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Da Cipe a Cipess, il nuovo traguardo per lo sviluppo sostenibile in Italia
Accolta finalmente la proposta dell’ASviS di trasformare il nome del Comitato interministeriale affinché gli investimenti pubblici vengano decisi in base ai criteri di sostenibilità. Giovannini esprime grande soddisfazione. 20/11/19
La Commissione Ambiente del Senato ha approvato ieri l’emendamento al Decreto clima che prevede il cambio di denominazione del Cipe, Comitato interministeriale per la programmazione economica, in Cipess, Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, accogliendo una delle proposte che l’ASviS porta avanti fin dalla sua istituzione. Con la modifica della denominazione, a partire dal 1° gennaio 2021, il coordinamento delle politiche economiche dovrà essere realizzato in vista del perseguimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs).
Respinto nel dicembre 2018 dalla Commissione bilancio della Camera dei Deputati, l’approvazione dell’emendamento rappresenta una grande traguardo raggiunto, per il quale Enrico Giovannini, portavoce dell’ASviS, esprime una grande soddisfazione. “Da tre anni l’ASviS proponeva questo cambiamento al fine di orientare gli investimenti pubblici verso lo sviluppo sostenibile e favorire il coordinamento delle politiche verso gli Obiettivi dell’Agenda 2030, sottoscritta da 193 Paesi inclusa l’Italia il 25 settembre del 2015. È il segnale – continua Giovannini – che c'è una sensibilità politica per realizzare il cambiamento necessario nelle politiche a favore della sostenibilità economica, sociale e ambientale del nostro Paese. Diamo atto alle forze politiche di maggioranza di aver rispettato l'impegno che avevano sottoscritto prima delle elezioni del 2018”.
Ovviamente, per evitare che la decisione resti un atto puramente formale, ora bisogna lavorare alle procedure e ai criteri di funzionamento del Cipe/Cipess, e non sarà un compito facile. L'ASviS offrirà le proprie competenze, formulando proposte concrete per realizzare questo cambiamento e far sì che il nuovo Comitato diventi un motore fondamentale delle politiche pubbliche per lo sviluppo sostenibile.
A cura di Flavia Belladonna e Giulia D’Agata