Cop 29
15 novembre, poca finanza, anche per l’adattamento
Nel quinto giorno della conferenza si riscontrano negoziati a rilento. L'obiettivo di 300 milioni di dollari per il Fondo per l'adattamento non è stato raggiunto.
La giornata di ieri non ha dato molti titoli ai giornali. Il Fondo per l'adattamento non ha ancora raggiunto il suo obiettivo di 300 milioni di dollari, e i negoziati sull’Ncqg vanno a rilento. Per sbloccarli sono necessarie discussioni concrete sugli elementi chiave del pacchetto COP29. Quali? Vediamoli, in breve:
Ncqg (ormai sapete cos’è). I Paesi si stanno confrontando sull’ultima bozza – di 33 pagine. I Paesi in via di sviluppo, rappresentati dal gruppo G77+Cina, hanno detto che c'è ancora molto da fare per ottenere un testo che risponda alle loro esigenze e espresso sostegno alla proposta di semplificare il testo. I Paesi sviluppati hanno sottolineato l'importanza di uno spirito collaborativo tra tutte le Parti. Insomma, il negoziato stagna e c’è ancora molto da limare.
Fondo per l’adattamento. Nel corso del dialogo per la ricostituzione del Fondo per l’adattamento solo quattro Paesi (Spagna, Svezia, Islanda e Belgio) hanno annunciato nuove promesse per un totale di 38,1 milioni di dollari. Siamo ben al di sotto dell'obiettivo dei 300 milioni di dollari che il Fondo si era prefissato. La Germania annuncerà il suo contributo la prossima settimana. L'Italia potrebbe farsi promotrice di un maggiore sforzo e ambizione da parte di tutti i Paesi G7. Occhi puntati sull’evento dell’Italia sull’adattamento del 20 novembre, qui a Baku.
Utile reminder: la mozione del Parlamento italiano su Cop29 impegna il governo “a rinnovare annualmente il contributo per il Fondo per l’adattamento, provvedendo alle coperture finanziarie attraverso i proventi delle aste Ets generati nel 2024.”
Gli altri tavoli negoziali. La situazione non cambia molto anche su altri fronti più tecnici. Le Cop hanno sempre una fase di stanca del negoziato, dove sembra che tutto si blocchi in attesa dello sprint finale. A questa Cop, sembra essere arrivata un po’ in anticipo.
Fondo italiano per il clima con Cassa depositi e prestiti in Kenia. A margine di un evento organizzato ieri al Padiglione italiano, il governo italiano ha siglato con il governo del Kenya un finanziamento da 150 milioni di euro per progetti di mitigazione e resilienza ambientale, parte del Piano Mattei. Per Cdp, l’accordo è stato firmato da Paolo Lombardo, alla presenza di esponenti governativi italiani e kenioti.
Sace, in direzione contraria. Durante un evento tenutosi ieri presso il padiglione danese della coalizione E3F (Export finance for future), è stato evidenziato che Sace rappresenta un'eccezione – negativa – rispetto al riorientamento degli investimenti da progetti fossili verso progetti in energia rinnovabile da parte delle altre agenzie di credito europee, membri della coalizione.
Investimenti in Africa. Questa settimana, il centro di Roma dell’Agenzia Onu per lo sviluppo (Undp Rome centre) ha lanciato due iniziative per il finanziamento climatico in Africa: la Piattaforma di supporto agli investimenti e assistenza tecnica (Pista) e Energy for growth in Africa.
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Oggi è la giornata dell’energia e della pace. Ottima occasione per parlare di impatti e dei rischi che il cambiamento climatico porta su sicurezza e pace. Facciamolo.
In vista dell’inizio della Cop, la presidenza azera ha lanciato la Cop29 Peace and climate initiative, per la promozione di azioni concrete sul nesso tra clima, pace e sicurezza. Il clima sta assumendo un ruolo crescente nelle strategie di politica estera di vari Paesi, specialmente in ambito di sicurezza e difesa. Ad esempio, la Nato ha adottato un ambizioso Climate change and security action plan e la Commissione europea ha pubblicato la comunicazione congiunta sul nesso clima-sicurezza.
Una strategia di politica estera non può trascurare il clima, con particolare attenzione a: sistemi alimentari, prevenzione dei disastri, risposta alle crisi, sviluppo economico e flussi migratori. Questo vale ovviamente anche per l’Italia, che si trova al centro dell’hot-spot climatico del Mediterraneo. Per questa giornata abbiamo preparato uno studio, dal titolo “Il nesso clima-sicurezza nella politica estera italiana”. Lo trovate qui.
Il menù di oggi. La giornata Energy, peace, relief and recovery porterà con sé una serie di eventi della presidenza, tra cui un Gruppo di alto livello sul clima e la pace, un incontro ministeriale sulla gestione del carbonio e un evento sulla complementarità e la continuità delle iniziative internazionali sul clima. Il menù completo è qui
Lobbisti fossili, la mappa di influenza. Sono 1773 i lobbisti dei combustibili fossili accreditati alla Cop 29. Se vogliamo fare una comparazione con le delegazioni dei Paesi, sarebbero la quarta delegazione più ampia. La matassa dell’influenza dell’industria fossile si dipana attraverso i contributi alle campagne elettorali, le relazioni e finanziamenti a media, attività culturali e di eduzione, e, nel peggiore dei casi, corruzione. Uno studio di Influence map, cerca di fare chiarezza su questo. Il rapporto fa seguito all'esame delle Nazioni unite sull'uso delle Pr e della pubblicità da parte dell'industria dei combustibili fossili per influenzare negativamente la politica climatica. L'industria dei combustibili fossili è sicuramente l’attore più influente sulle politiche pubbliche, Italia inclusa, i cui piani nazionali (leggi Pniec) e di politica estera rispecchiano spesso le sue priorità. Per l’Italia, il rappresentante più importante, Claudio Descalzi, Ceo di Eni, quest’anno è accreditato come ospite della Presidenza azera.
Anche gli Meps dicono la loro sulla Cop. Approvata ieri la risoluzione Cop 29 del Parlamento Europeo sulla Cop 29. Le forze politiche di Governo si spaccano: gli esponenti di Forza Italia votano a favore mentre gli esponenti di Fratelli d’Italia e Lega votano contro, ad eccezione del co-capogruppo di Fratelli d’Italia e responsabile ambiente ed energia di Fratelli d'Italia, Nicola Procaccini (astenuto).
Fonte copertina: Cop 29