanza sostenibile: il ruolo degli SDGs nell’economia" per discuterne insieme ai diversi player.
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25 giugno – Scadenza per iscriversi al Master in previsione sociale dell'università di Trento, che fornisce ai partecipanti gli strumenti e le competenze necessarie per capire e gestire le complessità e le incertezze che caratterizzano la realtà contemporanea, elaborare scenari futuri a medio e lungo termine e sviluppare strategie flessibili da mettere in atto nel presente per migliorare il futuro.
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25 giugno – Ultimo giorno per partecipare alla call for papers di Ecomondo 2019, rivolta ai ricercatori di Università, enti di ricerca, aziende, referenti e tecnici di istituzioni regionali, nazionali e internazionali. I temi riguardano i settori core della manifestazione: gestione e valorizzazione dei rifiuti e della risorsa idrica, monitoring e control, tecniche di bonifica sostenibile, bioeconomia ed ecodesign.
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25-26 giugno – La conferenza "Implementing the sustainable development goals what role for social and solidarity economy?", promossa dalla United nations inter-agency task force on social and solidarity economy, che si terrà a Ginevra, avrà l’obiettivo di discutere le esperienze di economia sociale e solidale messe in atto dai governi, esaminando le condizioni politiche, economiche e istituzionali per il raggiungimento degli SDGs.
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25-27 giugno – La conferenza "XXXI Villa Mondragone international economic seminar", che avrà luogo a Roma, è organizzata dalla Fondazione di Roma Tor Vergata Economia (Fuet) per affrontare i temi del futuro della globalizzazione e dello sviluppo sostenibile.
- 26 giugno – Si terrà presso l'Università Roma Tre la presentazione del volume "Sostenibilità e capability approach" pubblicato nella Collana di "Pedagogia del lavoro" della casa editrice FrancoAngeli. Parteciperà Patricia Navarra, del Segretariato ASviS.
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26 giugno – A Roma in occasione dell’evento “Agenda 2030: cambiamento sociale e priorità per il consumerismo”, Consumers’ forum farà il punto sul futuro del consumismo, inquadrandolo nella cornice europea e stimolando la riflessione con accademici, esperti di economia, di diritto e di sostenibilità. Parteciperà Enrico Giovannini, portavoce dell’ASviS.
- 27 giugno – La conferenza “Redemption song, ottimizzare i benefici della migrazione e ridurne i costi sociali in Africa Occidentale”, promossa da Link 2007 e che si terrà a Roma, rappresenta il momento conclusivo del progetto “Redemption song”, realizzato in Senegal, Mali, Guinea, Burkina Faso e Niger per diffondere la consapevolezza dei rischi della migrazione irregolare.
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28 giugno – La tavola rotonda finale della seconda edizione della Business and human rights summer school, intende realizzare un dialogo a più voci sulle relazioni tra protezione dei diritti umani e operazioni economiche delle imprese.
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28 giugno – Si terrà a Milano la summer school "Conversazioni a Milano 2019" , una scuola di alta formazione su tematiche sociali, economiche, giuridiche e politiche rivolta a un’ampia platea di giovani studiosi, professionisti e operatori che desiderano conoscere più a fondo le linee culturali alla base delle dinamiche del nostro tempo. Parteciperà Enrico Giovannini, portavoce dell’ASviS.
- 29 giugno – L’evento “Geopolitica dell'ambiente: educazione alla sostenibilità”, che si terrà a San Marco in Lamis (FG), avrà lo scopo di sensibilizzare gli amministratori locali e il mondo scolastico al fine di intraprendere un comune cammino di scelte orientate allo sviluppo sostenibile.
- 30 giugno – Ultimo giorno per iscriversi al master Mesci in Development economics and international cooperation, un corso full time in lingua inglese che prepara esperti delle economie in via di sviluppo e della cooperazione internazionale, che intendano operare in contesti internazionali e multiculturali, nelle organizzazioni internazionali, nelle Ong, nei ministeri e nelle società di consulenza internazionali.