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Stato di diritto nell’Ue. Le valutazioni e le raccomandazioni per l’Italia
Settimana 11-17/7. Rapporto sullo Stato di diritto 2022. Sistemi giudiziari, anti-corruzione, libertà e pluralismo dei media, controlli e ruolo della società civile: valutazioni sull’Italia in rapporto agli altri Paesi Ue.
Il 13 luglio, la Commissione europea ha adottato la terza edizione annuale del rapporto sullo Stato di diritto nell’Ue.
Contestualizzando il rapporto nell’attuale situazione di crisi geopolitica, la Commissione dichiara nelle premesse: l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia ha sottolineato l'importanza dei valori democratici, dei diritti umani e dello Stato di diritto. L'Ue ha un ruolo particolare nel proiettare questi valori in tutto il mondo, come alternativa ai modelli autoritari che violano il diritto internazionale e i diritti umani, oltre ad essere una caratteristica centrale del processo di allargamento. La credibilità delle nostre politiche esterne si basa sullo stato dello Stato di diritto nell'Ue stessa.
Novità di quest’anno del rapporto è l’inclusione di raccomandazioni specifiche per ciascuno degli Stati membri. Per l'Italia è pubblicata la relazione specifica quale documento di lavoro dei servizi della Commissione. Come riferito dalla Commissione, la preparazione del rapporto è stata discussa con gli Stati membri e prima dell’adozione gli stessi hanno avuto la possibilità di fornire aggiornamenti fattuali al loro capitolo nazionale.
La Commissione precisa che in linea con la natura preventiva della relazione, l'obiettivo delle raccomandazioni è quello di sostenere gli Stati membri nei loro sforzi per portare avanti le riforme in corso o pianificate, incoraggiare gli sviluppi positivi e aiutarli a identificare i punti in cui potrebbero essere necessari miglioramenti o follow-up a modifiche o riforme recenti, anche al fine di affrontare le sfide sistemiche in alcuni casi, favorendo un dialogo continuo. Indica che la formulazione delle raccomandazioni è sufficientemente specifica in modo tale da consentire agli Stati membri di dare un seguito concreto e perseguibile, prospettando che nelle edizioni successive del rapporto sullo Stato di diritto sarà valutato il seguito dato alle raccomandazioni.
Come nelle precedenti edizioni, il rapporto esamina gli sviluppi relativi a quattro ambiti:
- I sistemi giudiziari degli Stati membri, con particolare attenzione alla loro indipendenza, qualità ed efficienza;
- I quadri anticorruzione, concentrandosi sull'efficacia delle politiche nazionali anticorruzione e valutando le diverse aree chiave di azione intraprese dagli Stati membri per prevenire e combattere la corruzione;
- Libertà e pluralismo dei media, concentrandosi su aree fondamentali quali l'indipendenza delle autorità di regolamentazione dei media, la trasparenza della proprietà dei media, la trasparenza e l'equità nell'assegnazione della pubblicità statale, la sicurezza dei giornalisti e l'accesso alle informazioni;
- Questioni istituzionali relative ai controlli e agli equilibri, incentrate su aree di importanza fondamentale per lo Stato di diritto, come la qualità e l'inclusività del processo legislativo nazionale, il ruolo delle Corti costituzionali e delle autorità indipendenti e il ruolo delle organizzazioni della società civile nella salvaguardia dello Stato di diritto.
Per i Sistemi giudiziari, la Commissione riporta come dati statistici effettuati con i sondaggi dell'Eurobarometro del 2022 che la percezione dell'indipendenza dei sistemi giudiziari è migliorata in circa due terzi degli Stati membri rispetto al 2021. Diversamente, tra il pubblico in generale, le indagini hanno evidenziato una diminuzione della percezione dell'indipendenza giudiziaria in più della metà degli Stati membri.
Per l’Italia si registrano miglioramenti dal 2016 ma il dato della percezione d’indipendenza è tra i più bassi nell’Ue [cfr.Fig.1]: nel 2022 solo il 37% della popolazione in generale e il 40% delle imprese percepiscono il livello di indipendenza della magistratura come "piuttosto o molto soddisfacente”.
La Commissione rileva come nel contesto degli impegni del piano italiano per la ripresa e la resilienza sono state adottate ampie riforme della giustizia civile e penale, attese da tempo, volte a migliorare la qualità e l'efficienza del sistema giudiziario. Evidenzia nel contesto l’approvazione della legge 17 giugno 2022, n. 71 per la riforma dell'ordinamento giudiziario, che comprende anche disposizioni in materia di costituzione e funzionamento del Consiglio superiore della magistratura, valutando positivamente che la normativa di attuazione, da adottare entro un anno, consentirà di elaborare disposizioni più dettagliate che tengano conto delle norme europee in materia di indipendenza della magistratura.
Per l’efficenza del sistema, prende anche atto che sono in corso cospicue assunzioni di personale giudiziario e amministrativo mentre la digitalizzazione del sistema giudiziario avanza nei tribunali civili e amministrativi, ma continua ad incontrare difficoltà nelle sedi penali e nelle procure.
Ad oggi constata che la durata dei procedimenti rimane un grave problema. Mette in evidenza comunque che con le riforme in programma nel contesto del Pnrr l'Italia si è impegnata a ridurre del 40% i tempi di esaurimento nei tre gradi di giudizio civile e del 25% i tempi di esaurimento nei tre gradi di giudizio penale, entro la fine del 2026.
In relazione al quadro anti-corruzione, il rapporto della Commissione evidenzia che i risultati dell'Indice di percezione della corruzione di Transparency International mostrano che dieci Stati membri sono tra i primi venti Paesi percepiti come meno corrotti al mondo, mentre il punteggio globale dell'Ue è buono ed è migliorato rispetto allo scorso anno.
Gli Eurobarometri 2022 sulla corruzione appena pubblicati (Speciale Eurobarometro 523 e Flash Eurobarometro 507), come richiamati nel rapporto, mostrano comunque che la corruzione rimane una seria preoccupazione per i cittadini e le imprese dell’Ue: quasi sette europei su dieci (68%) ritengono che la corruzione sia diffusa nel loro Paese e più di quattro europei su dieci (41%) ritengono che il livello di corruzione sia aumentato nel loro Paese.
Nel frattempo, solo il 31% degli intervistati ritiene che gli sforzi del proprio governo per combattere la corruzione siano efficaci. Inoltre, più di sei aziende europee su dieci (63%) ritengono che il problema della corruzione sia diffuso nel loro Paese e la maggioranza delle aziende (51%) pensa che sia improbabile che persone o aziende corrotte nel loro Paese vengano catturate o denunciate alla polizia o ai pubblici ministeri.
Per l’Italia vengono messi in evidenza i seguenti dati: nell’Indice di percezione della corruzione 2021 di Transparency International l'Italia ha ricevuto un punteggio di 56/100 e si è classificata al 13° posto nell'Unione europea e al 42° posto a livello mondiale. La Commissione rileva che questa percezione è aumentata significativamente negli ultimi cinque anni. L'indagine speciale Eurobarometro 2022 sulla corruzione mostra che l'89 % degli intervistati in Italia ritiene che la corruzione sia diffusa nel suo Paese (nettamente al disopra della citata media Ue del 68 %) e il 32% degli intervistati ritiene di subirne personalmente gli effetti nel quotidiano (media Ue: 24 %).
La valutazione di sintesi sull’Italia del rapporto della Commissione indica ancora come i rischi di corruzione legati alla pandemia di Covid-19 rimangono elevati e la corruzione è sempre più utilizzata per infiltrazioni nell'economia legale italiana, e prende atto che il nuovo piano nazionale anticorruzione italiano (2022-2024) è previsto per l'estate 2022. Lo stesso dovrà integrare il coordinamento delle misure di prevenzione anticorruzione in linea con il Pnrr.
La Commissione evidenzia inoltre che rimangono ancora pendenti diverse proposte legislative volte a rafforzare la prevenzione della corruzione, in materia di protezione dei segnalanti (whistleblower), conflitti di interessi e attività di lobbying.
La Commissione rileva come le vulnerabilità e i rischi per lo Stato di diritto aumentano quando i media sono soggetti a pressioni e influenze politiche, in particolare da parte delle autorità pubbliche e dei partiti al potere, minando l'indipendenza dei media.
Come dati di monitoraggio sul pluralismo e libertà dei media, viene richiamata l’attività dell'Osservatorio sul pluralismo dei media quale fonte importante per i rapporti sullo Stato di diritto, evidenziando come l'indicatore relativo alla professione giornalistica e alla sua tutela ha registrato un leggero peggioramento.
Il rapporto della Commissione sottolinea che per la prima volta l’Osservatorio ha introdotto una classifica generale degli Stati membri raggruppati in cinque livelli di rischio, in cui Bulgaria, Grecia, Ungheria, Malta, Polonia, Romania e Slovenia sono considerati Paesi ad alto rischio, mentre l’Italia risulta a medio rischio [cfr.Fig.2].
La valutazione sull’Italia sul pluralismo e libertà dei media mette in evidenza come le leggi sulla diffamazione rimangono una delle principali fonti di preoccupazione per i giornalisti e le organizzazioni che li rappresentano, osservando che nonostante la Corte costituzionale si è pronunciata sull'incostituzionalità dell'articolo 13 della legge sulla stampa - nella misura in cui prevede la pena della reclusione per la diffamazione commessa a mezzo stampa - e sull'incompatibilità di tale articolo con l'articolo 10 della Convezione europea dei diritti dell’uomo, non sono state apportate modifiche alle leggi italiane in materia di diffamazione, né in ambito civile né in ambito penale.
Aggiunge inoltre che permangono preoccupazioni per quanto riguarda le condizioni di lavoro precarie di molti giornalisti, la protezione delle fonti giornalistiche e la questione del segreto professionale.
Continua ancora riferendo che dopo la relazione sullo Stato di diritto 2021, la piattaforma del Consiglio d'Europa per la protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti ha registrato 12 segnalazioni relative all’Italia e che gli ultimi dati statistici messi a disposizione mostrano che nel 2021 sono stati registrati 232 atti intimidatori (un aumento del 42% rispetto all'anno precedente), di cui l'11% riconducibile alla criminalità organizzata e il 49% a "contesti sociopolitici". Il 44% degli episodi di intimidazione avviene online, sui social network o via email.
Nel quarto ambito della relazione relativo alle altre questioni istituzionali legate ai controlli e agli equilibri, sono trattati i temi della qualità e inclusività del processo legislativo, ruolo delle Corti costituzionali nel sistema di controlli ed equilibri, istituzioni nazionali per i diritti umani, difensori civici, attuazione delle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo.
L’ambito include anche gli spazi dedicati al ruolo delle organizzazioni della società civile, definite nel rapporto della Commissione come attori essenziali per lo Stato di diritto. In merito, la Commissione precisa il suo impegno a valutare come aumentare il coinvolgimento della società civile, delle reti professionali e di altre parti interessate nel dibattito sullo Stato di diritto a livello nazionale ed europeo, sia per la preparazione del rapporto che per il suo follow-up.
Nelle valutazioni per l’italia, la Commissione evidenzia come a causa di ritardi nel processo legislativo, non è ancora stata creata un'istituzione nazionale per i diritti umani e che al 1 gennaio 2022 l'Italia doveva ancora dare esecuzione a 58 sentenze guida della Corte europea dei diritti dell’uomo.
Sottolinea come la creazione di un comitato consultivo permanente promuoverebbe la partecipazione democratica delle organizzazioni della società civile, mentre attualmente lo spazio civico rimane ristretto, in particolare per le organizzazioni della società civile che si occupano dei migranti. E in merito evidenzia che i portatori di interessi hanno riferito che persistono forme di intimidazione contro le organizzazioni della società civile che si occupano dei diritti dei migranti.
Rileva, tuttavia, che il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza prevede l'istituzione di un tavolo permanente che include le organizzazioni della società civile per promuovere la partecipazione democratica.
Raccomandazioni per l’Italia
Le raccomandazioni all’Italia sono riportate di seguito testualmente, oltre a ricordare gli impegni assunti nell'ambito del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza:
- proseguire gli sforzi volti a migliorare ulteriormente il livello di digitalizzazione del sistema giudiziario, in particolare nelle sedi penali e nelle procure;
- proseguire azioni efficaci a livello di polizia e di procura contro la corruzione ad alto livello, anche aumentando la digitalizzazione e l'interconnessione dei registri;
- adottare norme complessive sui conflitti di interessi e regolamentare il lobbying istituendo un registro operativo delle attività dei rappresentanti di interessi, compresa un'impronta legislativa;
- affrontare efficacemente la pratica di incanalare le donazioni attraverso fondazioni e associazioni politiche e introdurre un registro elettronico unico per le informazioni sul finanziamento dei partiti e delle campagne;
- introdurre garanzie legislative e di altro tipo per riformare il regime della diffamazione e la protezione del segreto professionale e delle fonti giornalistiche, tenendo conto delle norme europee in materia di protezione dei giornalisti;
- intensificare gli sforzi per costituire un'istituzione nazionale per i diritti umani tenendo conto dei principi di Parigi delle Nazioni Unite.
di Luigi Di Marco