Cronache della Cop 27 - Martedì 8, la seconda giornata dei leader politici
Von der Leyen: Ue può raggiungere il prossimo anno 100 GW di capacità rinnovabile aggiuntiva. Gli interventi anche di Duda, Maduro, Costa. Zelensky avverte: senza pace non ci può essere politica climatica efficace. 10/11/22
Si ha notizia in giornata di una lettera aperta di 15 premi Nobel per esortare il mondo a non dimenticare le molte migliaia di prigionieri politici detenuti nelle carceri egiziane e lo scrittore e filosofo Alaa Abd el-Fattah, ora in sciopero della fame e a rischio di morte.
In un side event, Xie Zhanghua, inviato cinese a Sharm, ha chiesto più aiuti alle nazioni in via di sviluppo. Xie ha rifiutato di rispondere a una domanda sulla possibilità di riprendere i colloqui bilaterali tra Cina e Stati Uniti durante la Cop, e ha affermato che la Cina ha compiuto notevoli progressi verso i suoi obiettivi di raggiungere il picco di emissioni al 2030 e la neutralizzazione al 2060.
Continua la sfilata dei leader. In mattinata Andrzej Duda, presidente della Polonia, dice senza vergogna che il Paese è un modello di sviluppo sostenibile.
Il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, pronuncia parole forti: molte élite hanno negato il cambiamento climatico ignorando gli avvertimenti della comunità scientifica. Maduro ha invocato una giustizia climatica, sottolineando che il Venezuela è responsabile solo dello 0,4% dei gas serra nel mondo.
In un discorso relativamente ottimista, António Costa, il primo ministro del Portogallo, ha sottolineato che il suo Paese è riuscito a mitigare molti degli effetti della crisi energetica causata dalla crisi ucraina grazie ai forti investimenti nelle energie rinnovabili.
Con uno stile deciso e risoluto come sempre, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha esortato il nord del mondo a seguire l'esempio dell'Ue e impegnarsi per i finanziamenti per il clima e aumentare le loro ambizioni. Ha evidenziato la necessità di raggiungere gli obiettivi di Parigi e ha affermato che nella crisi l'Europa sta tenendo la barra diritta. Nel prossimo anno potrebbero essere raggiunti 100 GW di capacità rinnovabile aggiuntiva. Indubbiamente va reso omaggio a questa leader coraggiosa, colpita dalla pandemia pochi giorni dopo aver lanciato il suo Green Deal. Ha poi varato un grande programma di recupero dalla pandemia con i Pnrr, di cui un'Italia euro e clima-scettica nella sua maggioranza, ha beneficiato perfino aldilà dei suoi meriti e delle sue capacità di gestione. Nemmeno fuori dall'emergenza ha subito l'aggressione russa all'Ucraina che ha sconvolto e confuso tutti i piani europei. In prospettiva storica sembra trattarsi di un attacco esplicito da parte di un Paese che campa e si arma vendendo combustibili fossili all'Europa, prima che questa faccia in tempo ad avviare la decarbonizzazione. Presa a metà del guado, avrà pensato l'aggressore, dovrà venire a più miti consigli sulla rinuncia ai fossili. Con von der Leyen l'Europa si prefiggeva di svolgere il ruolo di guida e stimolo su tutto il mondo in fatto di ambizioni climatiche. Ora la Ue si presenta alla Cop 27 in stato confusionale con alcuni Paesi membri ripiegati sul gas, altri sul nucleare ed altri ancora sul carbone, incapace di fronteggiare un mercato interno in cui i prezzi dei fossili e la speculazione sono esplosi così come l'inflazione.
Quest'anno si sono verificati molti disastri meteorologici estremi resi più gravi o più probabili dalla crisi climatica, ma nessuno della portata devastante delle inondazioni in Pakistan. Shehbaz Sharif, il primo ministro del Pakistan, ha messo a nudo l'impatto e quanto sia alta la posta in gioco avvertendo altri Paesi che potrebbero affrontare un destino simile.
In serata il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha parlato al vertice da Kiev affermando che porre fine alla guerra in Ucraina è vitale per il clima. Non ci può essere una politica climatica efficace senza pace.
Le autorità egiziane hanno vietato le proteste presso il centro congressi, proprio come sono vietate in tutto il Paese, ma sorprendentemente non c'è stato alcun segno che la sicurezza la voglia mettere giù dura. Molti attivisti hanno affermato che non utilizzeranno l'area di protesta ufficiale che si trova da qualche parte nel deserto, né andranno alla Green Zone, l'area loro riservata che è a 25 minuti di sudata passeggiata dalla sede delle trattative.