Cronache della Cop 27 - Sabato 19, l'extra time della speranza per la Conferenza
L’Europa non firmerà un accordo privo dell’impegno sugli 1,5 C°, anche se dal resto del mondo suonano voci differenti. Nel nuovo testo una proposta per il fondo per perdite e danni. Raggiunto l’accordo sul mercato del carbonio.
In apertura di giornata l'Europa prende la parola per dire che non firmerà un accordo che dia gli 1,5 °C per liquidati, come pare intenzione del pessimo presidente egiziano. Meglio nessuna decisione che una cattiva decisione. L'Australia si schiera con l’Europa.
John Kerry ha il Covid. Mancherà sul ring della conclusione di Sharm, il Paese da sempre protagonista. Non è una buona notizia. Teresa Ribera, ministro dell'ambiente spagnolo, ha detto che la Spagna si ritirerà in assenza di un accordo "equo": “Non voglio vedere un risultato che possa tornare indietro rispetto a ciò che abbiamo già fatto a Glasgow” per colpa del presidente egiziano.
Dal resto del mondo suonano voci diverse e preoccupanti: a che serve l’impegno di 1,5 °C tanto caro all'Ue e ad altri Paesi se le nazioni ricche e inquinanti non pagano i loro debiti climatici? Siamo al rimpallo totale delle responsabilità. Qualcuno vuole aprire la strada al disastro, ma il presidente della Cop, Sameh Shoukry, ha affermato che l'ultimo testo manterrà vivo l'obiettivo degli 1,5 °C.
Poco dopo mezzogiorno di sabato, ora locale, viene fuori un nuovo testo dell'accordo. La nuova serie di bozze di testi, sebbene ancora con molte riserve, avrebbe la novità di un potenziale appello a riformare il sistema finanziario globale e, cosa più importante, una proposta per il fondo per perdite e danni che finora è stata accolta con favore da alcuni Paesi in via di sviluppo e dagli attivisti. Le nazioni sviluppate volevano scegliere quali Paesi ne avrebbero beneficiato, ma ora c'è un accordo secondo cui tutti i Paesi in via di sviluppo saranno ammissibili. "Questo è un momento unico ed emozionante”, dichiarano i negoziatori.
Nel pomeriggio la bozza di testo è stata modificata per includere una frase importante per l'Ue, che è quella di dare la priorità ai "Paesi particolarmente vulnerabili" come destinatari del fondo. La preoccupazione dell'Ue è che il fondo non venga utilizzato da Paesi con risorse economiche proprie, e spesso con elevate entrate petrolifere, che dal 1992 sono ancora classificati come Paesi in via di sviluppo. Paesi come il Qatar, il Kuwait e l'Arabia Saudita potrebbero essere ammissibili ai fondi, ma, ad esempio, l'Ucraina no.
Con sollievo di tutti c'è stato l'accordo sull'Articolo 6 di Parigi, cioè sul mercato del carbonio. Rinvia al consiglio di sorveglianza delle Nazioni unite la questione se i progetti di rimozione del carbonio, come la Ccs, la cattura e lo stoccaggio del carbonio, possano essere considerati idonei per il rilascio dei permessi di emissione e, sostanzialmente, apre la strada alla decisione per il prossimo anno. Preoccupa che le scappatoie esistenti siano state ampliate a favore delle imprese che intendono utilizzare incautamente compensazioni e rimozioni (offsetting) senza i diritti umani richiesti e altre garanzie.
La notizia a sorpresa è che Xie Zhenhua, capo negoziatore cinese, ha tenuto un piccolo briefing con la stampa, un raro momento di progresso nel mezzo di una conferenza impantanata in aspri combattimenti tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo. Xie ha detto che lui e John Kerry hanno avuto discussioni molto costruttive e un dialogo stretto e attivo. Vogliamo, ha detto, assicurare il successo della Cop 27 e ragionare sulle nostre divergenze. Tuttavia, si rifiuta di cambiare idea sullo status della Cina come Paese in via di sviluppo e come tale privo di obblighi di fornire assistenza finanziaria alle nazioni povere. Nel fondo per perdite e danni, la responsabilità di fornire fondi spetta ai Paesi sviluppati, ha affermato.
Avrete notato che in questa Cop, vicina agli stati petroliferi del Golfo, si è parlato poco di mitigazione. Il nuovo documento della presidenza egiziana dice che la raccolta dei Contributi determinati a livello nazionale (Ndc) continuerà fino al 2030, anziché avere termine entro il prossimo anno, quando ci sarà il Global stocktake delle emissioni. Ma esclude anche qualsiasi nuovo obiettivo. Il testo parla di una transizione verso l'energia rinnovabile, ma non c'è niente sui combustibili fossili, il che significa che non c'è niente sulla vera causa del cambiamento climatico.
Inizia a sera il lungo cammino del negoziato finale. L'Assemblea generale viene continuamente convocata e poi scalata. Si dovranno attendere le tre del mattino di domenica, con i delegati sdraiati a terra a dormire, perché l'Assemblea possa cominciare.
Aggiornamenti quotidiani a cura di Toni Federico, coordinatore del Gruppo di lavoro "Energia e Clima" (Goal 7-13) dell’ASviS e del Comitato tecnico-scientifico della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. Leggi gli approfondimenti sul sito del Comitato.