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Diritto alla disconnessione: verso una nuova direttiva europea
Settimana 18-24/1 - Parlamento: diritto alla disconnessione, più pesce nei mari, parità di genere, diritti umani e democrazia nel mondo, assistenza tecnica alle riforme. Consiglio del 21/1: uniti per sconfiggere il Covid. 25/01/21
Istituire il diritto alla disconnessione
Con la risoluzione del 21 gennaio 2021 recante raccomandazioni alla Commissione sul diritto alla disconnessione, il Parlamento europeo chiede l’adozione di una nuova direttiva Ue, destinata a divenire centrale nell’attuale processo di transizione digitale, enunciando che la transizione digitale dovrebbe essere guidata dal rispetto dei diritti umani, nonché dei diritti e dei valori fondamentali dell'Unione e avere un impatto positivo sui lavoratori e sulle condizioni di lavoro.
Richiamando dunque nei principi la Carta dei diritti fondamentali dell’Ue (in particolare l’art.31: ogni lavoratore ha diritto a condizioni di lavoro che ne rispettino la salute, sicurezza e dignità, così come a una limitazione dell'orario massimo di lavoro, a periodi di riposo giornalieri e settimanali e a un congedo retribuito) e il pilastro europeo dei diritti sociali, l’obiettivo della direttiva è stabilire prescrizioni minime che permettano ai lavoratori di utilizzare strumenti digitali, comprese le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC), a scopi lavorativi e di esercitare il diritto alla disconnessione. L’ambito di applicazione include tutti i settori, sia pubblici che privati, e tutti i lavoratori, indipendentemente dal loro status contrattuale.
Nelle premesse il Parlamento valuta che la digitalizzazione e l'utilizzo adeguato degli strumenti digitali hanno portato numerosi vantaggi e benefici economici e sociali ai datori di lavoro e ai lavoratori, quali una flessibilità e un'autonomia maggiori, la possibilità di migliorare l'equilibrio tra vita professionale e vita privata e la riduzione dei tempi di spostamento, ma che hanno causato anche degli svantaggi comportanti sfide etiche, legali e connesse all'occupazione, quali l'intensificazione del lavoro e l'estensione dell'orario di lavoro, rendendo così meno netti i confini tra attività lavorativa e vita privata. Hanno inciso così negativamente sulla loro salute e sicurezza, sulla loro libertà e qualità di vita: l'utilizzo di strumenti digitali per periodi prolungati potrebbe determinare una riduzione della concentrazione e un sovraccarico cognitivo ed emotivo; operazioni monotone e ripetitive e una postura statica per lunghi periodi di tempo possono causare tensioni muscolari e disturbi muscolo-scheletrici; l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha classificato la radiazione a radio frequenza come una possibile causa di effetti cancerogeni; le donne incinte posso essere particolarmente a rischio in caso di esposizione a radiazioni a radio frequenza.
La crisi Covid, i lockdown totali e parziali, hanno dimostrato le notevoli capacità e potenzialità di espansione dell’economia digitale, accelerando la sperimentazione sul campo di quelle che saranno per buona parte della nostra forza lavoro le modalità future di lavoro, anche nella ripresa dalla crisi pandemica.
Il Parlamento europeo sancisce dunque che il diritto alla disconnessione è un diritto fondamentale che costituisce una parte inseparabile dei nuovi modelli di lavoro della nuova era digitale, e l’esercizio equilibrato di questo diritto, oltre a essere positivo per la salute fisica e mentale dei lavoratori, può determinare un miglioramento della qualità e della produttività al lavoro grazie alla diminuzione di stanchezza e stress, livelli più elevati di soddisfazione e motivazione sul lavoro e tassi più bassi di assenteismo, contribuendo nel contempo a prevenire costi sociali ed esternalità negative per la salute dei cittadini.
La proposta di direttiva è presentata con l’invito alla Commissione ad avviare una consultazione con Stati membri e parti sociali, prendendo al contempo anche in considerazione l'accordo quadro delle parti sociali europee sulla digitalizzazione, già inclusivo di disposizioni sulla connessione e sulla disconnessione.
Nelle raccomandazioni sono inclusi principi di garanzia per la tutela dei lavoratori al fine di non subire discriminazioni sul lavoro difendendo il proprio diritto di disconnessione. Incombendo al datore di lavoro dimostrare che il licenziamento o il trattamento sfavorevole è stato basato su motivi diversi. Inclusivi della tutela sono i dati personali e la privacy dei lavoratori.
Indica agli Stati membri di prevedere la possibilità dell'esercizio efficace del diritto alla disconnessione, anche per mezzo di un accordo collettivo, e di garantire che i datori di lavoro istituiscano un sistema oggettivo, affidabile e accessibile che consenta la misurazione della durata dell'orario di lavoro giornaliero svolto da ciascun lavoratore, nonché la valutazione dei rischi per la salute e sicurezza, compreso il rischio psicosociale.
Più pesce nei mari: ricostruire gli stock ittici al di sopra del rendimento massimo sostenibile
Il 21 gennaio il parlamento ha datata la risoluzione più pesce nei mari? Misure per promuovere la ricostituzione degli stock al di sopra del rendimento massimo sostenibile (Msy), comprese le zone di ricostituzione degli stock ittici e le aree marine protette.
In premessa è messo in evidenza che dai più recenti dati del Comitato scientifico - tecnico ed economico per la pesca (Cstep), risulta che circa il 38% degli stock dell'Atlantico nordorientale e circa il 92% degli stock sottoposti a valutazioni scientifiche nel Mediterraneo e nel Mar Nero sono sovrasfruttati, ossia sono sfruttati oltre i livelli di rendimento massimo sostenibile (Msy). E ciò avviene nonostante l'obbligo giuridico di porre fine alla pesca eccessiva entro il 2020.
Si evidenzia come la perdita di biodiversità marina abbia ripercussioni socioeconomiche sul settore della pesca, sulle comunità costiere e d'oltremare e sulla società nel suo complesso e dovrebbe pertanto essere evitata. La ricostituzione delle popolazioni ittiche, scientificamente è possibile, e produrrebbe vantaggi economici. Fondamentale è una capacità d’approccio ecosistemico al problema, considerando che praterie oceaniche e barriere coralline sono essenziali per il ripristino di un ecosistema marino funzionante e per la ricostituzione degli stock ittici, nonché per fornire pozzi di assorbimento del carbonio al fine di attenuare i cambiamenti climatici.
Il Parlamento mette anche bene in evidenza come il pesce catturato in natura sia di gran lunga la fonte di proteine più sana e maggiormente rispettosa dell'ambiente presente sulla terra grazie alla ridotta impronta del carbonio; che, pertanto, i prodotti del mare sono la scelta migliore per combattere i cambiamenti climatici.
Per quanto sopra, il Parlamento indica la necessità di rafforzare la copertura scientifica affinché il 100% degli stock ittici sfruttati nelle acque europee sia valutato al più tardi entro il 2025 e il rendimento massimo sostenibile possa essere calcolato per tutti questi stock, se scientificamente possibile. Ritiene inoltre che l'attenzione e il sostegno alla pesca dovrebbero essere incentrati in particolare sulla pesca artigianale, che è potenzialmente meno predatoria e più sostenibile, non solo in termini di gestione delle risorse biologiche, ma anche dal punto di vista socioeconomico; invitando tutti gli Stati membri ad aumentare la percentuale delle quote nazionali assegnate a questo settore.
Sostenendo l’importanza fondamentale di una visione ecosistemica delle stesse politiche, il Parlamento invita a valutare la pertinenza dell'uso di indicatori diversi dall’Msy nella gestione della pesca, tenendo conto delle interazioni tra le specie, dei fattori socioeconomici e degli effetti dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento.
Accoglie la proposta della Commissione adottata nella strategia per la biodiversità al 2030 di portare al 30% le aree marine protette, chiedendo che un terzo di tale zona - ossia il 10 % delle acque europee - goda di un elevato livello di protezione, evidenziando la necessità di definire solidi orientamenti scientifici sulla gestione delle zone marine protette. Incoraggia anche la partecipazione della società civile attraverso la realizzazione di aree marine educative.
Nei negoziati con Paesi terzi, il Parlamento insiste affinché la Commissione accompagni gli accordi di pesca con misure di gestione e di governance, che consentano di migliorare la gestione degli stock ittici e di affrontare i numerosi effetti cumulativi di tali accordi, come l'inquinamento, la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata o lo sviluppo di alcune pratiche, quali la pesca industriale, che minacciano la sostenibilità di alcuni stock ittici. Propone inoltre la creazione di zone marine protette in alto mare o in zone al di fuori della giurisdizione nazionale, sostenendo un impegno per l’Ue a svolgere un ruolo proattivo nello sviluppo di nuovi strumenti di gestione delle aree, comprese le zone marine protette in alto mare.
Viene sottolineato poi che la ricostituzione degli stock ittici e il loro mantenimento a un livello di sfruttamento sostenibile richiede anche di affrontare alcuni effetti antropogenici collegati ai cambiamenti climatici, come la riduzione di ossigeno e l’acidificazione, nonché varie fonti di inquinamento, principalmente terrestri ma anche marine, che si ripercuotono negativamente sulla ricostituzione degli stock ittici o contribuiscono alla loro fragilità, come i nitrati, le acque reflue, i fertilizzanti, i pesticidi, le sostanze chimiche tossiche, l'inquinamento derivante dall'attività industriale e il turismo di massa, i residui dell'acquacoltura, l'inquinamento da plastica e microplastica, le creme solari, gli ormoni, l'inquinamento acustico, gli sversamenti di petrolio e gli attrezzi da pesca perduti o abbandonati. Sollecita anche, a tal proposito, che gli Stati Membri adottino normative che consentano ai pescatori di portare a terra i rifiuti pescati in mare, anche attraverso meccanismi premiali.
Risoluzioni sulla parità di genere
Nella seduta del 21 gennaio, il Parlamento ha adottato tre risoluzioni sul tema parità di genere.
La prima risoluzione che riguarda la strategia per la parità di genere 2020-2025 esprime valutazioni ed integra la proposta già adottata dalla Commissione il 5 marzo 2020, accogliendola con favore e definendola ambiziosa, ma allo stesso tempo ancora non adeguata per la mancanza di specifici obiettivi da raggiungere entro il 2025, nonché di chiari strumenti di monitoraggio.
Chiede dunque alla Commissione di predisporre una specifica tabella di marcia precisa con scadenze, obiettivi, un meccanismo di revisione e monitoraggio annuale, indicatori di successo chiari e misurabili.
In particolare viene apprezzato l’approccio intersezionale della strategia e la visione integrata con altre strategie complementari dell'Ue, tra cui la strategia sulla disabilità, la strategia per le persone Lgbti+ e il quadro strategico dell'Ue successivo al 2020 sull'uguaglianza e l'inclusione dei rom.
Viene evidenziata in particolare la necessità d’introdurre misure vincolanti per colmare il divario retributivo di genere ed espressa preoccupazione per gli attacchi contro la parità di genere in Polonia e Ungheria: invita a monitorare costantemente la situazione dei diritti delle donne e della parità di genere, comprese la disinformazione e le iniziative regressive in tutti gli Stati membri, e a istituire un sistema di allerta per segnalare i regressi.
Invita la Commissione e gli Stati membri dell'Ue a tenere in debita considerazione le esigenze delle donne in fase di definizione e distribuzione dei fondi stabiliti nell'ambito dello strumento dell’Unione europea per la ripresa NextGenerationEu.
Quest’ultimo aspetto è sviluppato in una seconda risoluzione sulla prospettiva di genere nella crisi Covid-19 e nel periodo successivo alla crisi, in cui, valutando gli aspetti di maggiore criticità emersi con la pandemia quali la violenza domestica e l’insufficienza di servizi pubblici di sostegno, sottolinea la necessità di un'equa rappresentazione delle donne e degli uomini, anche appartenenti ai gruppi vulnerabili, nei ruoli guida e nel processo decisionale in fase di introduzione e revoca di misure durante le crisi, così come in tutte le fasi dell'elaborazione, dell'adozione e dell'attuazione dei piani per la ripresa, in modo tale che le esigenze e le circostanze specifiche siano pienamente e opportunamente prese in considerazione e che siano pianificate misure efficaci e mirate per garantire che il necessario pacchetto di sostegno risponda alle loro esigenze.
Ancora collegata alla precedenti è la risoluzione sull'eliminazione del divario digitale di genere: la partecipazione delle donne all'economia digitale che sviluppa raccomandazioni alla Commissione e agli Stati membri per allineare le misure volte a promuovere la transizione digitale con gli obiettivi dell'Unione in materia di parità di genere, affrontando i temi della formazione, dell’occupazione e dell’imprenditorialità, del ruolo dei settori culturali-audiovisivo-media per l’eliminazione dei pregiudizi di genere, della violenza informatica, dell’emancipazione politica ed economica.
Diritti umani e democrazia nel mondo. Emergenze in Russia, Hong Kong, Turchia, Vietnam
Con un pacchetto corposo di risoluzioni, il Parlamento ha espresso la propria posizione su diverse situazioni emergenti di violazione dei diritti umani nel mondo. Ha pronunciato la propria posizione sull’arresto di Aleksey Naval’nyi, chiedendone la scarcerazione e invitando il Consiglio europeo a inasprire le misure restrittive nei confronti della Russia, e gli Stati membri a delineare una nuova strategia per le relazioni dell’Unione con la Russia, che sia incentrata sul sostegno alla società civile e promuova i valori democratici, lo Stato di diritto, le libertà fondamentali e i diritti umani rivedendo criticamente la cooperazione in corso su varie iniziative come il progetto del gasdotto Nord Stream 2 di cui chiede l’immediata interruzione.
Ha chiesto al governo cinese la liberazione dei manifestanti arrestati a Hong Kong, invocando la designazione di un relatore speciale dell'Onu sulla situazione, evidenziando come le violazioni dei diritti umani minano la possibilità di cooperazione con la Cina e il buon esito di negoziati già in corso.
Ha condannato ancora le violazioni e il continuo deterioramento dei diritti e delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto in Turchia, e gli arresti politici in Turchia, il mancato rispetto delle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo.
A queste si aggiunge ancora una risoluzione sulla violazione dei diritti umani in Vietnam.
Il Parlamento ha adottato anche la risoluzione sui diritti umani e la democrazia nel mondo e sulla politica dell'Unione europea in materia – relazione annuale 2019, in cui esprime preoccupazioni molto serie per il deterioramento degli standard in materia di democrazia e diritti umani e in termini di godimento delle libertà fondamentali che la crisi Covid ha causato. In particolare in alcuni Paesi dove la pandemia è stata usata come pretesto per limitare libertà e diritti fondamentali.
Sottolinea la terribile e crescente minaccia che i cambiamenti climatici, la distruzione ambientale e la perdita di biodiversità rappresentano per i diritti umani, in quanto privano le persone del diritto fondamentale alla vita, in particolare a causa dell’aumento della fame nel mondo, delle disuguaglianze economiche e sociali, delle limitazioni di accesso all'acqua, dell'innalzamento della mortalità per malnutrizione e della maggiore diffusione delle malattie.
Esaminando tutti gli aspetti di criticità su diritti di minori, donne, disabili, Lgbtiq, migranti, riafferma la centralità del multilateralismo e della politica estera Ue per promuovere e tutelare democrazia e diritti umani, attraverso gli accordi internazionali e le proprie capacità negoziali. Con particolare riferimento a quelli commerciali e di associazione tra l'Ue e i Paesi terzi, in cui sistematicamente devono essere incluse clausole relative ai diritti umani che siano debitamente applicate e monitorate.
Regolamento per l’assistenza tecnica alle riforme e ai Pnrr degli Stati membri
Il Parlamento, nella stessa sessione, ha anche adottato una risoluzione sulla proposta di regolamento che istituisce uno strumento di sostegno tecnico presentata dalla Commissione il 28 maggio 2020, nell’ambito del NextGenerationEu.
Per sostegno tecnico s’intendono le misure che aiutano le autorità nazionali ad attuare riforme istituzionali, amministrative e strutturali che siano sostenibili, potenzino la coesione economica, sociale e territoriale e sostengano la pubblica amministrazione nella preparazione di investimenti sostenibili e capaci di rafforzare la resilienza, con riferimenti specifici alle riforme indicate dal semestre europeo e collegate ai piani di ripresa e resilienza. La somma stanziata è di 864 milioni di euro. L’accessibilità è aperta a tutti gli Stati membri con l’indicazione di esperire una consultazione, se del caso, nei confronti dei pertinenti portatori di interessi prima di richiedere il sostegno tecnico, in conformità del diritto e delle prassi nazionali.
Videoconferenza del Consiglio europeo del 21 gennaio
Il Consiglio europeo riunito in videoconferenza ha convenuto la necessità di limitare la diffusione del virus attraverso l'adozione di misure analoghe tra gli Stati membri, mantenendo le frontiere aperte per garantire il funzionamento del mercato unico, compresa la circolazione di beni e servizi essenziali, limitando eventualmente i viaggi non essenziali a fronte dei rischi posti dalle nuove varianti di virus. É stato accolto con favore il lavoro svolto finora e l'accordo sui test antigenici rapidi e sul reciproco riconoscimento dei risultati dei test, e convenuto di mettere a punto un sistema standardizzato e interoperabile di prova della vaccinazione a fini medici. Sarà stabilito in una fase successiva i casi in cui tali certificati possono essere utilizzati. É auspicato un processo più veloce per le vaccinazioni. É stata ribadita la solidarietà nei confronti dei Paesi terzi, fornendo quanto prima misure di sostegno efficace.
Sul tema fronte unito per sconfiggere il Covid-19, la Commissione europea ha adottato il 19 gennaio una comunicazione contenente una serie di misure da adottare per contenere la pandemia, preservando nel contempo il funzionamento del mercato unico dell’Ue.
di Luigi Di Marco