Cop 29
22 novembre, l'ultimo giorno della Cop 29
Con gli ultimi tentativi da parte della presidenza azera di provare a trovare un accordo per tutte le parti, si va a concludere il vertice di Baku.
Oggi è l’ultimo giorno della Cop 29 a Baku, almeno secondo il calendario ufficiale. Le giornate tematiche sono terminate. Nei padiglioni i tecnici iniziano a smontare gli allestimenti espositivi e nei punti di ristoro non ci sono più code. Sul tavolo c’è una bozza (quella di ieri) di accordo sul Nuovo obiettivo della finanza climatica (Ncqg).
Mancano ancora vere opzioni di compromesso. In particolare, manca una risposta concreta – un numero – da parte dei Paesi sviluppati alle richieste dei Paesi in via di sviluppo (1300 miliardi di dollari). La pubblicazione di un testo così acerbo è stata letta da molti come una strategia della presidenza per testare le reazioni dei Paesi. Il tempo per i tatticismi sta per scadere, serve ora un testo, più ambizioso, in vista dell’approvazione finale. Mentre scriviamo siamo in attesa che venga pubblicato un nuovo testo, atteso per le 12.00 (ora di Baku). I documenti sono disponibili qui. Aspettiamo.
Dal Majilis al Qurultay. Chi segue le Cop con attenzione ricorderà che lo scorso anno, a Dubai, Sultan Al Jaber durante le consultazioni della Cop 28 raccolse tutti i ministri in un Majlis. Nel mondo arabo è un termine che descrive l’incontro tra gruppi di interesse, di natura amministrativa, sociale o religiosa. Al Jaber la usò come strategia per guidare il negoziato, ma anche per mostrare la sua leadership. Quest’anno abbiamo familiarizzato con un altro termine, che significa più o meno la stessa cosa: Qurultay. Il formato attraverso il quale la presidenza azera ha scelto di radunare i ministri per lavorare insieme verso il raggiungimento di un accordo. Questa strategia permetterà di giungere a un accordo?
La richiesta dei Paesi più vulnerabili. Tre gruppi negoziali che rappresentano circa 80 Paesi tra i più vulnerabili, ieri, hanno presentato una proposta. Le richieste: fondi pubblici a fondo perduto - non prestiti - e la definizione di una road map verso la Cop 30 che permetta di raggiungere la cifra di 1300 miliardi di dollari all’anno. I rappresentanti delle economie più fragili affermano che i soldi ci sono, basterebbe ad esempio riorientare i sussidi alle fonti fossili verso la finanza climatica e beneficiare di una tassazione internazionale sul trasporto marittimo, sull’aviazione e sui proventi delle fonti fossili.
Qualcuno difende ancora le fonti fossili. Ieri, nella sessione Plenaria nella quale i Paesi commentavano la prima bozza, il rappresentante dell’Arabia saudita ha detto che il Gruppo arabo non accetterà alcun testo che si rivolga a settori specifici, compresi i combustibili fossili. Aggiungendo che non sono disposti ad accettare neppure condizionalità sui diritti umani. Ma l’Arabia saudita non è un alleato geopolitico dell’Occidente? La Cop, con il suo formato trasparente e inclusivo delle posizioni, è anche uno specchio dei veri interessi in gioco.
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Quali sono le altre questioni negoziali aperte: Programma di lavoro sulla mitigazione (Mwp). La presidenza deve produrre un nuovo testo che riaffermi quanto concordato a Dubai (Global Stocktake), in particolare rispetto alle questioni energetiche, e che incoraggi le parti a riflettere gli obiettivi di Dubai nei prossimi Ndc. Qui è importante non fare passi indietro rispetto a Cop 28.
Programma di lavoro sulla giusta transizione (Jtwp). Rimangono ancora da risolvere le principali divergenze su cosa considerare sotto questo cappello, come dare forma ad una giusta transizione.
Adattamento. Le parti devono trovare l’accordo sul testo dell’Obiettivo globale per l’adattamento (Gga). Anche qui gli indicatori sulla finanza sono il punto di disaccordo.
Fondo per le perdite e danni. Qui si discute di come passare dalle promesse ai bonifici. Dopo la creazione del Fondo, è ora necessario garantire il suo finanziamento futuro.
Parità di genere. Non ci devono essere passi indietro rispetto al linguaggio sui diritti umani precedentemente concordato. A Baku devono raggiungere un accordo per garantire che il lavoro svolto finora dal programma di lavoro di Lima sulla parità di genere e sul clima possa continuare.
Dalla giornata di ieri. Nella Giornata della natura e della biodiversità, delle popolazioni indigene, della parità di genere, degli oceani e delle zone costiere, è stato ricordato che il 25% delle emissioni proviene dal consumo di suolo, di cui la metà dalla deforestazione. Non è possibile raggiungere 1,5°C senza proteggere e ripristinare gli ecosistemi.
La presidenza ha tenuto un evento sull'Iniziativa Trio di Rio, lanciata in occasione della Settimana del Clima. Il Brasile ha espresso la speranza di vedere rafforzati i legami tra le Convenzioni di Rio. Questo è stato un tema ricorrente, con molti ministri che hanno ribadito l'importanza di costruire una cooperazione tra le tre Convenzioni di Rio: la Cbd (su biodiversità), la Unccd (sulla desertificazione, con prossimo appuntamento a Riad dal 2 al 13 dicembre per la sua Cop 16) e l'Unfccc (su clima). Colombia, Germania, Norvegia, Polonia, Svezia, Svizzera e Stati Uniti hanno tutti sollevato l'importanza della natura e molti hanno sottolineato la necessità di costruire sinergie tra clima e biodiversità.
La società civile e gli scienziati - che hanno rilasciato una Dichiarazione sulla natura alla Cop 29 - hanno inoltre esercitato pressioni per ottenere un Ncqg equo, ambizioso e attuabile, per mantenere il riconoscimento delle sinergie cruciali tra le Convenzioni di Rio e per garantire che l'erogazione dei finanziamenti per il clima rispetti, promuova e consideri i diritti, i bisogni e le priorità delle popolazioni indigene e delle comunità locali in quanto attori chiave del cambiamento, oltre a garantire miglioramenti nella loro capacità di accedere direttamente ai finanziamenti.
Fonte copertina: Cop 29